Autocostruire la propria abitazione. In Italia, non nei paesi del terzo mondo dove è una modalità diffusa. Ciò che nel nostro Paese è una pratica inconsueta e marginale nella produzione edilizia contemporanea, era invece in un passato recente una modalità comune, che è andata quasi del tutto scomparendo a seguito di molteplici fattori tra i quali le massicce migrazioni dalle zone rurali verso le aree urbane verificatesi nel dopoguerra, e il coevo diffondersi di nuovi modi di costruire. In particolare l’autocostruzione ha subito una battuta d’arresto con l’avvento del cemento armato che a differenza di pietre e laterizi - conosciuti materiali della tradizione locale - richiedeva una certa dose di professionalità e di organizzazione delle lavorazioni. Negli anni più recenti, però, l’autocostruzione sta tornando ad essere una opzione possibile per acquisire una abitazione in proprietà – in una nuova costruzione o in un edificio restaurato - a costi contenuti. Infatti i prezzi finali sono circa dimezzati rispetto a quelli di mercato, grazie all’eliminazione dei costi relativi alla manodopera e all’azzeramento dei profitti d’impresa. Le modalità e l’organizzazione del lavoro sono però del tutto diverse rispetto al passato: quella che era una iniziativa spontanea gestita dal singolo nell’ambito di una rete familiare allargata, è oggi un fenomeno organizzato di concerto con le amministrazioni locali e guidato da personale tecnico che garantisce il buon esito dell’operazione nel rispetto dei tempi stabiliti. E’ infatti comunemente chiamata “autocostruzione assistita”. Nella maggior parte dei casi si tratta di interventi di piccole o medie dimensioni – dai 15 ai 30 alloggi – realizzati dai futuri proprietari su progetto redatto da professionisti. Spesso, dunque, sono interventi di buona qualità architettonica, in molti casi anche particolarmente attenti alla riduzione dei consumi energetici, grazie al legame diretto costruttori-fruitori. Sovente la progettazione è orientata verso tecnologie che semplifichino la realizzazione, quali l’utilizzo di solai posati a secco e di blocchi autoincastranti per le murature. L’intero processo è sempre supervisionato e diretto da personale esperto – in genere facente capo a cooperative - che guida con una “regia tecnica” il lavoro degli autocostruttori. Questi ultimi sono, nella maggior parte dei casi, privi di know-how specifico. Si tratta di persone che prestano la loro opera durante i fine settimana, le festività, le ferie, sottoscrivendo preventivamente un impegno per la realizzazione di un progetto comune; non costruiscono infatti il “proprio” appartamento, ma contribuiscono all’intera edificazione. Quasi sempre, infatti, gli alloggi sono assegnati alla conclusione dell’intera operazione, per sorteggio. Il processo di apprendimento delle diverse lavorazioni avviene sul campo, grazie ad una sorta di learning by doing in cantiere che sembra funzionare ottimamente, grazie alla forte motivazione delle persone che compiono questa esperienza: un valore aggiunto che crea forti legami di solidarietà tra i futuri coinquilini. Compito della “regia tecnica” è anche quello di organizzare e sfruttare al meglio le eventuali competenze e capacità pregresse specifiche degli autocostruttori. Le lavorazioni edilizie che richiedono maggior perizia o l’impiego di mezzi e attrezzature specifiche sono comunque generalmente appaltate all’esterno, in questo caso gli autocostruttori prestano esclusivamente opera di manovalanza. Il delicato compito dei tecnici che sovrintendono all’intera operazione non è circoscritto al cantiere, ma comprende una serie di aspetti diversi fondamentali per la sua riuscita, tra questi: l’individuazione dei potenziali aderenti all’iniziativa; la definizione dei loro reciproci doveri; il reperimento dei finanziamenti necessari alla costruzione (generalmente erogati da banche sensibili al progetto sociale) e la ricerca delle soluzioni creditizie più vantaggiose; la gestione dei rapporti con le amministrazioni; il rilascio di autorizzazioni, permessi, certificazioni. In alcuni casi la sollecitazione all’autocostruzione viene direttamente dalle amministrazioni che formulano appositi bandi – come nel caso dei comuni di Bologna, Vergiate, Trezzo sull’Adda, Besana di Brianza, Paterno Dugnano, Marciano, Cesena, solo per citarne alcuni – che hanno intelligentemente compreso come tale opzione possa non solo contribuire a risolvere il problema dell’accesso ad una abitazione di una parte di popolazione che ne sarebbe altrimenti esclusa, ma anche a restaurare edifici abbandonati o a rivitalizzare aree marginali con nuove costruzioni che possono fungere da “traino virtuoso” grazie alla creazione di nuovi legami partecipativi. Il lavoro degli autocostruttori può essere inoltre sfruttato anche a vantaggio della collettività per la realizzazione di opere accessorie (parcheggi, manutenzioni straordinarie…) a costo zero per l’amministrazione, a fronte di un baratto degli oneri di urbanizzazione dovuti. Una opzione ulteriore adottata da alcune amministrazioni è quella di dare la possibilità agli autocostruttori di pagare per un certo numero di anni un affitto concordato e decidere, dopo tale periodo, se diventare proprietari mediante l’accensione di un mutuo e il pagamento della somma dovuta. L’autocostruzione, superando la logica del profitto, configura dunque non solo come mezzo per far avere un alloggio a fasce di popolazione a basso reddito, ma anche, come è avvenuto in diversi casi, come occasione per qualificare o ri-qualificare sul mercato del lavoro alcuni dei partecipanti, grazie alle competenze acquisite sul campo. Importante è che la qualità architettonica degli interventi sia garantita, fatto questo possibile anche con tecnologie semplificate.

Ma serve una regia in grado di garantire la qualità / Cecchini, Cecilia. - In: EDILIZIA E TERRITORIO. - ISSN 1590-6078. - STAMPA. - 36:(2008), pp. 10-11.

Ma serve una regia in grado di garantire la qualità

CECCHINI, Cecilia
2008

Abstract

Autocostruire la propria abitazione. In Italia, non nei paesi del terzo mondo dove è una modalità diffusa. Ciò che nel nostro Paese è una pratica inconsueta e marginale nella produzione edilizia contemporanea, era invece in un passato recente una modalità comune, che è andata quasi del tutto scomparendo a seguito di molteplici fattori tra i quali le massicce migrazioni dalle zone rurali verso le aree urbane verificatesi nel dopoguerra, e il coevo diffondersi di nuovi modi di costruire. In particolare l’autocostruzione ha subito una battuta d’arresto con l’avvento del cemento armato che a differenza di pietre e laterizi - conosciuti materiali della tradizione locale - richiedeva una certa dose di professionalità e di organizzazione delle lavorazioni. Negli anni più recenti, però, l’autocostruzione sta tornando ad essere una opzione possibile per acquisire una abitazione in proprietà – in una nuova costruzione o in un edificio restaurato - a costi contenuti. Infatti i prezzi finali sono circa dimezzati rispetto a quelli di mercato, grazie all’eliminazione dei costi relativi alla manodopera e all’azzeramento dei profitti d’impresa. Le modalità e l’organizzazione del lavoro sono però del tutto diverse rispetto al passato: quella che era una iniziativa spontanea gestita dal singolo nell’ambito di una rete familiare allargata, è oggi un fenomeno organizzato di concerto con le amministrazioni locali e guidato da personale tecnico che garantisce il buon esito dell’operazione nel rispetto dei tempi stabiliti. E’ infatti comunemente chiamata “autocostruzione assistita”. Nella maggior parte dei casi si tratta di interventi di piccole o medie dimensioni – dai 15 ai 30 alloggi – realizzati dai futuri proprietari su progetto redatto da professionisti. Spesso, dunque, sono interventi di buona qualità architettonica, in molti casi anche particolarmente attenti alla riduzione dei consumi energetici, grazie al legame diretto costruttori-fruitori. Sovente la progettazione è orientata verso tecnologie che semplifichino la realizzazione, quali l’utilizzo di solai posati a secco e di blocchi autoincastranti per le murature. L’intero processo è sempre supervisionato e diretto da personale esperto – in genere facente capo a cooperative - che guida con una “regia tecnica” il lavoro degli autocostruttori. Questi ultimi sono, nella maggior parte dei casi, privi di know-how specifico. Si tratta di persone che prestano la loro opera durante i fine settimana, le festività, le ferie, sottoscrivendo preventivamente un impegno per la realizzazione di un progetto comune; non costruiscono infatti il “proprio” appartamento, ma contribuiscono all’intera edificazione. Quasi sempre, infatti, gli alloggi sono assegnati alla conclusione dell’intera operazione, per sorteggio. Il processo di apprendimento delle diverse lavorazioni avviene sul campo, grazie ad una sorta di learning by doing in cantiere che sembra funzionare ottimamente, grazie alla forte motivazione delle persone che compiono questa esperienza: un valore aggiunto che crea forti legami di solidarietà tra i futuri coinquilini. Compito della “regia tecnica” è anche quello di organizzare e sfruttare al meglio le eventuali competenze e capacità pregresse specifiche degli autocostruttori. Le lavorazioni edilizie che richiedono maggior perizia o l’impiego di mezzi e attrezzature specifiche sono comunque generalmente appaltate all’esterno, in questo caso gli autocostruttori prestano esclusivamente opera di manovalanza. Il delicato compito dei tecnici che sovrintendono all’intera operazione non è circoscritto al cantiere, ma comprende una serie di aspetti diversi fondamentali per la sua riuscita, tra questi: l’individuazione dei potenziali aderenti all’iniziativa; la definizione dei loro reciproci doveri; il reperimento dei finanziamenti necessari alla costruzione (generalmente erogati da banche sensibili al progetto sociale) e la ricerca delle soluzioni creditizie più vantaggiose; la gestione dei rapporti con le amministrazioni; il rilascio di autorizzazioni, permessi, certificazioni. In alcuni casi la sollecitazione all’autocostruzione viene direttamente dalle amministrazioni che formulano appositi bandi – come nel caso dei comuni di Bologna, Vergiate, Trezzo sull’Adda, Besana di Brianza, Paterno Dugnano, Marciano, Cesena, solo per citarne alcuni – che hanno intelligentemente compreso come tale opzione possa non solo contribuire a risolvere il problema dell’accesso ad una abitazione di una parte di popolazione che ne sarebbe altrimenti esclusa, ma anche a restaurare edifici abbandonati o a rivitalizzare aree marginali con nuove costruzioni che possono fungere da “traino virtuoso” grazie alla creazione di nuovi legami partecipativi. Il lavoro degli autocostruttori può essere inoltre sfruttato anche a vantaggio della collettività per la realizzazione di opere accessorie (parcheggi, manutenzioni straordinarie…) a costo zero per l’amministrazione, a fronte di un baratto degli oneri di urbanizzazione dovuti. Una opzione ulteriore adottata da alcune amministrazioni è quella di dare la possibilità agli autocostruttori di pagare per un certo numero di anni un affitto concordato e decidere, dopo tale periodo, se diventare proprietari mediante l’accensione di un mutuo e il pagamento della somma dovuta. L’autocostruzione, superando la logica del profitto, configura dunque non solo come mezzo per far avere un alloggio a fasce di popolazione a basso reddito, ma anche, come è avvenuto in diversi casi, come occasione per qualificare o ri-qualificare sul mercato del lavoro alcuni dei partecipanti, grazie alle competenze acquisite sul campo. Importante è che la qualità architettonica degli interventi sia garantita, fatto questo possibile anche con tecnologie semplificate.
2008
Autocostruzione assistita; autoproduzione; semplificazione delle tecniche
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Ma serve una regia in grado di garantire la qualità / Cecchini, Cecilia. - In: EDILIZIA E TERRITORIO. - ISSN 1590-6078. - STAMPA. - 36:(2008), pp. 10-11.
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