In the poetic vision of Paulo Mendes da Rocha even the design for a simple house becomes the reason for a statement, reveals a political thought founded on the assumption that domestic space is the basis of social life. As a paradox, then, he rejects the very idea of individual, isolated living, always looking for a continuous modulation of collective spaces, sharing areas, with soft edges, cleverly balancing the level of intimacy - never total - in order to pursue a programmatic overlap and hybridization between public and private spheres. The residence for the engineer Mário Masetti, designed in 1967-68 and built in the next two years, is perhaps the most clear example of his criticism of the garden city settlement principle, transferred into São Paulo metropolis since 1912. In the hard years of military coup, of the loss of his father and his expulsion from FAU, he instills in this project the yearning for the «poverty of what is essential», many times invoked, in spite of «all that is superfluous [...] everything that is not necessary». A lesson of architecture which reflects an ideal of domestic life meant to represent a different, fairer social paradigm; the hope for a possible future bitterly shattered by the tragedy of the present, leaving the silent witness of a renewed "utopia of reality".

Nella visione poetica di Paulo Mendes da Rocha anche il progetto di una semplice villa unifamiliare diventa il pretesto per una dichiarazione di principio, rivela un pensiero politico fondato sul presupposto che la dimensione domestica sia la base del vivere sociale. Paradossalmente, quindi, egli rifiuta l’idea stessa dell’abitare individuale, isolato, ricercando una continua modulazione di spazi collettivi, di ambiti di condivisione, dai contorni sfumati, in cui graduare il livello di intimità – mai totale – nell’intento di perseguire una programmatica ibridazione e sovrapposizione tra la sfera pubblica e quella privata. La residenza per l’ingegnere Mário Masetti, disegnata nel 1967-68 e costruita nei due anni successivi, costituisce forse la prova più esplicita della sua critica al principio insediativo della città-giardino, trapiantato nella metropoli paulista a partire dal 1912. Negli anni difficili del golpe militare, della perdita del padre e dell’espulsione dalla FAU, egli infonde in questo progetto l’anelito alla «povertà di ciò che è essenziale», più volte invocata, a dispetto di «tutto ciò che è superfluo […] tutto ciò che non è necessario». Una lezione di architettura in cui si riflette un’ideale di vita domestica inteso a rappresentare un diverso, più equo paradigma sociale; la speranza in un futuro possibile che amaramente si infrange contro il dramma del presente, lasciando la testimonianza silenziosa di una rinnovata "utopia della realtà".

Casa Masetti: l'«utopia della realtà» di Mendes da Rocha / Cutroni, Fabio. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 142/143:(2014), pp. 160-165.

Casa Masetti: l'«utopia della realtà» di Mendes da Rocha

CUTRONI, Fabio
2014

Abstract

In the poetic vision of Paulo Mendes da Rocha even the design for a simple house becomes the reason for a statement, reveals a political thought founded on the assumption that domestic space is the basis of social life. As a paradox, then, he rejects the very idea of individual, isolated living, always looking for a continuous modulation of collective spaces, sharing areas, with soft edges, cleverly balancing the level of intimacy - never total - in order to pursue a programmatic overlap and hybridization between public and private spheres. The residence for the engineer Mário Masetti, designed in 1967-68 and built in the next two years, is perhaps the most clear example of his criticism of the garden city settlement principle, transferred into São Paulo metropolis since 1912. In the hard years of military coup, of the loss of his father and his expulsion from FAU, he instills in this project the yearning for the «poverty of what is essential», many times invoked, in spite of «all that is superfluous [...] everything that is not necessary». A lesson of architecture which reflects an ideal of domestic life meant to represent a different, fairer social paradigm; the hope for a possible future bitterly shattered by the tragedy of the present, leaving the silent witness of a renewed "utopia of reality".
2014
Nella visione poetica di Paulo Mendes da Rocha anche il progetto di una semplice villa unifamiliare diventa il pretesto per una dichiarazione di principio, rivela un pensiero politico fondato sul presupposto che la dimensione domestica sia la base del vivere sociale. Paradossalmente, quindi, egli rifiuta l’idea stessa dell’abitare individuale, isolato, ricercando una continua modulazione di spazi collettivi, di ambiti di condivisione, dai contorni sfumati, in cui graduare il livello di intimità – mai totale – nell’intento di perseguire una programmatica ibridazione e sovrapposizione tra la sfera pubblica e quella privata. La residenza per l’ingegnere Mário Masetti, disegnata nel 1967-68 e costruita nei due anni successivi, costituisce forse la prova più esplicita della sua critica al principio insediativo della città-giardino, trapiantato nella metropoli paulista a partire dal 1912. Negli anni difficili del golpe militare, della perdita del padre e dell’espulsione dalla FAU, egli infonde in questo progetto l’anelito alla «povertà di ciò che è essenziale», più volte invocata, a dispetto di «tutto ciò che è superfluo […] tutto ciò che non è necessario». Una lezione di architettura in cui si riflette un’ideale di vita domestica inteso a rappresentare un diverso, più equo paradigma sociale; la speranza in un futuro possibile che amaramente si infrange contro il dramma del presente, lasciando la testimonianza silenziosa di una rinnovata "utopia della realtà".
Mendes da Rocha; Masetti; Sao Paulo
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Casa Masetti: l'«utopia della realtà» di Mendes da Rocha / Cutroni, Fabio. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 142/143:(2014), pp. 160-165.
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