Uscito all’inizio del 2012, il volume utilizza, in copertina, il neologismo modernocontemporaneo che nel 2006 dava il titolo agli scritti in onore di Ludovico Quaroni e nel 2007 agli scritti ulteriori. Questo termine così caro al prematuramente scomparso Antonino Terranova, curatore insieme a Fabrizio Toppetti del libro, viene utilizzato per sottolineare i valori della continuità del Movimento Moderno nelle espressioni architettoniche contemporanee. Viene utilizzato come un grande cappello sotto la cui ombra è schierato un notevole numero di saggi critici che davvero riescono a fornire un quadro quanto mai ampio di questa continuità trasversale di temi, di contenuti e di forme. I testi iniziali inquadrano il tema: Terranova ci fa perdere l’equilibrio dentro la sua vertiginosa prosa e propone “l’angoscia dell’influenza” come antidoto alla banale “angoscia del foglio bianco”; Carpenzano con grande chiarezza ripercorre alcune teorie del Moderno per incalzare le pratiche del contemporaneo a ridare speranza al futuro dell’uomo. Infine Toppetti svela gli equivoci sull’uso del termine Modernocontemporaneo e dà tre importanti precisazioni sul legame tra il Moderno e il contemporaneo: sulle epoche, sullo stile, sullo sfondo storiografico sul quale si invera questo legame. Il ricchissimo apparato iconografico, anche se per ovvi motivi mortificato dal formato a francobollo delle immagini, testimonia tutta la ricchezza e la vastità dei temi trattati e diventa vero e proprio testo nelle schede, sintetiche ed accattivanti, dedicate ad alcuni dei più rappresentativi architetti contemporanei. Le schede, che intermezzano gli scritti, svolgono un importante ruolo didattico fornendo, ad esempio allo studente di architettura che incontri questo libro, un materiale ricco di riferimenti e suggestioni, e divagazioni a volte, utile a formarsi un’idea propria delle complesse modalità con le quali il contemporaneo quando evita la tabula rasa del passato ad esso si riferisce. A completare il progetto editoriale c’è un bel manifesto (70x70 cm circa) in cui, da Schinkel ad Aravena, la storia del Modernocontemporaneo è raccontata attraverso immagini e copertine di libri. Il righello millimetrato segna gli eventi. Il libro esprime appieno il senso delle parole di Terranova: “Eppure sono a favore della chiacchiera, degli eccessi della società dell’immagine prevaricante, piuttosto [ che ] della civiltà della mancanza di figure, del silenzio”.
Antonino Terranova, Fabrizio Toppetti (a cura di), Teorie figure architetti del Modernoconteporaneo, Gangemi Editore, Roma, 2012 / Spita, Leone. - In: ABITARE LA TERRA. - ISSN 1592-8608. - STAMPA. - n. 32:XI(2012), pp. 46-46.
Antonino Terranova, Fabrizio Toppetti (a cura di), Teorie figure architetti del Modernoconteporaneo, Gangemi Editore, Roma, 2012
SPITA, Leone
2012
Abstract
Uscito all’inizio del 2012, il volume utilizza, in copertina, il neologismo modernocontemporaneo che nel 2006 dava il titolo agli scritti in onore di Ludovico Quaroni e nel 2007 agli scritti ulteriori. Questo termine così caro al prematuramente scomparso Antonino Terranova, curatore insieme a Fabrizio Toppetti del libro, viene utilizzato per sottolineare i valori della continuità del Movimento Moderno nelle espressioni architettoniche contemporanee. Viene utilizzato come un grande cappello sotto la cui ombra è schierato un notevole numero di saggi critici che davvero riescono a fornire un quadro quanto mai ampio di questa continuità trasversale di temi, di contenuti e di forme. I testi iniziali inquadrano il tema: Terranova ci fa perdere l’equilibrio dentro la sua vertiginosa prosa e propone “l’angoscia dell’influenza” come antidoto alla banale “angoscia del foglio bianco”; Carpenzano con grande chiarezza ripercorre alcune teorie del Moderno per incalzare le pratiche del contemporaneo a ridare speranza al futuro dell’uomo. Infine Toppetti svela gli equivoci sull’uso del termine Modernocontemporaneo e dà tre importanti precisazioni sul legame tra il Moderno e il contemporaneo: sulle epoche, sullo stile, sullo sfondo storiografico sul quale si invera questo legame. Il ricchissimo apparato iconografico, anche se per ovvi motivi mortificato dal formato a francobollo delle immagini, testimonia tutta la ricchezza e la vastità dei temi trattati e diventa vero e proprio testo nelle schede, sintetiche ed accattivanti, dedicate ad alcuni dei più rappresentativi architetti contemporanei. Le schede, che intermezzano gli scritti, svolgono un importante ruolo didattico fornendo, ad esempio allo studente di architettura che incontri questo libro, un materiale ricco di riferimenti e suggestioni, e divagazioni a volte, utile a formarsi un’idea propria delle complesse modalità con le quali il contemporaneo quando evita la tabula rasa del passato ad esso si riferisce. A completare il progetto editoriale c’è un bel manifesto (70x70 cm circa) in cui, da Schinkel ad Aravena, la storia del Modernocontemporaneo è raccontata attraverso immagini e copertine di libri. Il righello millimetrato segna gli eventi. Il libro esprime appieno il senso delle parole di Terranova: “Eppure sono a favore della chiacchiera, degli eccessi della società dell’immagine prevaricante, piuttosto [ che ] della civiltà della mancanza di figure, del silenzio”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.