Nelle politiche di infrastrutturazione ferroviaria, così come in altre politiche pubbliche, esiste il problema di individuare la scala geografica di pianificazione e gli attori coinvolti nel processo decisionale. Mentre per il primo problema la soluzione viene indicata nella corretta applicazione del principio di sussidiarietà, la scelta e le modalità di coinvolgimento degli attori viene definito come un problema di governance. La pianificazione trasportistica dimostra tuttavia come entrambi i concetti siano controversi e di difficile applicazione. Le grandi infrastrutture di trasporto, come le reti ferroviarie ad alta velocità, hanno una rilevanza sopra-regionale e per questo fanno riferimento ad una pianificazione nazionale e, sempre più, europea. Il problema è la territorializazzione della grande opera (Governa 2001), e cioè la sua collocazione sul territorio. Visti da vicino, progetti giustificabili a scala sovralocale, rilevano effetti controversi. Non sono rari, in Italia e in Europa, gli episodi di protesta e mobilitazione contro la costruzione di grandi opere. Il quadro, nel caso dei treni ad alta velocità, è aggravato dal fatto che questi attraversano territori vulnerabili dal punto di vista ambientale e complessi sotto il profilo socio-economico, effettuando fermate soltanto nei principali centri urbani. Questi conflitti localizzativi dimostrano che è sempre più necessario, ma sempre più difficile, individuare procedure di pianificazione trasportistica in cui la dimensione tecnicistica e quella politica possano convergere verso il duplice obiettivo della massimizzazione della legittimità e della minimizzazione dei costi delle decisioni prese (Bobbio 1999). Nella pianificazione trasportistica sono stati per questo introdotti strumenti di pianificazione integrata e di valutazione sempre più complessi, che vanno dall’analisi costi-benefici fino alla valutazione ambientale strategica. L’obiettivo di questi strumenti è quello di considerare, accanto alla funzionalità e economicità del progetto, anche il suo impatto complessivo e di lungo periodo. Il problema tradizionalmente è stato posto in questo modo: quali criteri e quali strumenti tecnici devono essere utilizzati da chi prende le decisioni, per valutare correttamente e complessivamente il progetto? Il problema, tuttavia, è solo parzialmente tecnico, ed ha anche una dimensione politica, che riguarda il modo in cui la valutazione e le istanze dei diversi attori coinvolti si posizionano all’interno del processo decisionale.

Governance e partecipazione nella pianificazione della Torino-Lione (Working Papers del Dip. GeoStaSto) / Celata, Filippo. - ELETTRONICO. - 28:(2005), pp. 1-17.

Governance e partecipazione nella pianificazione della Torino-Lione (Working Papers del Dip. GeoStaSto)

CELATA, Filippo
2005

Abstract

Nelle politiche di infrastrutturazione ferroviaria, così come in altre politiche pubbliche, esiste il problema di individuare la scala geografica di pianificazione e gli attori coinvolti nel processo decisionale. Mentre per il primo problema la soluzione viene indicata nella corretta applicazione del principio di sussidiarietà, la scelta e le modalità di coinvolgimento degli attori viene definito come un problema di governance. La pianificazione trasportistica dimostra tuttavia come entrambi i concetti siano controversi e di difficile applicazione. Le grandi infrastrutture di trasporto, come le reti ferroviarie ad alta velocità, hanno una rilevanza sopra-regionale e per questo fanno riferimento ad una pianificazione nazionale e, sempre più, europea. Il problema è la territorializazzione della grande opera (Governa 2001), e cioè la sua collocazione sul territorio. Visti da vicino, progetti giustificabili a scala sovralocale, rilevano effetti controversi. Non sono rari, in Italia e in Europa, gli episodi di protesta e mobilitazione contro la costruzione di grandi opere. Il quadro, nel caso dei treni ad alta velocità, è aggravato dal fatto che questi attraversano territori vulnerabili dal punto di vista ambientale e complessi sotto il profilo socio-economico, effettuando fermate soltanto nei principali centri urbani. Questi conflitti localizzativi dimostrano che è sempre più necessario, ma sempre più difficile, individuare procedure di pianificazione trasportistica in cui la dimensione tecnicistica e quella politica possano convergere verso il duplice obiettivo della massimizzazione della legittimità e della minimizzazione dei costi delle decisioni prese (Bobbio 1999). Nella pianificazione trasportistica sono stati per questo introdotti strumenti di pianificazione integrata e di valutazione sempre più complessi, che vanno dall’analisi costi-benefici fino alla valutazione ambientale strategica. L’obiettivo di questi strumenti è quello di considerare, accanto alla funzionalità e economicità del progetto, anche il suo impatto complessivo e di lungo periodo. Il problema tradizionalmente è stato posto in questo modo: quali criteri e quali strumenti tecnici devono essere utilizzati da chi prende le decisioni, per valutare correttamente e complessivamente il progetto? Il problema, tuttavia, è solo parzialmente tecnico, ed ha anche una dimensione politica, che riguarda il modo in cui la valutazione e le istanze dei diversi attori coinvolti si posizionano all’interno del processo decisionale.
2005
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