Nel 1826 a Firenze ha luogo un duello tra il poeta Alphonse de Lamartine segretario di legazione francese nel Granducato di Toscana e il patriota Gabriele Pepe, esule dal regno di Napoli. Il motivo dello scontro è nell'affermazione di Lamartine che ne Le dernier Chant du pèlerinage d’Harold aveva giudicato l'Italia decadente, antiquata, antimoderna, inadeguata a raccogliere l'eredità delle gesta antiche. Per aggirare la censura che impediva delle risposte dirette al testo di Lamartine, Pepe aveva inserito le sue note polemiche in un opuscolo apparentemente erudito intitolato Cenno sulla vera intelligenza del verso di Dante «poscia più che il dolor potè il digiuno». Al di là dello scontro che si risolse in una manifestazione di stima tra i due contendenti, la posta in gioco riguardava per l'Italia il rapporto assai complesso tra la nazione letteraria e la sua gloriosa tradizione antica e la nazione politica unitaria che si stava costruendo nel Risorgimento. Le accuse di Lamartine ancoravano l'Italia a un'immagine conservatrice nella quale la nazione non si riconosceva più. Da parte francese il confronto con l'Italia e la tradizione classica metteva in gioco nuovamente la questione della querelle des anciens et des modernes, al cui nodo dialettico la cultura francese del XIX secolo dimostrava di essere ancora strettamente legata.
"Con le armi in mani": idea di primato e conflitti culturali nel Risorgimento / Tatti, Mariasilvia. - In: REVUE DES ÉTUDES ITALIENNES. - ISSN 0035-2047. - STAMPA. - 59:Nouvelle Serie(2013), pp. 97-105.
"Con le armi in mani": idea di primato e conflitti culturali nel Risorgimento
TATTI, Mariasilvia
2013
Abstract
Nel 1826 a Firenze ha luogo un duello tra il poeta Alphonse de Lamartine segretario di legazione francese nel Granducato di Toscana e il patriota Gabriele Pepe, esule dal regno di Napoli. Il motivo dello scontro è nell'affermazione di Lamartine che ne Le dernier Chant du pèlerinage d’Harold aveva giudicato l'Italia decadente, antiquata, antimoderna, inadeguata a raccogliere l'eredità delle gesta antiche. Per aggirare la censura che impediva delle risposte dirette al testo di Lamartine, Pepe aveva inserito le sue note polemiche in un opuscolo apparentemente erudito intitolato Cenno sulla vera intelligenza del verso di Dante «poscia più che il dolor potè il digiuno». Al di là dello scontro che si risolse in una manifestazione di stima tra i due contendenti, la posta in gioco riguardava per l'Italia il rapporto assai complesso tra la nazione letteraria e la sua gloriosa tradizione antica e la nazione politica unitaria che si stava costruendo nel Risorgimento. Le accuse di Lamartine ancoravano l'Italia a un'immagine conservatrice nella quale la nazione non si riconosceva più. Da parte francese il confronto con l'Italia e la tradizione classica metteva in gioco nuovamente la questione della querelle des anciens et des modernes, al cui nodo dialettico la cultura francese del XIX secolo dimostrava di essere ancora strettamente legata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.