A partire dalla disabilità, questo lavoro si occupa di integrazione, e attraverso di essa dei valori fondanti la convivenza che attraversano la storia dell’occidente, visti come reificazione in una antinomia del modo di pensare della mente: espulsione e/o assimilazione delle diversità al noto da un lato, loro riconoscimento, categorizzazione e integrazione dall’altro. Nella prima modalità si diagnosticano fatti e si interviene su di essi attraverso azioni fondate sul potere di modificare gli eventi e sulla presa di decisioni. Viene proposto di chiamare queste azioni, sulla base della loro funzione, sostitutive. Nella seconda si interviene istituendo relazioni capaci di pensare la relazione stessa nelle sue dinamiche collusive di reificazione dei vissuti, recuperando con ciò le risorse che derivano dal tornare a vedere sotto forma di vissuto e quindi di pensiero ciò che senza questo setting appare come un fatto. Viene proposto di chiamare questo intervento, sulla base della sua funzione, integrativo, e si argomenta quale contributo possa dare in questo senso la psicologia clinica. Si analizza la prevalenza di funzioni sostitutive entro la disabilità, riferibile alla cultura sanitaria, e la necessità, a partire da alcuni fallimenti, di incrementare gli interventi integrativi. Si considera inoltre l’attuale prevalenza di una cultura anomica in ambito italiano, segnata dal potere senza competenza, che tende a negare la diversità e quindi la disabilità, osservando come ostacoli e richieda al tempo stesso competenze integrative.
Psicologia clinica e disabilità. La competenza a integrare differenze / Paniccia, ROSA MARIA. - In: RIVISTA DI PSICOLOGIA CLINICA. - ISSN 1828-9363. - ELETTRONICO. - 1(2012), pp. 91-110.
Psicologia clinica e disabilità. La competenza a integrare differenze
PANICCIA, ROSA MARIA
2012
Abstract
A partire dalla disabilità, questo lavoro si occupa di integrazione, e attraverso di essa dei valori fondanti la convivenza che attraversano la storia dell’occidente, visti come reificazione in una antinomia del modo di pensare della mente: espulsione e/o assimilazione delle diversità al noto da un lato, loro riconoscimento, categorizzazione e integrazione dall’altro. Nella prima modalità si diagnosticano fatti e si interviene su di essi attraverso azioni fondate sul potere di modificare gli eventi e sulla presa di decisioni. Viene proposto di chiamare queste azioni, sulla base della loro funzione, sostitutive. Nella seconda si interviene istituendo relazioni capaci di pensare la relazione stessa nelle sue dinamiche collusive di reificazione dei vissuti, recuperando con ciò le risorse che derivano dal tornare a vedere sotto forma di vissuto e quindi di pensiero ciò che senza questo setting appare come un fatto. Viene proposto di chiamare questo intervento, sulla base della sua funzione, integrativo, e si argomenta quale contributo possa dare in questo senso la psicologia clinica. Si analizza la prevalenza di funzioni sostitutive entro la disabilità, riferibile alla cultura sanitaria, e la necessità, a partire da alcuni fallimenti, di incrementare gli interventi integrativi. Si considera inoltre l’attuale prevalenza di una cultura anomica in ambito italiano, segnata dal potere senza competenza, che tende a negare la diversità e quindi la disabilità, osservando come ostacoli e richieda al tempo stesso competenze integrative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.