Il luogo all’interno del quale si dà vita ad un nuovo spettacolo teatrale è lo spazio buio del palcoscenico, sovrastato dalla torre scenica, una sorta di gigantesca “scatola nera”, memoria silente delle tante rappresentazioni che negli anni e nei secoli la abitano e la attraversano. Dopo l’importante legame con la tragedia in epoca classica, la scenografia teatrale riflette nella sua lunga storia, dal Rinascimento all’epoca contemporanea, le trasformazioni che avvengono in molti campi della cultura. Poiché nel teatro confluiscono letteratura, musica, arti visive, regia, arte della recitazione, tecnica delle luci, coreografia ecc. è chiaro che esso rappresenta una sorta di testimonianza vivente del costume e dello stile di un epoca. Scenografia e costumi sono parte importante del progetto visivo della rappresentazione, dove l’idea del colore e il progetto della luce artificiale hanno diverse motivazioni con all’origine la lettura e l’interpretazione di un testo, di prosa o di lirica. Spesso i riferimenti sul colore e sul tipo di luce arrivano da fonti pittoriche congruenti con il periodo storico nel quale l’opera è ambientata, come testimonia per esempio il meticoloso lavoro filologico di Luchino Visconti in ambito sia teatrale che cinematografico, oppure si propone come cifra autoriale dell’artista scenografo, come nel teatro di Bob Wilson, ma in ogni caso le scelte cromatiche trovano il loro senso in un “testo”. L’intervento proposto vuole approfondire il tema del colore e della luce nell’idea scenica per il melodramma e per la prosa. Dopo una riflessione critica sulle diverse tendenze nell’uso del colore, dal gusto grafico o “seppia” del primo rinascimento, alle articolate tendenze barocche e settecentesche, al monocromatismo di parte del neoclassicismo, ai toni ottocenteschi, alla rivoluzione cromatica moderna negli anni 20 preceduta dall’importante rivoluzione del teatro wagneriano, con la trattazione dell’opera dei maggiori scenografi che hanno operato nella storia, si passa successivamente ad un approfondimento sulla scenografia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Beni Montresor, scenografo fiorentino di fama internazionale trapiantato a New York e già illustratore di fiabe, e di Josef Svoboda, scenografo norvegese, grande interprete della rivoluzione nell’uso di tecniche, materiali e colori, entrambi profondamente inseriti nel panorama artistico impegnata nella ricerca sull’astrattismo. L’originale ricerca espressiva di Montresor per opera, lirica e balletto si avvale di un uso estremamente particolare dei colori, di materiali luminescenti, di un apporto illuminotecnico e un uso dello specchio come strumento di fantasmagorica e talvolta caleidoscopica moltiplicazione di effetti scenici cui si aggiunge una spregiudicata rielaborazione di forme, colori e tessuti per costumi e parrucche. La figura complessa di Svoboda che approda al teatro dopo aver fatto mille mestieri e che si definisce lui stesso un artigiano del teatro, porta alla ribalta con forza la dimensione creativa dello scenografo, la sua connaturata tendenza a manipolare la percezione delle cose attraverso una forma di distorsione spazio temporale e dove è la materia, teatralmente illuminata, a puntualizzare il timbro cromatico dell’immagine scenica.

Colore e luce nella scatola nera. Artifici della Scenografia teatrale moderna nell’opera di Josef Svoboda e Beni Montresor / Zammerini, Massimo. - ELETTRONICO. - X A:(2014), pp. 539-546. (Intervento presentato al convegno Decima Conferenza del Colore tenutosi a Università degli Studi di Genova; Genova; Italy nel 11-12 Settembre 2014).

Colore e luce nella scatola nera. Artifici della Scenografia teatrale moderna nell’opera di Josef Svoboda e Beni Montresor

ZAMMERINI, MASSIMO
2014

Abstract

Il luogo all’interno del quale si dà vita ad un nuovo spettacolo teatrale è lo spazio buio del palcoscenico, sovrastato dalla torre scenica, una sorta di gigantesca “scatola nera”, memoria silente delle tante rappresentazioni che negli anni e nei secoli la abitano e la attraversano. Dopo l’importante legame con la tragedia in epoca classica, la scenografia teatrale riflette nella sua lunga storia, dal Rinascimento all’epoca contemporanea, le trasformazioni che avvengono in molti campi della cultura. Poiché nel teatro confluiscono letteratura, musica, arti visive, regia, arte della recitazione, tecnica delle luci, coreografia ecc. è chiaro che esso rappresenta una sorta di testimonianza vivente del costume e dello stile di un epoca. Scenografia e costumi sono parte importante del progetto visivo della rappresentazione, dove l’idea del colore e il progetto della luce artificiale hanno diverse motivazioni con all’origine la lettura e l’interpretazione di un testo, di prosa o di lirica. Spesso i riferimenti sul colore e sul tipo di luce arrivano da fonti pittoriche congruenti con il periodo storico nel quale l’opera è ambientata, come testimonia per esempio il meticoloso lavoro filologico di Luchino Visconti in ambito sia teatrale che cinematografico, oppure si propone come cifra autoriale dell’artista scenografo, come nel teatro di Bob Wilson, ma in ogni caso le scelte cromatiche trovano il loro senso in un “testo”. L’intervento proposto vuole approfondire il tema del colore e della luce nell’idea scenica per il melodramma e per la prosa. Dopo una riflessione critica sulle diverse tendenze nell’uso del colore, dal gusto grafico o “seppia” del primo rinascimento, alle articolate tendenze barocche e settecentesche, al monocromatismo di parte del neoclassicismo, ai toni ottocenteschi, alla rivoluzione cromatica moderna negli anni 20 preceduta dall’importante rivoluzione del teatro wagneriano, con la trattazione dell’opera dei maggiori scenografi che hanno operato nella storia, si passa successivamente ad un approfondimento sulla scenografia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Beni Montresor, scenografo fiorentino di fama internazionale trapiantato a New York e già illustratore di fiabe, e di Josef Svoboda, scenografo norvegese, grande interprete della rivoluzione nell’uso di tecniche, materiali e colori, entrambi profondamente inseriti nel panorama artistico impegnata nella ricerca sull’astrattismo. L’originale ricerca espressiva di Montresor per opera, lirica e balletto si avvale di un uso estremamente particolare dei colori, di materiali luminescenti, di un apporto illuminotecnico e un uso dello specchio come strumento di fantasmagorica e talvolta caleidoscopica moltiplicazione di effetti scenici cui si aggiunge una spregiudicata rielaborazione di forme, colori e tessuti per costumi e parrucche. La figura complessa di Svoboda che approda al teatro dopo aver fatto mille mestieri e che si definisce lui stesso un artigiano del teatro, porta alla ribalta con forza la dimensione creativa dello scenografo, la sua connaturata tendenza a manipolare la percezione delle cose attraverso una forma di distorsione spazio temporale e dove è la materia, teatralmente illuminata, a puntualizzare il timbro cromatico dell’immagine scenica.
2014
Decima Conferenza del Colore
colore; Svoboda; Montresor
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Colore e luce nella scatola nera. Artifici della Scenografia teatrale moderna nell’opera di Josef Svoboda e Beni Montresor / Zammerini, Massimo. - ELETTRONICO. - X A:(2014), pp. 539-546. (Intervento presentato al convegno Decima Conferenza del Colore tenutosi a Università degli Studi di Genova; Genova; Italy nel 11-12 Settembre 2014).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/637828
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