The majority of experts (Beck 2008, Stiglitz, 2013, Gallino, 2013 e 2014, Piketty ,2013.) considers a perverse effect of the crisis, the increase in income inequality, social class and between generations. This leads to a narrowing and the crisis of the middle class and greater difficulty for young people to find work (De Rita, Schizzerotto, Galdo 2014). A confirmation of how Italian families are trapped in the economic crisis emerges from the statistical analysis conducted in 2012 by the Ministry of Economy which shows that the prolongation of the crisis has hit especially on the middle class. But what are the factors that determine an impoverishment of the middle class? And what consequences they have on the representations of young people about their future? To answer these questions, we proceeded to a survey with semi-structured questionnaire, on a purposive sample of 500 Roman’s students enrolled in the final year of the upper secondary school, by analyzing, at the micro level, th

La rappresentazione sociale dell’università e del lavoro: differenze di genere, generazione e ceto sociale a Roma in tempi di crisi. Riassunto Molti sociologi(Beck 2008, Gallino, 2013 e 2014) e una parte degli economisti (Stiglitz 2013, Piketty, 2013) considera un effetto perverso della crisi l’aumento delle disuguaglianze di reddito, classe sociale e tra generazioni. Ciò comporta il restringimento e la crisi dei ceti medi e una maggiore difficoltà dei giovani di trovare lavoro (De Rita, Galdo 2014, Schizzerotto et al 2011). Una conferma di come le famiglie italiane siano intrappolate nella crisi economica emerge dall’analisi statistica svolta nel 2012 dal Ministero dell’Economia che evidenzia come il prolungamento della crisi si è abbattuto soprattutto sulla classe media. Ma quali sono i fattori che determinano un impoverimento del ceto medio? E che conseguenze hanno sulle rappresentazioni dei giovani del proprio futuro? Ci sono differenze tra ragazzi e ragazze? Per rispondere a queste domande si è proceduto ad una survey con questionario semi-strutturato, su un campione ragionato di 500 studenti romani iscritti all’ultimo anno di scuola secondaria superiore, analizzando a livello micro gli effetti della crisi sulle famiglie e sulle scelte post-diploma dei figli. L’ipotesi principale che è stata verificata è che ceti relativamente privilegiati sentano la crisi e trasmettono le loro ansie ai figli, a loro volta “depressi” da un clima sociale in cui si dice che “i figli staranno peggio dei padri” (Benasayag, Smith , 2003, Galimberti , 2009 e 2014) Ciò si riflette nel dilemma se cercare lavoro o continuare a studiare, che la maggior parte degli intervistati/e risolve con l’ipotesi di tentare di fare entrambe le cose. Anche per quel che riguarda l’università, si va nella stessa direzione nel senso di scegliere lauree che appaiono più immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Un secondo aspetto indagato sono le differenze di occupazione dentro la famiglia tra mogli e mariti, facendo un confronto con una ricerca sui ceti sociali del 1996 (Rella, Cavarra, 2000) dove emergeva un passaggio brusco da madri casalinghe a figlie lavoratrici. Nel 2013 l’entrata delle donne nel mercato del lavoro sembra essersi quasi conclusa, nel senso di una ulteriore drastica riduzione delle casalinghe pure (donne che non hanno mai lavorato), ma stanno ritornando le donne che si trovano a fare le casalinghe per mancanza di lavoro. A confronto con la ricerca del 1996, nel 2013 vi è stata una diminuzione delle differenze di occupazione tra padri e madri. E’ un dato in sé positivo, che ha probabilmente attenuato le differenze di genere nelle scelte universitarie, dato che dalla ricerca 2013 emerge che il modello materno influenza le scelte delle ragazze. Ormai a livello nazionale le ragazze tendono a proseguire gli studi più dei ragazzi e ciò è confermato anche dalla nostra ricerca, che ci permette di analizzare le differenze di genere nelle scelte universitarie a parità di ceto sociale e altre condizioni.

Effects of the crisis on the social representation of the university and the work: differences in gender, generation and social class in Rome in times of crisis / Cavarra, Roberto; Rella, Piera; Rossotti, Ludovica. - ELETTRONICO. - (2014), pp. 1-22. (Intervento presentato al convegno The Decline of the Middle Classes Around the World? tenutosi a Segovia- Spain nel 28-30 settembre 2014).

Effects of the crisis on the social representation of the university and the work: differences in gender, generation and social class in Rome in times of crisis.

CAVARRA, Roberto;RELLA, Piera;ROSSOTTI, LUDOVICA
2014

Abstract

The majority of experts (Beck 2008, Stiglitz, 2013, Gallino, 2013 e 2014, Piketty ,2013.) considers a perverse effect of the crisis, the increase in income inequality, social class and between generations. This leads to a narrowing and the crisis of the middle class and greater difficulty for young people to find work (De Rita, Schizzerotto, Galdo 2014). A confirmation of how Italian families are trapped in the economic crisis emerges from the statistical analysis conducted in 2012 by the Ministry of Economy which shows that the prolongation of the crisis has hit especially on the middle class. But what are the factors that determine an impoverishment of the middle class? And what consequences they have on the representations of young people about their future? To answer these questions, we proceeded to a survey with semi-structured questionnaire, on a purposive sample of 500 Roman’s students enrolled in the final year of the upper secondary school, by analyzing, at the micro level, th
2014
La rappresentazione sociale dell’università e del lavoro: differenze di genere, generazione e ceto sociale a Roma in tempi di crisi. Riassunto Molti sociologi(Beck 2008, Gallino, 2013 e 2014) e una parte degli economisti (Stiglitz 2013, Piketty, 2013) considera un effetto perverso della crisi l’aumento delle disuguaglianze di reddito, classe sociale e tra generazioni. Ciò comporta il restringimento e la crisi dei ceti medi e una maggiore difficoltà dei giovani di trovare lavoro (De Rita, Galdo 2014, Schizzerotto et al 2011). Una conferma di come le famiglie italiane siano intrappolate nella crisi economica emerge dall’analisi statistica svolta nel 2012 dal Ministero dell’Economia che evidenzia come il prolungamento della crisi si è abbattuto soprattutto sulla classe media. Ma quali sono i fattori che determinano un impoverimento del ceto medio? E che conseguenze hanno sulle rappresentazioni dei giovani del proprio futuro? Ci sono differenze tra ragazzi e ragazze? Per rispondere a queste domande si è proceduto ad una survey con questionario semi-strutturato, su un campione ragionato di 500 studenti romani iscritti all’ultimo anno di scuola secondaria superiore, analizzando a livello micro gli effetti della crisi sulle famiglie e sulle scelte post-diploma dei figli. L’ipotesi principale che è stata verificata è che ceti relativamente privilegiati sentano la crisi e trasmettono le loro ansie ai figli, a loro volta “depressi” da un clima sociale in cui si dice che “i figli staranno peggio dei padri” (Benasayag, Smith , 2003, Galimberti , 2009 e 2014) Ciò si riflette nel dilemma se cercare lavoro o continuare a studiare, che la maggior parte degli intervistati/e risolve con l’ipotesi di tentare di fare entrambe le cose. Anche per quel che riguarda l’università, si va nella stessa direzione nel senso di scegliere lauree che appaiono più immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Un secondo aspetto indagato sono le differenze di occupazione dentro la famiglia tra mogli e mariti, facendo un confronto con una ricerca sui ceti sociali del 1996 (Rella, Cavarra, 2000) dove emergeva un passaggio brusco da madri casalinghe a figlie lavoratrici. Nel 2013 l’entrata delle donne nel mercato del lavoro sembra essersi quasi conclusa, nel senso di una ulteriore drastica riduzione delle casalinghe pure (donne che non hanno mai lavorato), ma stanno ritornando le donne che si trovano a fare le casalinghe per mancanza di lavoro. A confronto con la ricerca del 1996, nel 2013 vi è stata una diminuzione delle differenze di occupazione tra padri e madri. E’ un dato in sé positivo, che ha probabilmente attenuato le differenze di genere nelle scelte universitarie, dato che dalla ricerca 2013 emerge che il modello materno influenza le scelte delle ragazze. Ormai a livello nazionale le ragazze tendono a proseguire gli studi più dei ragazzi e ciò è confermato anche dalla nostra ricerca, che ci permette di analizzare le differenze di genere nelle scelte universitarie a parità di ceto sociale e altre condizioni.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/631583
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact