Il lavoro ricostruisce i legami fra la produzione tragica ed eroica di Gianvincenzo Gravina, Saverio Pansuti, Annibale Marchese e gli eventi politici e militari di primo Settecento, dalla guerra di successione spagnola al viceregno asburgico (1707-1734). Di Gravina, residente a Roma ma presenza attiva a Napoli, rileva - diversamente dalla critica - l’importanza data al teatro sin dal Della ragione poetica, evidenziando come nella Lettera a un amico Gravina indichi nell’auspicato ritorno alla tragedia una delle cause della stessa divisione d’Arcadia. L’autrice insiste sul nesso istituito da Gravina fra giurisprudenza, latinità e teatro e sul valore politico affidato alla tragedia, rilevando i medesimi intenti in quelle di Pansuti. Esse raffigurano in maniera trasposta miti, attese, disillusioni nati sin dalla congiura di Macchia del 1701 – che aveva visto Pansuti fra i principali artefici - nei confronti della casa d’Austria. Ma, se Gravina e Pansuti elaborano il mito italico del principe Eugenio, figura nascosta di molti loro personaggi tragici, Marchese allude piuttosto alla coppia Eugenio-Carlo, dando rilievo soprattutto al mito della casa d’Austria, erede legittima dell’Impero. Fondamentale è il dialogo Belvederius sive Theatrum del giurista Gennaro Parrino, figlio di uno dei più noti stampatori di Napoli, presso i cui torchi aveva visto la luce il ciclo romano di Pansuti. Nel dialogo Pansuti ha lo statuto di personaggio di spicco accanto a Caloprese, Gravina, Andrea Belvedere: come dire la filosofia, il teatro, la giurisprudenza in scena.
Voci del tragico nel viceregno austriaco: Gravina, Marchese, Pansuti / Alfonzetti, Beatrice. - In: ATTI E MEMORIE DELL'ARCADIA. - ISSN 1127-249X. - STAMPA. - (2014), pp. 209-241.
Voci del tragico nel viceregno austriaco: Gravina, Marchese, Pansuti
ALFONZETTI, Beatrice
2014
Abstract
Il lavoro ricostruisce i legami fra la produzione tragica ed eroica di Gianvincenzo Gravina, Saverio Pansuti, Annibale Marchese e gli eventi politici e militari di primo Settecento, dalla guerra di successione spagnola al viceregno asburgico (1707-1734). Di Gravina, residente a Roma ma presenza attiva a Napoli, rileva - diversamente dalla critica - l’importanza data al teatro sin dal Della ragione poetica, evidenziando come nella Lettera a un amico Gravina indichi nell’auspicato ritorno alla tragedia una delle cause della stessa divisione d’Arcadia. L’autrice insiste sul nesso istituito da Gravina fra giurisprudenza, latinità e teatro e sul valore politico affidato alla tragedia, rilevando i medesimi intenti in quelle di Pansuti. Esse raffigurano in maniera trasposta miti, attese, disillusioni nati sin dalla congiura di Macchia del 1701 – che aveva visto Pansuti fra i principali artefici - nei confronti della casa d’Austria. Ma, se Gravina e Pansuti elaborano il mito italico del principe Eugenio, figura nascosta di molti loro personaggi tragici, Marchese allude piuttosto alla coppia Eugenio-Carlo, dando rilievo soprattutto al mito della casa d’Austria, erede legittima dell’Impero. Fondamentale è il dialogo Belvederius sive Theatrum del giurista Gennaro Parrino, figlio di uno dei più noti stampatori di Napoli, presso i cui torchi aveva visto la luce il ciclo romano di Pansuti. Nel dialogo Pansuti ha lo statuto di personaggio di spicco accanto a Caloprese, Gravina, Andrea Belvedere: come dire la filosofia, il teatro, la giurisprudenza in scena.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.