This paper is a first result of a wider research aimed to reconstruct the movements and the graphic production of northern European artists and architects in Rome in the nineteenth century through the reproduction of images in loco, in order to evaluate the individual methodologies of representation, to map the major centers of attraction of the city and to draw the network of interrelations between the various authors. In the case of John Ruskin our attention is focused on his original methodology of visual documentation combining direct observation, drawing and photography as it seems to announce the digital post-production techniques of today.

John Ruskin giunge col suo “lapis nero” a Roma il 28 Novembre del 1840, dopo aver ammirato e disegnato le città liguri e toscane. Roma gli appare “pittoresca”, perché composta da “tanti frammenti di sensazioni contrapposte”. La sua bellezza va studiata attentamente prima di poter essere compresa o perfino vista. Solo all’artista è riservato l’onore di coglierla: suo è quindi il compito di riconoscere, preservare e trasmettere la memoria di quei luoghi. Ma Ruskin non intende documentare lo stato della città eterna o catalogare i monumenti, come Letarouilly e la sua squadra avevano appena finito di fare, quanto piuttosto trovare “ottimi soggetti” per illustrare la sua idea estetica. I luoghi e i punti di vista che sceglie per i suoi schizzi di viaggio sono quindi inusuali, se confrontati le consuete viste stampate per i turisti dell’epoca. Inoltre Ruskin non si accontenta di disegnare ma tiene un diario, raccoglie materiali e calchi e, ben presto, spinto dall’esigenza di realizzare nel minor tempo possibile riproduzioni fedeli dei luoghi visitati, inizierà a comprare dagherrotipi e, pochi anni dopo, ad utilizzare personalmente una camera fotografica, sempre con l’urgenza di vedere e registrare elementi utili alla “post-produzione” e a successive elaborazioni. È quindi con gli occhi del turista di oggi che ripercorriamo i luoghi romani attraversati e disegnati da Ruskin, armati di taccuino e macchina fotografica, allo scopo di confrontare lo sguardo, i gesti, il processo conoscitivo e le immagini di oggi con quelli del maestro britannico e della sua epoca, per provare a ricostruire un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria.

Ruskin a Roma. La comprensione dei disegni dal vero attraverso la riproduzione del percorso grafico / Carpiceci, Marco; Colonnese, Fabio. - STAMPA. - (2014), pp. 209-217. (Intervento presentato al convegno 15 Congreso Internacional de Expresion Grafica Arquitectonica tenutosi a Escuela de Arquitectura de la Universidad de Las Palmas de Gran Canaria nel 22 -23 Mayo 2014).

Ruskin a Roma. La comprensione dei disegni dal vero attraverso la riproduzione del percorso grafico

CARPICECI, Marco;COLONNESE, Fabio
2014

Abstract

This paper is a first result of a wider research aimed to reconstruct the movements and the graphic production of northern European artists and architects in Rome in the nineteenth century through the reproduction of images in loco, in order to evaluate the individual methodologies of representation, to map the major centers of attraction of the city and to draw the network of interrelations between the various authors. In the case of John Ruskin our attention is focused on his original methodology of visual documentation combining direct observation, drawing and photography as it seems to announce the digital post-production techniques of today.
2014
15 Congreso Internacional de Expresion Grafica Arquitectonica
John Ruskin giunge col suo “lapis nero” a Roma il 28 Novembre del 1840, dopo aver ammirato e disegnato le città liguri e toscane. Roma gli appare “pittoresca”, perché composta da “tanti frammenti di sensazioni contrapposte”. La sua bellezza va studiata attentamente prima di poter essere compresa o perfino vista. Solo all’artista è riservato l’onore di coglierla: suo è quindi il compito di riconoscere, preservare e trasmettere la memoria di quei luoghi. Ma Ruskin non intende documentare lo stato della città eterna o catalogare i monumenti, come Letarouilly e la sua squadra avevano appena finito di fare, quanto piuttosto trovare “ottimi soggetti” per illustrare la sua idea estetica. I luoghi e i punti di vista che sceglie per i suoi schizzi di viaggio sono quindi inusuali, se confrontati le consuete viste stampate per i turisti dell’epoca. Inoltre Ruskin non si accontenta di disegnare ma tiene un diario, raccoglie materiali e calchi e, ben presto, spinto dall’esigenza di realizzare nel minor tempo possibile riproduzioni fedeli dei luoghi visitati, inizierà a comprare dagherrotipi e, pochi anni dopo, ad utilizzare personalmente una camera fotografica, sempre con l’urgenza di vedere e registrare elementi utili alla “post-produzione” e a successive elaborazioni. È quindi con gli occhi del turista di oggi che ripercorriamo i luoghi romani attraversati e disegnati da Ruskin, armati di taccuino e macchina fotografica, allo scopo di confrontare lo sguardo, i gesti, il processo conoscitivo e le immagini di oggi con quelli del maestro britannico e della sua epoca, per provare a ricostruire un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria.
John Ruskin; British artist in Rome; Travel sketches; XVIII century; Daguerreotype
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Ruskin a Roma. La comprensione dei disegni dal vero attraverso la riproduzione del percorso grafico / Carpiceci, Marco; Colonnese, Fabio. - STAMPA. - (2014), pp. 209-217. (Intervento presentato al convegno 15 Congreso Internacional de Expresion Grafica Arquitectonica tenutosi a Escuela de Arquitectura de la Universidad de Las Palmas de Gran Canaria nel 22 -23 Mayo 2014).
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