Al suo esordio, nell’autunno del 1823, il pontificato di Leone XII ha già precisi impegni che incombono. Oneri gravosi che attengono al volto della città santa, alla sua ripristinata struttura “sacerdotale”. La dolorosa, recentissima devastazione del San Paolo esige provvedimenti immediati e, necessariamente, una soluzione adeguata che restituisca alla capitale cattolica una delle sue quattro basiliche patriarcali. Vi è poi, vicinissima, la scadenza del quarto di secolo, l’opportunità, quindi, di ristabilire la celebrazione ordinata del giubileo, dopo il mancato appuntamento precedente, allorché circostanze infauste per la Chiesa avevano impedito lo svolgimento della ricorrenza. Si tratta pertanto di contingenze nelle quali i monumenti della religione assumono un’indubbia rilevanza, soprattutto in quanto perno fondamentale del necessario riassetto spirituale che la Roma della restaurazione deve mostrare al mondo. Il decoro atto a qualificare la capitale cristiana è rapportato quasi esclusivamente alla presentazione delle sue chiese, dovendosi rimediare spesso a condizioni di degrado verificatesi a causa dell’occupazione francese. A parte ciò, si può anche tenere conto del patrimonio archeologico della città, del valore universale delle sue antiche vestigia affermatosi e riconosciuto sempre di più nel corso degli ultimi anni. Per quanto la preziosità di quelle architetture rivesta un interesse culturale lontano dalla religione, importante per antiquari e cultori di belle arti, e non per i pellegrini, va considerato che anche da quel punto di vista Roma può beneficiare di nuovi sviluppi. Come l’ultimazione del restauro dell’Arco di Tito, ad esempio, e la sistemazione di altre diverse realtà archeologiche da pochi anni sterrate: episodi discontinui, ancora, giacché una liberazione del Foro è ben lungi dal realizzarsi. Scopo del contributo, in rapporto a tutto questo, è evidenziare le principali linee di intervento adottate e le dinamiche con cui le operazioni si svolgono. Ciò, a partire da un censimento globale delle realizzazioni riportato in accompagnamento al testo.
La città e le sue chiese nel giubileo del 1825: politica d’intervento e restauri nella Roma di Leone XII / Caperna, Maurizio. - In: QUADERNI DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE. - ISSN 1721-5269. - STAMPA. - 148:(2014), pp. 61-72.
La città e le sue chiese nel giubileo del 1825: politica d’intervento e restauri nella Roma di Leone XII
CAPERNA, Maurizio
2014
Abstract
Al suo esordio, nell’autunno del 1823, il pontificato di Leone XII ha già precisi impegni che incombono. Oneri gravosi che attengono al volto della città santa, alla sua ripristinata struttura “sacerdotale”. La dolorosa, recentissima devastazione del San Paolo esige provvedimenti immediati e, necessariamente, una soluzione adeguata che restituisca alla capitale cattolica una delle sue quattro basiliche patriarcali. Vi è poi, vicinissima, la scadenza del quarto di secolo, l’opportunità, quindi, di ristabilire la celebrazione ordinata del giubileo, dopo il mancato appuntamento precedente, allorché circostanze infauste per la Chiesa avevano impedito lo svolgimento della ricorrenza. Si tratta pertanto di contingenze nelle quali i monumenti della religione assumono un’indubbia rilevanza, soprattutto in quanto perno fondamentale del necessario riassetto spirituale che la Roma della restaurazione deve mostrare al mondo. Il decoro atto a qualificare la capitale cristiana è rapportato quasi esclusivamente alla presentazione delle sue chiese, dovendosi rimediare spesso a condizioni di degrado verificatesi a causa dell’occupazione francese. A parte ciò, si può anche tenere conto del patrimonio archeologico della città, del valore universale delle sue antiche vestigia affermatosi e riconosciuto sempre di più nel corso degli ultimi anni. Per quanto la preziosità di quelle architetture rivesta un interesse culturale lontano dalla religione, importante per antiquari e cultori di belle arti, e non per i pellegrini, va considerato che anche da quel punto di vista Roma può beneficiare di nuovi sviluppi. Come l’ultimazione del restauro dell’Arco di Tito, ad esempio, e la sistemazione di altre diverse realtà archeologiche da pochi anni sterrate: episodi discontinui, ancora, giacché una liberazione del Foro è ben lungi dal realizzarsi. Scopo del contributo, in rapporto a tutto questo, è evidenziare le principali linee di intervento adottate e le dinamiche con cui le operazioni si svolgono. Ciò, a partire da un censimento globale delle realizzazioni riportato in accompagnamento al testo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.