Tutti, certamente, conoscono la favola di Esopo intitolata “La cicala e la formica”, nella quale si racconta come, durante l’estate, la formica lavorasse meticolosamente e senza sosta per mettere da parte le provviste per l’inverno, mentre la cicala, tutta intenta a vivere “cogliendo l’attimo”, non faceva altro che cantare e divertirsi tutto il giorno; morale: alla fine la formica si ritrova con il suo gruzzoletto, mentre la cicala muore di fame. Se si trasportassero questi due animali dall’universo della favola esopica a quello della produzione letteraria ne risulterebbero due tipologie autoriali bene precise. La cicala, infatti, non può non riportare alla mente l’autore “auratico”, per dirla con W. Benjamin , che ha caratterizzato fortemente tutta la sfera artistica pre-novecentesca. Il concetto dell’“arte per l’arte” ben si sposerebbe con l’atteggiamento della cicala, che, ascoltando l’istinto senza pensare al domani, basa la sua intera esistenza su una sorta di “ispirazione mistica”, che la porta a cantare senza curarsi di nulla se non del suo stesso canto: vive il momento unico e magico che si fonde con la creazione artistica e ne è caratterizzato. Più interessante risulta, invece, la tipologia autoriale che è simboleggiata dalla formica e che caratterizza tutta quella letteratura di stampo otto-novecentesco, legata all’avvento delle masse e alla loro richiesta di beni culturali di consumo. L’arte come mercificazione conduce alla formica come autore-produttore, i cui prodotti non possono che apparire come forma di merce: il capitale diventa una forma di vita e la letteratura si fa sua ancella. La formica, infatti, nel racconto esopico, passa tutta l’estate, diligentemente e meticolosamente a mettere da parte il cibo: ogni giorno lavora un po’ per ricevere, alla fine, la sua ricompensa, ovvero avere agio di mangiare e , di conseguenza, sopravvivere. Le formiche operaie, con il loro lavoro eterodiretto, basano la loro intera esistenza sulla buona riuscita della loro nota capacità ed efficienza organizzativa. La formica porta a termine il lavoro assegnato, puntualmente ed in modo ripetitivo.

Le formiche e l’apparato di produzione della letteratura: il caso di Sveva Casati Modignani / Medaglia, Francesca. - In: IL PIEDE E L'ORMA. - ISSN 2037-7991. - ELETTRONICO. - 9:(2014), pp. 116-131.

Le formiche e l’apparato di produzione della letteratura: il caso di Sveva Casati Modignani

MEDAGLIA, Francesca
2014

Abstract

Tutti, certamente, conoscono la favola di Esopo intitolata “La cicala e la formica”, nella quale si racconta come, durante l’estate, la formica lavorasse meticolosamente e senza sosta per mettere da parte le provviste per l’inverno, mentre la cicala, tutta intenta a vivere “cogliendo l’attimo”, non faceva altro che cantare e divertirsi tutto il giorno; morale: alla fine la formica si ritrova con il suo gruzzoletto, mentre la cicala muore di fame. Se si trasportassero questi due animali dall’universo della favola esopica a quello della produzione letteraria ne risulterebbero due tipologie autoriali bene precise. La cicala, infatti, non può non riportare alla mente l’autore “auratico”, per dirla con W. Benjamin , che ha caratterizzato fortemente tutta la sfera artistica pre-novecentesca. Il concetto dell’“arte per l’arte” ben si sposerebbe con l’atteggiamento della cicala, che, ascoltando l’istinto senza pensare al domani, basa la sua intera esistenza su una sorta di “ispirazione mistica”, che la porta a cantare senza curarsi di nulla se non del suo stesso canto: vive il momento unico e magico che si fonde con la creazione artistica e ne è caratterizzato. Più interessante risulta, invece, la tipologia autoriale che è simboleggiata dalla formica e che caratterizza tutta quella letteratura di stampo otto-novecentesco, legata all’avvento delle masse e alla loro richiesta di beni culturali di consumo. L’arte come mercificazione conduce alla formica come autore-produttore, i cui prodotti non possono che apparire come forma di merce: il capitale diventa una forma di vita e la letteratura si fa sua ancella. La formica, infatti, nel racconto esopico, passa tutta l’estate, diligentemente e meticolosamente a mettere da parte il cibo: ogni giorno lavora un po’ per ricevere, alla fine, la sua ricompensa, ovvero avere agio di mangiare e , di conseguenza, sopravvivere. Le formiche operaie, con il loro lavoro eterodiretto, basano la loro intera esistenza sulla buona riuscita della loro nota capacità ed efficienza organizzativa. La formica porta a termine il lavoro assegnato, puntualmente ed in modo ripetitivo.
2014
formiche; scrittura industriale; scrittura a quattro mani; scrittura collettiva
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Le formiche e l’apparato di produzione della letteratura: il caso di Sveva Casati Modignani / Medaglia, Francesca. - In: IL PIEDE E L'ORMA. - ISSN 2037-7991. - ELETTRONICO. - 9:(2014), pp. 116-131.
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