Negli ultimi cinquant’anni il problema della tutela e della conservazione del nostro patrimonio archeologico ha assunto un’importanza sempre più rilevante: proprio in virtù di una matura riflessione sull’argomento, rispetto alle posizioni ideologiche tradizionali di “pura conservazione” o di “manutenzione e ripristino”, oggi si è affermato un orientamento più equilibrato, che possiamo definire “critico-conservativo”. Tale approccio tiene conto della specificità di ogni intervento, concepito come fase conclusiva di un processo analitico, in cui l’apporto degli studi archeologici assume un ruolo fondamentale per il sistema di lettura, registrazione e interpretazione dei dati acquisiti sugli edifici oggetto di studio. Infatti, adottando sugli alzati i metodi dell’indagine stratigrafica è possibile storicizzare gli interventi costruttivi, e, nei casi in cui siano presenti anche altre fonti di informazione, arrivare ad attribuire al dato materico una datazione. Oggi più di ieri, dunque, agli operatori è richiesta una vasta competenza, che deve necessariamente comprendere conoscenze “specialistiche” in vari ambiti disciplinari: infatti, avendo come scopo degli studi la redazione di un valido progetto conservativo, occorre considerare in modo approfondito il bene archeologico sotto tutti gli aspetti. Ciò richiede un approccio analitico molto attento, che dal "generale" conduca al "particolare", per acquisire da una parte una visione sintetica, ma non superficiale, dei molteplici approfondimenti necessari, e dall’altra sviluppare la capacità di interagire con esperti e specialisti coinvolti nella prassi conservativa. Quest'ultimo è un settore di ricerca fortemente interdisciplinare, al quale concorrono competenze di archeologia, archeometria (per la caratterizzazione dei materiali edilizi), archivistica (per il recupero della documentazione sullo stato conservativo e sugli interventi di restauro avvenuti nel tempo) e architettura, per ciò che concerne il rilievo. Quest’ultimo è inteso come raccolta, analisi e interpretazione di tutti i dati inerenti l'aspetto geometrico, spaziale, formale dell'organismo architettonico, con tutte le implicazioni costruttive, strutturali, dei materiali e storiche . Inoltre, la lettura stratigrafica verticale così ottenuta, riceverà maggiore completezza se integrata con la stratigrafia orizzontale, cioè con le informazioni che provengono dall’indagine sui piani pavimentali e d'uso e sul sistema di fondazione, recuperate attraverso i saggi di scavo. La nostra équipe, composta da architetti dell'Università di Ferrara, ingegneri strutturisti e archeologi dell'Università di Bologna, archeometristi dell'Università di Parma è impegnata dal 1998 in alcuni programmi di ricerca a Pompei in collaborazione con la locale Soprintendenza archeologica (Casa dei Casti Amanti - Arch. Santopuoli, Insula del Centenario e Casa del Maiale l'intera équipe). In questi cantieri abbiamo dovuto affrontare e risolvere il problema del rilievo finalizzato a obiettivi di volta in volta diversi. Le elaborazioni fin qui realizzate sono innumerevoli e hanno riguardato sia questioni teoriche, quali la definizione e gli scopi del rilievo sia i metodi, gli strumenti e le procedure da utilizzare (metodo diretto, metodo topografico, metodo fotogrammetrico e successivi miglioramenti tecnici di questo, quale il telerilevamento e il rilievo tridimensionale con laser scanner). Possiamo indicare sinteticamente gli scopi del rilievo in 1) misurazione, descrizione, rappresentazione 2) comparazione, 3) classificazione, 4) comprensione. Nel testo vengono illustrati i progetti di ricerca realizzati sulle case Pompeiane dove sono state messe a punto avanzate tecniche di indagine (per esempio, riflettografia e telefotometria) e sono stati anche concretamente affrontati in maniera sistematica ed integrata i principali problemi conservativi, analizzando lo stato di degrado delle strutture e delle superfici. In sintesi, potremmo dire che a poco a poco si è andata costituendo una complessa banca dati riguardante gli aspetti superficiali e strutturali, fino a definire un modello metrico-morfologico. È importante sottolineare come attraverso il progetto di ricerca svolto sia stata definita una metodologia operativa per affrontare lo studio dell’insula nella sua complessità, dalla struttura architettonica alle superfici dipinte e musive. A nostro giudizio tale metodologia riveste un particolare interesse soprattutto in virtù di due caratteristiche: i) la possibilità che essa prevede di incrementare sistematicamente la base dati iniziale: infatti, le banche dati predisposte, cartacee e digitali, sono in realtà dei contenitori aperti, sempre aggiornabili sulla base dei sistemi di codificazione stabiliti, e costituiscono perciò il punto di partenza ideale per poter periodicamente programmare studi ed ulteriori interventi conservativi; ii) la esportabilità ad altri siti ed in altri cantieri, seguendo una logica di standardizzazione che è stata sempre una delle linee guida a cui ci siamo riferiti. In prospettiva future e periodiche campagne di indagini sulle case analizzate, ed in particolare sulle superfici dipinte, potranno contribuire a tenere sotto controllo il suo stato di conservazione.

Il rilievo nell’archeologia del costruito: esperienze a Pompei / Santopuoli, Nicola; S., Santoro. - STAMPA. - 9:(2006), pp. 231-238. (Intervento presentato al convegno Archeometria del costruito - L’edificato storico: materiali, strutture e rischio sismico tenutosi a Ravello nel 6-7 febbraio 2003).

Il rilievo nell’archeologia del costruito: esperienze a Pompei

SANTOPUOLI, NICOLA;
2006

Abstract

Negli ultimi cinquant’anni il problema della tutela e della conservazione del nostro patrimonio archeologico ha assunto un’importanza sempre più rilevante: proprio in virtù di una matura riflessione sull’argomento, rispetto alle posizioni ideologiche tradizionali di “pura conservazione” o di “manutenzione e ripristino”, oggi si è affermato un orientamento più equilibrato, che possiamo definire “critico-conservativo”. Tale approccio tiene conto della specificità di ogni intervento, concepito come fase conclusiva di un processo analitico, in cui l’apporto degli studi archeologici assume un ruolo fondamentale per il sistema di lettura, registrazione e interpretazione dei dati acquisiti sugli edifici oggetto di studio. Infatti, adottando sugli alzati i metodi dell’indagine stratigrafica è possibile storicizzare gli interventi costruttivi, e, nei casi in cui siano presenti anche altre fonti di informazione, arrivare ad attribuire al dato materico una datazione. Oggi più di ieri, dunque, agli operatori è richiesta una vasta competenza, che deve necessariamente comprendere conoscenze “specialistiche” in vari ambiti disciplinari: infatti, avendo come scopo degli studi la redazione di un valido progetto conservativo, occorre considerare in modo approfondito il bene archeologico sotto tutti gli aspetti. Ciò richiede un approccio analitico molto attento, che dal "generale" conduca al "particolare", per acquisire da una parte una visione sintetica, ma non superficiale, dei molteplici approfondimenti necessari, e dall’altra sviluppare la capacità di interagire con esperti e specialisti coinvolti nella prassi conservativa. Quest'ultimo è un settore di ricerca fortemente interdisciplinare, al quale concorrono competenze di archeologia, archeometria (per la caratterizzazione dei materiali edilizi), archivistica (per il recupero della documentazione sullo stato conservativo e sugli interventi di restauro avvenuti nel tempo) e architettura, per ciò che concerne il rilievo. Quest’ultimo è inteso come raccolta, analisi e interpretazione di tutti i dati inerenti l'aspetto geometrico, spaziale, formale dell'organismo architettonico, con tutte le implicazioni costruttive, strutturali, dei materiali e storiche . Inoltre, la lettura stratigrafica verticale così ottenuta, riceverà maggiore completezza se integrata con la stratigrafia orizzontale, cioè con le informazioni che provengono dall’indagine sui piani pavimentali e d'uso e sul sistema di fondazione, recuperate attraverso i saggi di scavo. La nostra équipe, composta da architetti dell'Università di Ferrara, ingegneri strutturisti e archeologi dell'Università di Bologna, archeometristi dell'Università di Parma è impegnata dal 1998 in alcuni programmi di ricerca a Pompei in collaborazione con la locale Soprintendenza archeologica (Casa dei Casti Amanti - Arch. Santopuoli, Insula del Centenario e Casa del Maiale l'intera équipe). In questi cantieri abbiamo dovuto affrontare e risolvere il problema del rilievo finalizzato a obiettivi di volta in volta diversi. Le elaborazioni fin qui realizzate sono innumerevoli e hanno riguardato sia questioni teoriche, quali la definizione e gli scopi del rilievo sia i metodi, gli strumenti e le procedure da utilizzare (metodo diretto, metodo topografico, metodo fotogrammetrico e successivi miglioramenti tecnici di questo, quale il telerilevamento e il rilievo tridimensionale con laser scanner). Possiamo indicare sinteticamente gli scopi del rilievo in 1) misurazione, descrizione, rappresentazione 2) comparazione, 3) classificazione, 4) comprensione. Nel testo vengono illustrati i progetti di ricerca realizzati sulle case Pompeiane dove sono state messe a punto avanzate tecniche di indagine (per esempio, riflettografia e telefotometria) e sono stati anche concretamente affrontati in maniera sistematica ed integrata i principali problemi conservativi, analizzando lo stato di degrado delle strutture e delle superfici. In sintesi, potremmo dire che a poco a poco si è andata costituendo una complessa banca dati riguardante gli aspetti superficiali e strutturali, fino a definire un modello metrico-morfologico. È importante sottolineare come attraverso il progetto di ricerca svolto sia stata definita una metodologia operativa per affrontare lo studio dell’insula nella sua complessità, dalla struttura architettonica alle superfici dipinte e musive. A nostro giudizio tale metodologia riveste un particolare interesse soprattutto in virtù di due caratteristiche: i) la possibilità che essa prevede di incrementare sistematicamente la base dati iniziale: infatti, le banche dati predisposte, cartacee e digitali, sono in realtà dei contenitori aperti, sempre aggiornabili sulla base dei sistemi di codificazione stabiliti, e costituiscono perciò il punto di partenza ideale per poter periodicamente programmare studi ed ulteriori interventi conservativi; ii) la esportabilità ad altri siti ed in altri cantieri, seguendo una logica di standardizzazione che è stata sempre una delle linee guida a cui ci siamo riferiti. In prospettiva future e periodiche campagne di indagini sulle case analizzate, ed in particolare sulle superfici dipinte, potranno contribuire a tenere sotto controllo il suo stato di conservazione.
2006
Archeometria del costruito - L’edificato storico: materiali, strutture e rischio sismico
Pompei; sito archeologico; scavo; conservazione; conoscenza; formazione; rilievo diretto; rilievo fotografico; documentazione fotografica; topografia; catalogazione; stato conservativo
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Il rilievo nell’archeologia del costruito: esperienze a Pompei / Santopuoli, Nicola; S., Santoro. - STAMPA. - 9:(2006), pp. 231-238. (Intervento presentato al convegno Archeometria del costruito - L’edificato storico: materiali, strutture e rischio sismico tenutosi a Ravello nel 6-7 febbraio 2003).
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