The presentation covers some approaches 'interpretation' that have become popular since the 90s in human geography and the study of territorial policies and regional development. We will refer in particular to studies of governmentality (Rose-Miller, 1992), the approach of the 'cultural political economy' proposed by Jessop (2004), and the theory of discourse developed following the work of Laclau and Mouffe (1985 ). On the epistemological level these approaches share a more or less direct reference to Foucault's thought (Crompton-Elden 2007) and, in terms of the method and survey methodologies, the use of typical tools of critical analysis of discourse (Howarth 2000 Rydin 2004). It will highlight the similarities and differences that characterize the different approaches (Uitermark 2005 Muller 2008), also in relation to neighboring prospects as the political geography of criticism, and to the wider debate on the geography of post-modern and post-structuralist (Minca Bialasiewicz-2004). From this perspective, the planning process is not interpreted as a technical tool of dialogue and direct an explicit objective, but rather as a device (re) production of a speech on the geographical space as a place of mediation between power and knowledge and the construction of identity. It will question the ontological presuppositions on which are based the conventional representations of the policies of the so-called 'new regionalism', in reference to three key concepts: the concept of 'actor', the metaphor of the 'network' and the concept of 'region' (Jessop-Brenner-Jones 2008). They will attempt finally to put in this new light on the age-old debate on the relationship between geographic research and regional policies, and to define the distinctive role that the geographical disciplines may have in this area. The goal is to propose an approach that allows to decentralize the traditional unit of inquiry, critically investigate the geographical imaginary through which the territory is read, and give centrality to the dimensions of the conflict, and the power of speech. By reference to some significant case studies of authors such as Hajer (2005), Norval (1996), Gonzales (2006) or Raco (2003), and research conducted by the author in recent years, you will see how this theoretical framework can be translated into specific research methodologies that allow us to reconstruct the genealogy and the effects of material, social, political, and, ultimately, related to the biological process of discursive construction of space.

La presentazione riguarda alcuni approcci ‘interpretativi’ che si sono diffusi a partire dagli anni ’90 nella geografia umana e per lo studio delle politiche territoriali e di sviluppo regionale. Si farà riferimento, in particolare, agli studi sulla governamentalità (Rose-Miller 1992), all’approccio della ‘politica economica culturale’ proposto da Jessop (2004), e alla teoria del discorso sviluppatasi in seguito al lavoro di Laclau e Mouffe (1985). Sul piano epistemologico tali approcci condividono un riferimento più o meno diretto con il pensiero di Foucault (Crompton-Elden 2007) e, sul piano del metodo e delle metodologie di indagine, il ricorso agli strumenti tipici dell’analisi critica del discorso (Howarth 2000, Rydin 2004). Si metteranno in evidenza le analogie e le differenze che caratterizzano i diversi approcci (Uitermark 2005, Muller 2008), anche in relazione a prospettive contermini come la geografia politica critica, e al più ampio dibattito sulla geografia post-moderna e post-strutturalista (Minca-Bialasiewicz 2004). Da questa prospettiva, il processo di pianificazione non è interpretato come uno strumento tecnico e dialogico diretto ad un obiettivo esplicito, ma piuttosto come un dispositivo di (ri)produzione di un discorso sullo spazio geografico, come luogo di mediazione tra potere e sapere e di costruzione delle identità. Si metteranno in discussione i presupposti ontologici sui quali si basano le rappresentazioni convenzionali delle politiche del cosiddetto ‘nuovo regionalismo’, in riferimento a tre concetti chiave: la nozione di ‘attore’, la metafora della ‘rete’ e il concetto di ‘regione’ (Jessop-Brenner-Jones 2008). Si tenterà, infine, di porre in questa nuova luce l’annoso dibattito sulle relazioni tra ricerca geografica e politiche territoriali, e di definire il ruolo distintivo che le discipline geografiche possono avere in questo ambito. L’obiettivo è proporre un approccio che consenta di decentrare le tradizionali unità di indagine, indagare criticamente gli immaginari geografici attraverso i quali viene letto il territorio, e ridare centralità alle dimensioni del conflitto, del potere e del discorso. Attraverso il riferimento ad alcuni casi studio significativi di autori come Hajer (2005), Norval (1996), Gonzales (2006) o Raco (2003), e a ricerche condotte dall’autore in questi anni, si vedrà come tale apparato teorico possa tradursi in specifiche metodologie di indagine che consentano di ricostruire la genealogia e gli effetti materiali, sociali, politici e, al limite, biologici connessi al processo di costruzione discorsiva dello spazio.

Per una geografia critica delle politiche territoriali: approcci interpretativi, immaginari geografici e discorso / Celata, Filippo. - ELETTRONICO. - (2008), pp. 1-24. (Intervento presentato al convegno Nuove prospettive in geografia. Decennale della geografia cafoscarina tenutosi a Venezia nel 6-7 novembre 2008).

Per una geografia critica delle politiche territoriali: approcci interpretativi, immaginari geografici e discorso

CELATA, Filippo
2008

Abstract

The presentation covers some approaches 'interpretation' that have become popular since the 90s in human geography and the study of territorial policies and regional development. We will refer in particular to studies of governmentality (Rose-Miller, 1992), the approach of the 'cultural political economy' proposed by Jessop (2004), and the theory of discourse developed following the work of Laclau and Mouffe (1985 ). On the epistemological level these approaches share a more or less direct reference to Foucault's thought (Crompton-Elden 2007) and, in terms of the method and survey methodologies, the use of typical tools of critical analysis of discourse (Howarth 2000 Rydin 2004). It will highlight the similarities and differences that characterize the different approaches (Uitermark 2005 Muller 2008), also in relation to neighboring prospects as the political geography of criticism, and to the wider debate on the geography of post-modern and post-structuralist (Minca Bialasiewicz-2004). From this perspective, the planning process is not interpreted as a technical tool of dialogue and direct an explicit objective, but rather as a device (re) production of a speech on the geographical space as a place of mediation between power and knowledge and the construction of identity. It will question the ontological presuppositions on which are based the conventional representations of the policies of the so-called 'new regionalism', in reference to three key concepts: the concept of 'actor', the metaphor of the 'network' and the concept of 'region' (Jessop-Brenner-Jones 2008). They will attempt finally to put in this new light on the age-old debate on the relationship between geographic research and regional policies, and to define the distinctive role that the geographical disciplines may have in this area. The goal is to propose an approach that allows to decentralize the traditional unit of inquiry, critically investigate the geographical imaginary through which the territory is read, and give centrality to the dimensions of the conflict, and the power of speech. By reference to some significant case studies of authors such as Hajer (2005), Norval (1996), Gonzales (2006) or Raco (2003), and research conducted by the author in recent years, you will see how this theoretical framework can be translated into specific research methodologies that allow us to reconstruct the genealogy and the effects of material, social, political, and, ultimately, related to the biological process of discursive construction of space.
2008
La presentazione riguarda alcuni approcci ‘interpretativi’ che si sono diffusi a partire dagli anni ’90 nella geografia umana e per lo studio delle politiche territoriali e di sviluppo regionale. Si farà riferimento, in particolare, agli studi sulla governamentalità (Rose-Miller 1992), all’approccio della ‘politica economica culturale’ proposto da Jessop (2004), e alla teoria del discorso sviluppatasi in seguito al lavoro di Laclau e Mouffe (1985). Sul piano epistemologico tali approcci condividono un riferimento più o meno diretto con il pensiero di Foucault (Crompton-Elden 2007) e, sul piano del metodo e delle metodologie di indagine, il ricorso agli strumenti tipici dell’analisi critica del discorso (Howarth 2000, Rydin 2004). Si metteranno in evidenza le analogie e le differenze che caratterizzano i diversi approcci (Uitermark 2005, Muller 2008), anche in relazione a prospettive contermini come la geografia politica critica, e al più ampio dibattito sulla geografia post-moderna e post-strutturalista (Minca-Bialasiewicz 2004). Da questa prospettiva, il processo di pianificazione non è interpretato come uno strumento tecnico e dialogico diretto ad un obiettivo esplicito, ma piuttosto come un dispositivo di (ri)produzione di un discorso sullo spazio geografico, come luogo di mediazione tra potere e sapere e di costruzione delle identità. Si metteranno in discussione i presupposti ontologici sui quali si basano le rappresentazioni convenzionali delle politiche del cosiddetto ‘nuovo regionalismo’, in riferimento a tre concetti chiave: la nozione di ‘attore’, la metafora della ‘rete’ e il concetto di ‘regione’ (Jessop-Brenner-Jones 2008). Si tenterà, infine, di porre in questa nuova luce l’annoso dibattito sulle relazioni tra ricerca geografica e politiche territoriali, e di definire il ruolo distintivo che le discipline geografiche possono avere in questo ambito. L’obiettivo è proporre un approccio che consenta di decentrare le tradizionali unità di indagine, indagare criticamente gli immaginari geografici attraverso i quali viene letto il territorio, e ridare centralità alle dimensioni del conflitto, del potere e del discorso. Attraverso il riferimento ad alcuni casi studio significativi di autori come Hajer (2005), Norval (1996), Gonzales (2006) o Raco (2003), e a ricerche condotte dall’autore in questi anni, si vedrà come tale apparato teorico possa tradursi in specifiche metodologie di indagine che consentano di ricostruire la genealogia e gli effetti materiali, sociali, politici e, al limite, biologici connessi al processo di costruzione discorsiva dello spazio.
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