The strategy of physical and social inclusion of the Grands Ensembles and their inhabitants, which lies behind the “Dorsale Est” project in Paris, represents the interpretation of the French pavilion on the theme of "Common Ground" at the Venice Biennale in 2012; a strategy outlined by the group led by Yves Lion, which foreshadows alternative models based explicitly on bonding, sharing and solidarity as challenges for the construction of the contemporary city, setting out from a critique of the reference models for these building complexes, which appeared on the outskirts of French cities between the early ‘50s and early ‘70s,. Built under the pressure of a severe housing crisis, high population growth and the need to revive economic activity in the country, the grands ensembles were the outcome of an intervention programme for the construction of more than 300,000 social housing units per year; a programme that was strongly dirigiste, and also aimed at the rationalisation and modernis

La strategia di inclusione fisica e sociale dei Grands Ensembles e dei loro abitanti, che orienta il progetto della “Dorsale est” parigina costituisce l’interpretazione del padiglione francese del tema Common Ground della Biennale di Venezia del 2012. Una strategia delineata dal gruppo coordinato da Yves Lion, che partendo da una critica dei modelli di riferimento di questi complessi edilizi, sorti alla periferia delle città francesi tra i primi anni’50 e gli inizi degli anni’70, prefigura modelli alternativi basati esplicitamente sul legame, sulla condivisione, sulla solidarietà come sfide per la costruzione della città contemporanea. Costruiti sotto pressione di una grave crisi degli alloggi, di una forte crescita demografica e della necessità di rianimare l’attività economica del paese, i Grands Ensembles furono l’esito di un programma di intervento dal forte indirizzo dirigistico. che portò alla realizzazione in vent’anni di circa 7 milioni di alloggi che riempirono le periferie della maggior parte delle città francesi. Grandi complessi, sparsi nella campagna e poco collegati, quasi sempre privi di una relazione con il contesto fisico, che ospitavano nella maggioranza dei casi famiglie in condizioni di disagio economico. Una situazione che dal punto di vista sociale apparve subito critica, mentre il modello spaziale messo in atto rispondeva, quanto meno nelle intenzioni, ai canoni della città moderna illustrati nella Carta di Atene. Tuttavia, con la crisi di quel modello anche le proposte di intervento per risolvere questione dei grands ensembles mutarono di indirizzo. L’affermazione del progetto urbano a partire dalla prima metà degli anni ’80, spostò il dibattito sul futuro di questi complessi su altri piani: quello della specificità di ciascuno di essi; del ruolo fondamentale del legame fisico e sociale; dello spazio pubblico come luogo di interazione e componente basilare dell’identità collettiva. Su queste basi comuni diverse posizioni si sono da allora confrontate: da quella più radicale, che propone la demolizione totale o parziale dei grands ensembles e la ricostituzione di nuovi tessuti urbani, a quella della loro sostanziale conservazione. La novità della proposta del gruppo coordinato da Yves Lion, consiste innanzitutto nell’ingrandimento della scala di intervento. Un’evoluzione che va di pari passo con l’avanzamento della riflessione e della sperimentazione sul progetto urbano, che diventa progetto di territorio. L’idea che ha guidato il progetto della “Dorsale Est” di Parigi è stata quella di voler trasmettere la sensazione di trovarsi all’interno di una grande scena territoriale, di fronte ad un brano di città del tutto speciale. Un programma di valorizzazione che mira ad un sostanziale capovolgimento dell’immagine di questi luoghi, con l’ambizione di renderli appetibili, capaci di attrarre altri abitanti in condizioni sociali ed economiche le più diverse. Da questo punto di vista, quelle che per lungo tempo sono state considerate delle criticità dovute al modello di città post-Carta di Atene, possono trasformarsi in punti di forza per costruire la città “post-carbonio”.

Grandi e insieme. Una strategia inclusiva / Donvito, Giacinto. - In: PLANNING DESIGN TECHNOLOGY. - ISSN 2282-7773. - STAMPA. - 1:(2013), pp. 78-85.

Grandi e insieme. Una strategia inclusiva

DONVITO, GIACINTO
2013

Abstract

The strategy of physical and social inclusion of the Grands Ensembles and their inhabitants, which lies behind the “Dorsale Est” project in Paris, represents the interpretation of the French pavilion on the theme of "Common Ground" at the Venice Biennale in 2012; a strategy outlined by the group led by Yves Lion, which foreshadows alternative models based explicitly on bonding, sharing and solidarity as challenges for the construction of the contemporary city, setting out from a critique of the reference models for these building complexes, which appeared on the outskirts of French cities between the early ‘50s and early ‘70s,. Built under the pressure of a severe housing crisis, high population growth and the need to revive economic activity in the country, the grands ensembles were the outcome of an intervention programme for the construction of more than 300,000 social housing units per year; a programme that was strongly dirigiste, and also aimed at the rationalisation and modernis
2013
La strategia di inclusione fisica e sociale dei Grands Ensembles e dei loro abitanti, che orienta il progetto della “Dorsale est” parigina costituisce l’interpretazione del padiglione francese del tema Common Ground della Biennale di Venezia del 2012. Una strategia delineata dal gruppo coordinato da Yves Lion, che partendo da una critica dei modelli di riferimento di questi complessi edilizi, sorti alla periferia delle città francesi tra i primi anni’50 e gli inizi degli anni’70, prefigura modelli alternativi basati esplicitamente sul legame, sulla condivisione, sulla solidarietà come sfide per la costruzione della città contemporanea. Costruiti sotto pressione di una grave crisi degli alloggi, di una forte crescita demografica e della necessità di rianimare l’attività economica del paese, i Grands Ensembles furono l’esito di un programma di intervento dal forte indirizzo dirigistico. che portò alla realizzazione in vent’anni di circa 7 milioni di alloggi che riempirono le periferie della maggior parte delle città francesi. Grandi complessi, sparsi nella campagna e poco collegati, quasi sempre privi di una relazione con il contesto fisico, che ospitavano nella maggioranza dei casi famiglie in condizioni di disagio economico. Una situazione che dal punto di vista sociale apparve subito critica, mentre il modello spaziale messo in atto rispondeva, quanto meno nelle intenzioni, ai canoni della città moderna illustrati nella Carta di Atene. Tuttavia, con la crisi di quel modello anche le proposte di intervento per risolvere questione dei grands ensembles mutarono di indirizzo. L’affermazione del progetto urbano a partire dalla prima metà degli anni ’80, spostò il dibattito sul futuro di questi complessi su altri piani: quello della specificità di ciascuno di essi; del ruolo fondamentale del legame fisico e sociale; dello spazio pubblico come luogo di interazione e componente basilare dell’identità collettiva. Su queste basi comuni diverse posizioni si sono da allora confrontate: da quella più radicale, che propone la demolizione totale o parziale dei grands ensembles e la ricostituzione di nuovi tessuti urbani, a quella della loro sostanziale conservazione. La novità della proposta del gruppo coordinato da Yves Lion, consiste innanzitutto nell’ingrandimento della scala di intervento. Un’evoluzione che va di pari passo con l’avanzamento della riflessione e della sperimentazione sul progetto urbano, che diventa progetto di territorio. L’idea che ha guidato il progetto della “Dorsale Est” di Parigi è stata quella di voler trasmettere la sensazione di trovarsi all’interno di una grande scena territoriale, di fronte ad un brano di città del tutto speciale. Un programma di valorizzazione che mira ad un sostanziale capovolgimento dell’immagine di questi luoghi, con l’ambizione di renderli appetibili, capaci di attrarre altri abitanti in condizioni sociali ed economiche le più diverse. Da questo punto di vista, quelle che per lungo tempo sono state considerate delle criticità dovute al modello di città post-Carta di Atene, possono trasformarsi in punti di forza per costruire la città “post-carbonio”.
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Grandi e insieme. Una strategia inclusiva / Donvito, Giacinto. - In: PLANNING DESIGN TECHNOLOGY. - ISSN 2282-7773. - STAMPA. - 1:(2013), pp. 78-85.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/559315
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact