When in 1983 the SESC-Pompeia was opened, it caused a scandal. The choice of Lina Bo Bardi to restore the Fábrica da Pompeia, an old, plain industrial factory that had no special architectural qualities, was judged by Brazilian architects incomprehensible and meaningless. Three years later, when the SESC-Pompeia was completed with high concrete towers, the opinion did not change: the new parts that emerged from the brick buildings were strange and looked ugly and awkward. Thirty years on this opinion changed and the design of SESC-Pompeia has become universally renowned with the concrete towers becoming symbols of São Paulo skyline. In part, the success of the SESC-Pompeia is due to the "formula SESC" - promoting cultural and recreational centers in urban areas - on the other hand, the specific decision of Lina Bo Bardi to restore a factory already in use by the inhabitants, was a key factor for the anthropological quality of the architecture. The strength of the Bo Bardi’s project is the personal interpretation of the "Tradition of the New" which, according to the idea of history as a historical present, created the conditions for a refurbishment aiming at the creation of a situation and not a monument. This cultural approach inspired a process of "thinking outside the box" and defined the distinctiveness of the work of Lina Bo Bardi. The SESC-Pompeia became a manifesto of Lina Bo Bardi’s architectural work offering a surprisingly contemporary example of ethics and aesthetics. It is a form of architecture that showcases the ability of reusing an existing building to create an egalitarian and inclusive place where people love to travel.

Quando nel 1983 il SESC-Pompéia venne inaugurato, esso sollevò uno scandalo. La scelta di Lina Bo Bardi di recuperare la fabbrica di Pompeia, un vecchio complesso industriale senza particolari qualità architettoniche, fu giudicato dagli architetti brasiliani incomprensibile e senza senso. Tre anni dopo, quando il SESC-Pompéia venne concluso con le alte torri di cemento, il giudizio non cambiò: la nuova parte che emergeva dai fabbricati di mattoni era strana, brutta e sgraziata. A distanza di trent’anni l’opinione è cambiata e il SESC-Pompéia è diventata un’opera universalmente riconosciuta le cui torri di cemento sono tra i simboli del paesaggio di San Paolo. In parte il successo del SESC-Pompéia è dovuto alla “formula SESC” di promuovere dei centri culturali e del tempo libero nei quartieri popolari, ma nel caso specifico la decisione di Lina Bo Bardi di recuperare una fabbrica che già veniva usata dagli abitanti fu la chiave della qualità antropologica di questa architettura. Il punto di forza del progetto bobardiano è infatti la personale interpretazione della Tradizione del Nuovo che secondo un’idea di storia come presente storico, ha posto le condizioni di un recupero finalizzato alla creazione di una situazione e non di un monumento. È stato questo “approccio culturale” ad aver ispirato un processo “fuori dalle righe” che collocano l’architettura di Lina Bo Bardi in un ambito di singolarità. Il SESC-Pompéia è il manifesto dell’architettura bobardiana che si offre come esempio di una concezione etica ed estetica di sorprendente attualità: il recupero intelligente di un luogo già esistente ha permesso di creare un luogo egualitario e inclusivo dove la gente ama recarsi.

Una Citadela da Liberdade a San Paolo. Il Sesc-Pompeia di Lina Bo Bardi / Criconia, Alessandra. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 142/143:(2014), pp. 129-139.

Una Citadela da Liberdade a San Paolo. Il Sesc-Pompeia di Lina Bo Bardi

CRICONIA, Alessandra
2014

Abstract

When in 1983 the SESC-Pompeia was opened, it caused a scandal. The choice of Lina Bo Bardi to restore the Fábrica da Pompeia, an old, plain industrial factory that had no special architectural qualities, was judged by Brazilian architects incomprehensible and meaningless. Three years later, when the SESC-Pompeia was completed with high concrete towers, the opinion did not change: the new parts that emerged from the brick buildings were strange and looked ugly and awkward. Thirty years on this opinion changed and the design of SESC-Pompeia has become universally renowned with the concrete towers becoming symbols of São Paulo skyline. In part, the success of the SESC-Pompeia is due to the "formula SESC" - promoting cultural and recreational centers in urban areas - on the other hand, the specific decision of Lina Bo Bardi to restore a factory already in use by the inhabitants, was a key factor for the anthropological quality of the architecture. The strength of the Bo Bardi’s project is the personal interpretation of the "Tradition of the New" which, according to the idea of history as a historical present, created the conditions for a refurbishment aiming at the creation of a situation and not a monument. This cultural approach inspired a process of "thinking outside the box" and defined the distinctiveness of the work of Lina Bo Bardi. The SESC-Pompeia became a manifesto of Lina Bo Bardi’s architectural work offering a surprisingly contemporary example of ethics and aesthetics. It is a form of architecture that showcases the ability of reusing an existing building to create an egalitarian and inclusive place where people love to travel.
2014
Quando nel 1983 il SESC-Pompéia venne inaugurato, esso sollevò uno scandalo. La scelta di Lina Bo Bardi di recuperare la fabbrica di Pompeia, un vecchio complesso industriale senza particolari qualità architettoniche, fu giudicato dagli architetti brasiliani incomprensibile e senza senso. Tre anni dopo, quando il SESC-Pompéia venne concluso con le alte torri di cemento, il giudizio non cambiò: la nuova parte che emergeva dai fabbricati di mattoni era strana, brutta e sgraziata. A distanza di trent’anni l’opinione è cambiata e il SESC-Pompéia è diventata un’opera universalmente riconosciuta le cui torri di cemento sono tra i simboli del paesaggio di San Paolo. In parte il successo del SESC-Pompéia è dovuto alla “formula SESC” di promuovere dei centri culturali e del tempo libero nei quartieri popolari, ma nel caso specifico la decisione di Lina Bo Bardi di recuperare una fabbrica che già veniva usata dagli abitanti fu la chiave della qualità antropologica di questa architettura. Il punto di forza del progetto bobardiano è infatti la personale interpretazione della Tradizione del Nuovo che secondo un’idea di storia come presente storico, ha posto le condizioni di un recupero finalizzato alla creazione di una situazione e non di un monumento. È stato questo “approccio culturale” ad aver ispirato un processo “fuori dalle righe” che collocano l’architettura di Lina Bo Bardi in un ambito di singolarità. Il SESC-Pompéia è il manifesto dell’architettura bobardiana che si offre come esempio di una concezione etica ed estetica di sorprendente attualità: il recupero intelligente di un luogo già esistente ha permesso di creare un luogo egualitario e inclusivo dove la gente ama recarsi.
Recupero architettura industriale; memoria attiva; architettura antropologica
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Una Citadela da Liberdade a San Paolo. Il Sesc-Pompeia di Lina Bo Bardi / Criconia, Alessandra. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 142/143:(2014), pp. 129-139.
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