Non è facile parlare di vino, di quest’oro autunnale, portato a maturazione con la calma della creazione, dal chicco d’uva che genera virtù del corpo e gioia dell’anima. Sensi mischiati a razionalità; difficile simbiosi che diventa pensiero e poi – premesso sia facile restituire le sollecitazioni che il vino trasmette - parole. Ma per parlare del linguaggio del vino bisogna riconoscere con umiltà la complessità e la finezza ermeneutica dell’argomento. La bevanda magica è un insieme di liquido, di vitigno e di coppa; di terra e di armonia con gli astri. Tant’è, che nel suo percorso di maturazione, segue il sole nelle combinazioni con le stelle. Il vino contaminato dai cicli cosmici attraversa la storia come bevanda sacra e segreta, celando nella composizione il mistero della gioventù eterna e, quindi, della vita perpetua. Legato nella legenda alla rigenerazione stessa dell’esistenza, attraverso la passione di Noe, il succo d’uva fermentato è la materializzazione della vita nascosta, della giovinezza signora e misteriosa, diventando - anche grazie al colore - la riabilitazione tecnologica del sangue. Il sangue ri-creato dal torchio come riconoscimento del trionfo nella lotta contro il tempo. Fino al XVIII secolo i vocaboli e i trattati parlano dei meriti e dei benefici del vino, più che del gusto vero e proprio. Da non più di tre secoli si è iniziato a riflettere sulla sua dimensione sensibile e spesso misteriosa, azzardando una comparazione, direi non molto prima che nascesse anche l’interesse scientifico per i tumulti dell’anima, con la psicanalisi. Ecco perché comunicare un vino vuol dire qualcosa di più di una semplice e distaccata degustazione: vuol dire riproporre la sua combinazione magica tra gli elementi che incontrano la sua storia.
Wine and Psiche/Vino e Psiche / Gavrila, Mihaela. - In: CHARM. - ISSN 1722-1846. - STAMPA. - 1:4/2004(2004), pp. 7-12.
Wine and Psiche/Vino e Psiche
GAVRILA, Mihaela
2004
Abstract
Non è facile parlare di vino, di quest’oro autunnale, portato a maturazione con la calma della creazione, dal chicco d’uva che genera virtù del corpo e gioia dell’anima. Sensi mischiati a razionalità; difficile simbiosi che diventa pensiero e poi – premesso sia facile restituire le sollecitazioni che il vino trasmette - parole. Ma per parlare del linguaggio del vino bisogna riconoscere con umiltà la complessità e la finezza ermeneutica dell’argomento. La bevanda magica è un insieme di liquido, di vitigno e di coppa; di terra e di armonia con gli astri. Tant’è, che nel suo percorso di maturazione, segue il sole nelle combinazioni con le stelle. Il vino contaminato dai cicli cosmici attraversa la storia come bevanda sacra e segreta, celando nella composizione il mistero della gioventù eterna e, quindi, della vita perpetua. Legato nella legenda alla rigenerazione stessa dell’esistenza, attraverso la passione di Noe, il succo d’uva fermentato è la materializzazione della vita nascosta, della giovinezza signora e misteriosa, diventando - anche grazie al colore - la riabilitazione tecnologica del sangue. Il sangue ri-creato dal torchio come riconoscimento del trionfo nella lotta contro il tempo. Fino al XVIII secolo i vocaboli e i trattati parlano dei meriti e dei benefici del vino, più che del gusto vero e proprio. Da non più di tre secoli si è iniziato a riflettere sulla sua dimensione sensibile e spesso misteriosa, azzardando una comparazione, direi non molto prima che nascesse anche l’interesse scientifico per i tumulti dell’anima, con la psicanalisi. Ecco perché comunicare un vino vuol dire qualcosa di più di una semplice e distaccata degustazione: vuol dire riproporre la sua combinazione magica tra gli elementi che incontrano la sua storia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.