“Comunicazione” e “media” sono due parole chiave che segnano il discorso sulla modernità, presentandosi in tante situazioni come un binomio difficilmente scindibile nelle singole parti che lo compongono. Ritrovarle sul frontespizio dello stesso libro indurrebbe un acquirente disattento a selezionare il testo pensando di rimanere incantato dalle sirene del nuovismo, dei lustrini e delle paillette oppure dalla comunicazione come supplente o panacea universale dei problemi sociali. Ma questo libro è in sé una novità. Il posto dell’euforia tecnologica viene preso dalla severa critica alla comunicazione quale facilitatrice della “mutazione individualista” degli italiani. Avvertiamo, dunque, il lettore che si appresti al confronto con Comunicazione e media, di prepararsi a trovarsi di fronte un’opera di agitazione culturale e riposizionamento accademico. Il volume si propone come una riflessione critica sulle conseguenze sociali della comunicazione. Negli ultimi vent’anni, infatti, in Italia e nel resto del mondo, ha avuto modo di diffondersi e imporsi nei media studies una visione sostanzialmente euforica circa gli effetti «taumaturgici» della comunicazione sulla società. L’analisi del nostro tempo, in cui abbiamo per tanti anni guardato (e plaudito) prettamente agli aspetti positivi della comunicazione e al suo potenziale di socializzazione, impone, invece, momenti di riflessione critica e di radicale ripensamento delle reale postura dei media e della loro capacità di allargamento alla partecipazione sociale, di formazione dell’opinione pubblica e di investimento nella relazioni interpersonali. Attraverso la ricostruzione del percorso scientifico che ha condotto al consolidamento della sociologia della comunicazione, il volume di Mario Morcellini vuole indurre il lettore a riconsiderare il modo in cui la comunicazione forgia le parole, i sentimenti e i valori del clima culturale dominante. L’attenzione alle evidenze empiriche, riscontrabili nello scenario della società italiana nei termini di decomposizione sociale, populismo culturale, disaffezione alla vita collettiva e consolidamento della public ignorance, vere e proprie «fratture della coscienza», è diventata nei tempi recenti un imperativo morale per quegli studiosi e ricercatori che, discostandosi dal rassicurante attaccamento agli imperativi culturali dominanti, hanno inaugurato una stagione di autocritica del sapere accademico e di più attenta verifica delle conseguenze sociali dei propri assunti.
Recensione "Comunicazione e Media" / Gavrila, Mihaela. - In: RIVISTA TRIMESTRALE DELLA SCUOLA DI PERFEZIONAMENTO PER LE FORZE DI POLIZIA. - ISSN 2283-3048. - STAMPA. - 3:4:(2013), pp. 169-172.
Recensione "Comunicazione e Media"
GAVRILA, Mihaela
2013
Abstract
“Comunicazione” e “media” sono due parole chiave che segnano il discorso sulla modernità, presentandosi in tante situazioni come un binomio difficilmente scindibile nelle singole parti che lo compongono. Ritrovarle sul frontespizio dello stesso libro indurrebbe un acquirente disattento a selezionare il testo pensando di rimanere incantato dalle sirene del nuovismo, dei lustrini e delle paillette oppure dalla comunicazione come supplente o panacea universale dei problemi sociali. Ma questo libro è in sé una novità. Il posto dell’euforia tecnologica viene preso dalla severa critica alla comunicazione quale facilitatrice della “mutazione individualista” degli italiani. Avvertiamo, dunque, il lettore che si appresti al confronto con Comunicazione e media, di prepararsi a trovarsi di fronte un’opera di agitazione culturale e riposizionamento accademico. Il volume si propone come una riflessione critica sulle conseguenze sociali della comunicazione. Negli ultimi vent’anni, infatti, in Italia e nel resto del mondo, ha avuto modo di diffondersi e imporsi nei media studies una visione sostanzialmente euforica circa gli effetti «taumaturgici» della comunicazione sulla società. L’analisi del nostro tempo, in cui abbiamo per tanti anni guardato (e plaudito) prettamente agli aspetti positivi della comunicazione e al suo potenziale di socializzazione, impone, invece, momenti di riflessione critica e di radicale ripensamento delle reale postura dei media e della loro capacità di allargamento alla partecipazione sociale, di formazione dell’opinione pubblica e di investimento nella relazioni interpersonali. Attraverso la ricostruzione del percorso scientifico che ha condotto al consolidamento della sociologia della comunicazione, il volume di Mario Morcellini vuole indurre il lettore a riconsiderare il modo in cui la comunicazione forgia le parole, i sentimenti e i valori del clima culturale dominante. L’attenzione alle evidenze empiriche, riscontrabili nello scenario della società italiana nei termini di decomposizione sociale, populismo culturale, disaffezione alla vita collettiva e consolidamento della public ignorance, vere e proprie «fratture della coscienza», è diventata nei tempi recenti un imperativo morale per quegli studiosi e ricercatori che, discostandosi dal rassicurante attaccamento agli imperativi culturali dominanti, hanno inaugurato una stagione di autocritica del sapere accademico e di più attenta verifica delle conseguenze sociali dei propri assunti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.