L’articolo si concentra sulle elezioni politiche del 2013 (24-25 febbraio), che arrivano in un momento particolare per la storia sociale dell’Italia, dopo 20 anni di “mutazione individualista”, che, secondo gli studiosi, sarebbe da mettere a carico di una certa personalizzazione della politica, inaugurata e consolidata da Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda invece il ruolo giocato dai media si può osservare come si sia instaurato un circuito, non sempre virtuoro, tra new media e tv, in cui ciascuno citava l'altro e alimentava una bolla comunicativa fatta di reciproci riferimenti incrociati ma, proprio per questo, sostanzialmente lontana dalle attese e dai problemi della gente. Non è escluso che il carattere autoreferenziale di questa comunicazione abbia inciso nella percezione di lontananza che gli elettori hanno sentito rispetto all'agenda della "politica comunicata", e abbia giocato anch'essa un ruolo non secondario nella bassa affluenza alle urne. Fatto che sta che queste elezioni avranno fatto registrare verosimilmente la percentuale più bassa di votanti nella storia delle consultazioni politiche, il che rende la situazione italiana più simile a quella delle altre democrazie mature dove una cospicua quota di astenuti è ritenuta fisiologica. Cambiamo vocabolario fondamentale, appropriandoci di un linguaggio che non ci appartiene e ci inibisce la progettualità: quello dell’economia della crisi e quello della disperazione indotta dall’eccessiva comunicazione del disagio. Ha ragione Scalfari, quando ci ricorda quanto bisogno ci sia della politica per contrastare l'antipolitica. C’è bisogno della politica, quella buona, che parte dalle persone per generare benefici alle persone, imperniata su una sana visione del bene comune e con, alla base, un progetto di società, cioè su una “consapevole visione del bene comune da opporre allo "tsunami" dell'antipolitica”.
ALEGERILE IN ITALIA. ANOTIMPUL SCHIMBARILOR / Gavrila, Mihaela. - In: 22. - ISSN 1220-5761. - STAMPA. - (2013), pp. 22-24.
ALEGERILE IN ITALIA. ANOTIMPUL SCHIMBARILOR
GAVRILA, Mihaela
2013
Abstract
L’articolo si concentra sulle elezioni politiche del 2013 (24-25 febbraio), che arrivano in un momento particolare per la storia sociale dell’Italia, dopo 20 anni di “mutazione individualista”, che, secondo gli studiosi, sarebbe da mettere a carico di una certa personalizzazione della politica, inaugurata e consolidata da Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda invece il ruolo giocato dai media si può osservare come si sia instaurato un circuito, non sempre virtuoro, tra new media e tv, in cui ciascuno citava l'altro e alimentava una bolla comunicativa fatta di reciproci riferimenti incrociati ma, proprio per questo, sostanzialmente lontana dalle attese e dai problemi della gente. Non è escluso che il carattere autoreferenziale di questa comunicazione abbia inciso nella percezione di lontananza che gli elettori hanno sentito rispetto all'agenda della "politica comunicata", e abbia giocato anch'essa un ruolo non secondario nella bassa affluenza alle urne. Fatto che sta che queste elezioni avranno fatto registrare verosimilmente la percentuale più bassa di votanti nella storia delle consultazioni politiche, il che rende la situazione italiana più simile a quella delle altre democrazie mature dove una cospicua quota di astenuti è ritenuta fisiologica. Cambiamo vocabolario fondamentale, appropriandoci di un linguaggio che non ci appartiene e ci inibisce la progettualità: quello dell’economia della crisi e quello della disperazione indotta dall’eccessiva comunicazione del disagio. Ha ragione Scalfari, quando ci ricorda quanto bisogno ci sia della politica per contrastare l'antipolitica. C’è bisogno della politica, quella buona, che parte dalle persone per generare benefici alle persone, imperniata su una sana visione del bene comune e con, alla base, un progetto di società, cioè su una “consapevole visione del bene comune da opporre allo "tsunami" dell'antipolitica”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.