Nel presente articolo si ribadisce l’impossibilità di assimilare il contenuto agiografico del ms. Patmiacus 266, il più antico testimone del cosiddetto Typikon della Grande Chiesa, al Sinassario costantinopolitano, riprendendo argomentazioni già in precedenza presentate dallo scrivente e sviluppandole ulteriormente alla luce del sistematico confronto, relativamente al trimestre marzo-maggio, fra le commemorazioni della più antica recensione del Sinassario di Costantinopoli e quelle del codice patmiaco, nel quale si «riflette probabilmente uno stadio della storia della liturgia bizantina in cui la lectio agiografica era effettuata facendo ricorso a testi epitomati».
Il Patmiacus 266. Un testimone dell'utilizzo liturgico delle epitomi premetafrastiche / Luzzi, Andrea. - In: RIVISTA DI STUDI BIZANTINI E NEOELLENICI. - ISSN 0557-1367. - STAMPA. - 49:(2013), pp. 239-261.
Il Patmiacus 266. Un testimone dell'utilizzo liturgico delle epitomi premetafrastiche
LUZZI, Andrea
2013
Abstract
Nel presente articolo si ribadisce l’impossibilità di assimilare il contenuto agiografico del ms. Patmiacus 266, il più antico testimone del cosiddetto Typikon della Grande Chiesa, al Sinassario costantinopolitano, riprendendo argomentazioni già in precedenza presentate dallo scrivente e sviluppandole ulteriormente alla luce del sistematico confronto, relativamente al trimestre marzo-maggio, fra le commemorazioni della più antica recensione del Sinassario di Costantinopoli e quelle del codice patmiaco, nel quale si «riflette probabilmente uno stadio della storia della liturgia bizantina in cui la lectio agiografica era effettuata facendo ricorso a testi epitomati».File | Dimensione | Formato | |
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