The author investigates the cultural matrixes of Marcello Rebecchini’s ideas with the intention of retracing the more intimate reasons behind his theoretical and design research. A research that existed in a constant state of tension between the idealism of Benedetto Croce – “filtered through the teachings of Giuseppe Nicolosi” – and the positivist dimension linked on the one hand to his education as an engineer and, on the other hand, to his personal explorations of post-Crocian aesthetics. “Through his continual personal interrogation on the sense and nature of making architecture, [… ] Rebecchini fought strongly for an unavoidable utilitas of architecture, its specific practical raison d'être that imposes “a respect for determinant needs extraneous to the pure world of forms, [… ] connected with technology and human life”. This serves as the framework of reference within which to coherently inscribe the palazzine (apartment blocks) constructed during the early 1960s within the Poggio Ameno compound in Rome. It offers evidence of a “depth of thinking reflected in the total awareness of a few, well considered compositional choices, immune to the persuasive fascination of trends and founded instead on a severe and consistent rigour”.

L’autore indaga le matrici culturali del pensiero di Marcello Rebecchini, nell’intento di rintracciare le ragioni più intime della sua ricerca teorica e progettuale, in costante tensione tra l’idealismo crociano – «filtrato attraverso l’insegnamento di Giuseppe Nicolosi» – e la dimensione positivista legata, da un lato alla sua formazione di ingegnere, dall’altro ai suoi personali approfondimenti dell’estetica postcrociana. «Nel suo continuo interrogarsi sul senso e la natura del fare architettonico, [… ] Rebecchini rivendica con forza una imprescindibile utilitas dell’architettura, una sua specifica ragione pratica che impone “il rispetto di determinate esigenze estranee al puro mondo delle forme, […] connesse con la tecnica e la vita dell’uomo”». In questo quadro di riferimento si inscrivono coerentemente le palazzine realizzate nei primi anni Sessanta all’interno del comprensorio Poggio Ameno a Roma, testimonianza di una «profondità di pensiero che si riflette nella piena consapevolezza di poche, meditate scelte compositive, immuni al fascino suadente delle mode e fondate invece su un severo e costante esercizio di rigore».

Pensare, progettare, costruire l'architettura. Gli esordi: variazioni sul "tipo" della palazzina / Cutroni, Fabio. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 140:(2013), pp. 61-68.

Pensare, progettare, costruire l'architettura. Gli esordi: variazioni sul "tipo" della palazzina

CUTRONI, Fabio
2013

Abstract

The author investigates the cultural matrixes of Marcello Rebecchini’s ideas with the intention of retracing the more intimate reasons behind his theoretical and design research. A research that existed in a constant state of tension between the idealism of Benedetto Croce – “filtered through the teachings of Giuseppe Nicolosi” – and the positivist dimension linked on the one hand to his education as an engineer and, on the other hand, to his personal explorations of post-Crocian aesthetics. “Through his continual personal interrogation on the sense and nature of making architecture, [… ] Rebecchini fought strongly for an unavoidable utilitas of architecture, its specific practical raison d'être that imposes “a respect for determinant needs extraneous to the pure world of forms, [… ] connected with technology and human life”. This serves as the framework of reference within which to coherently inscribe the palazzine (apartment blocks) constructed during the early 1960s within the Poggio Ameno compound in Rome. It offers evidence of a “depth of thinking reflected in the total awareness of a few, well considered compositional choices, immune to the persuasive fascination of trends and founded instead on a severe and consistent rigour”.
2013
L’autore indaga le matrici culturali del pensiero di Marcello Rebecchini, nell’intento di rintracciare le ragioni più intime della sua ricerca teorica e progettuale, in costante tensione tra l’idealismo crociano – «filtrato attraverso l’insegnamento di Giuseppe Nicolosi» – e la dimensione positivista legata, da un lato alla sua formazione di ingegnere, dall’altro ai suoi personali approfondimenti dell’estetica postcrociana. «Nel suo continuo interrogarsi sul senso e la natura del fare architettonico, [… ] Rebecchini rivendica con forza una imprescindibile utilitas dell’architettura, una sua specifica ragione pratica che impone “il rispetto di determinate esigenze estranee al puro mondo delle forme, […] connesse con la tecnica e la vita dell’uomo”». In questo quadro di riferimento si inscrivono coerentemente le palazzine realizzate nei primi anni Sessanta all’interno del comprensorio Poggio Ameno a Roma, testimonianza di una «profondità di pensiero che si riflette nella piena consapevolezza di poche, meditate scelte compositive, immuni al fascino suadente delle mode e fondate invece su un severo e costante esercizio di rigore».
Marcello Rebecchini; palazzina; Roma
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Pensare, progettare, costruire l'architettura. Gli esordi: variazioni sul "tipo" della palazzina / Cutroni, Fabio. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - STAMPA. - 140:(2013), pp. 61-68.
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