This essay proposes some ideas and reflections regarding the difficult and complex relationship that exists between the concept of civil society and that of political society. Today the notion of citizenship seems to loose its ability to represent a universal and shared value. We can get a sense of this changing if we look at the newest studies of Partha Chatterjee. These studies, retracing a way from Gramsci to Focault, analyses the concept of «political society» and the notion of «governmentality» as well, and proposes again a critic of the traditional paradigm of «civil society» as we know it with its historic connections with the representative democracy and rights. From this point of view, democratic practices based on communitarian auto-regulation – forms of resistance (and opposition) that today prefigures the possibility of new conditions of political autonomy – can be considered as laboratories of different tools of knowledge, beyond the traditional bounders stressed by the political space of sovereignty (as we interpret this paradigm in western culture). We can think about the different political conceptions that runs through the critical approach of “Subaltern Studies” Collective, and through the investigation of Balibar and Rancière. According with these perspectives, and going beck, at the same time, to Max Weber with his studies dedicated to the «Western city», we can reconsider, in opposition with a conception of static and “established” citizenship, an idea of dynamic and “constituent” citizenship.
Molti tra coloro che oggi si preoccupano di ridisegnare i diversi percorsi della “democrazia partecipativa” sottolineano come la globalizzazione neoliberale, pur essendo egemonica, non è l’unica ed è di fatto sempre più chiamata a fare i conti con un’altra forma di globalizzazione, una globalizzazione alternativa, antiegemonica, costituita dall’insieme delle iniziative, dei movimenti e delle organizzazioni dal basso che attraverso legami, reti e alleanze locali-globali si mobilitano per ottenere maggiori diritti e reale capacità di partecipazione politica. Una ricognizione critica delle categorie politiche fondamentali che definiscono tali prospettive è stata di recente promossa da Étienne Balibar in un piccolo volume dedicato all’istituzione della «cittadinanza», ripensata non tanto in quanto valore universale aprioristicamente costituito, ma in quanto momento di autonomia collettiva, in quanto potere e processo costitutivo storicamente colto in relazione dinamica e dialettica (e, al contempo, antinomica) con la democrazia, ovvero, con l’incessante esigenza di «trasformazione del politico». A partire da simili presupposti, il concetto stesso di cittadinanza (visto da una prospettiva che, in qualche modo, indica anche il suo superamento come forma astratta), è ultimamente apparso, più che altro, come un incessante processo costituente, come una dinamica mai stabilizzata, come uno sviluppo continuo di lotte, conflitti, tensioni, rapporti, contestazioni e negoziazioni tra gruppi sociali e governanti, tra movimenti subalterni e istituzioni egemoni, tra «forme sociali postnazionali» e Stato nazionale, entro il cui dispiegamento storico e concreto vengono a costituirsi sempre nuove soggettività politiche (costitutive e non semplicemente passive e negative) e sempre nuovi processi di tensione e contraddizione, tra esclusione e inclusione sociale, non più delimitati, costituiti, definiti e standardizzati (o immunizzati) da configurazioni giuridiche fisse, rigide e formali. A ben vedere, la possibilità di ripensare una configurazione dinamica e costituente (e non statica e costituita) della cittadinanza (che attraversa soprattutto la critica degli studi culturali e postcoloniali, dei Subaltern Studies indiani e, in particolare, di Parta Chaterjee), offre differenti strumenti per elaborare, sul piano socio-politico, nuovi modelli di “democrazia partecipativa”.
Verso una concezione "costituente" della cittadinanza. Critica dei Subaltern Studies e nuovi modelli di partecipazione politica / Marci, Tito. - In: SOCIOLOGIA. - ISSN 0038-0156. - STAMPA. - 2:XLVII(2013), pp. 14-30.
Verso una concezione "costituente" della cittadinanza. Critica dei Subaltern Studies e nuovi modelli di partecipazione politica
MARCI, Tito
2013
Abstract
This essay proposes some ideas and reflections regarding the difficult and complex relationship that exists between the concept of civil society and that of political society. Today the notion of citizenship seems to loose its ability to represent a universal and shared value. We can get a sense of this changing if we look at the newest studies of Partha Chatterjee. These studies, retracing a way from Gramsci to Focault, analyses the concept of «political society» and the notion of «governmentality» as well, and proposes again a critic of the traditional paradigm of «civil society» as we know it with its historic connections with the representative democracy and rights. From this point of view, democratic practices based on communitarian auto-regulation – forms of resistance (and opposition) that today prefigures the possibility of new conditions of political autonomy – can be considered as laboratories of different tools of knowledge, beyond the traditional bounders stressed by the political space of sovereignty (as we interpret this paradigm in western culture). We can think about the different political conceptions that runs through the critical approach of “Subaltern Studies” Collective, and through the investigation of Balibar and Rancière. According with these perspectives, and going beck, at the same time, to Max Weber with his studies dedicated to the «Western city», we can reconsider, in opposition with a conception of static and “established” citizenship, an idea of dynamic and “constituent” citizenship.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.