L'introduzione con la l. n. 190/2012 della nuova fattispecie di "induzione indebita a dare o promettere utilità" (art. 319-quater c.p.), caratterizzata dall'assoggettamento a pena del privato che ceda alla pressione abusiva del pubblico agente, ha provocato un forte disorientamento nella giurisprudenza di legittimità, attestato dall'emersione di tre diversi indirizzi interpretativi in ordine alla linea di demarcazione con la riformata concussione (art. 317 c.p.), sui quali dovranno il prossimo 24 ottobre esprimersi le Sezioni Unite (per scaricare l'ordinanza di rimessione unitamente a una scheda illustrativa di F. Viganò, clicca qui; cfr. anche i numerosi contributi sul tema già pubblicati dalla nostra Rivista ed elencati nella colonna di destra a fianco). In questo contributo si sostiene che, per effetto della novella, non sono mutate le nozioni di base di "costrizione" e "induzione", che continuano ad essere imperniate sulla maggiore o minore gravità della pressione psichica esercitata sul privato; sono cambiati, invece, i parametri normativi attorno ai quali fondare una distinzione coerente, sul piano assiologico e politico-criminale, con l'invertita posizione penale del privato nelle due ipotesi di reato. In quest'ottica, appare maggiormente plausibile l'orientamento giurisprudenziale c.d. intermedio, il quale valorizza, in funzione integrativa, i criteri del danno ingiusto minacciato dall'intraneus (concussione) e del vantaggio indebito perseguito dall'extraneus (induzione). Realmente decisivo a fini discretivi diviene, così, lo 'spazio di libera determinazione' lasciato al privato, che nella costrizione è estremamente ridotto, giacché limitato alla scelta tra due mali parimenti ingiusti, mentre nell'induzione offre ancora - nonostante l'abuso - margini decisionali improntati al rapporto costi-benefici personali, e cioè al perseguimento di vantaggi indebiti, specifici o indeterminati.
L'incerta frontiera: il discrimine tra concussione e induzione indebita nel nuovo statuto penale della pubblica amministrazione / Mongillo, Vincenzo. - In: DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO. - ISSN 2039-1676. - ELETTRONICO. - (2013), pp. 1-64.
L'incerta frontiera: il discrimine tra concussione e induzione indebita nel nuovo statuto penale della pubblica amministrazione
MONGILLO, Vincenzo
2013
Abstract
L'introduzione con la l. n. 190/2012 della nuova fattispecie di "induzione indebita a dare o promettere utilità" (art. 319-quater c.p.), caratterizzata dall'assoggettamento a pena del privato che ceda alla pressione abusiva del pubblico agente, ha provocato un forte disorientamento nella giurisprudenza di legittimità, attestato dall'emersione di tre diversi indirizzi interpretativi in ordine alla linea di demarcazione con la riformata concussione (art. 317 c.p.), sui quali dovranno il prossimo 24 ottobre esprimersi le Sezioni Unite (per scaricare l'ordinanza di rimessione unitamente a una scheda illustrativa di F. Viganò, clicca qui; cfr. anche i numerosi contributi sul tema già pubblicati dalla nostra Rivista ed elencati nella colonna di destra a fianco). In questo contributo si sostiene che, per effetto della novella, non sono mutate le nozioni di base di "costrizione" e "induzione", che continuano ad essere imperniate sulla maggiore o minore gravità della pressione psichica esercitata sul privato; sono cambiati, invece, i parametri normativi attorno ai quali fondare una distinzione coerente, sul piano assiologico e politico-criminale, con l'invertita posizione penale del privato nelle due ipotesi di reato. In quest'ottica, appare maggiormente plausibile l'orientamento giurisprudenziale c.d. intermedio, il quale valorizza, in funzione integrativa, i criteri del danno ingiusto minacciato dall'intraneus (concussione) e del vantaggio indebito perseguito dall'extraneus (induzione). Realmente decisivo a fini discretivi diviene, così, lo 'spazio di libera determinazione' lasciato al privato, che nella costrizione è estremamente ridotto, giacché limitato alla scelta tra due mali parimenti ingiusti, mentre nell'induzione offre ancora - nonostante l'abuso - margini decisionali improntati al rapporto costi-benefici personali, e cioè al perseguimento di vantaggi indebiti, specifici o indeterminati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.