Strade, piazze, palazzi e infrastrutture compongono la città. La città pubblicitaria è offerta agli spettatori come un insieme di elementi pubblicitari, che sono manipolati tramite i mutevoli diversivi dello spettacolo, e utilizzati indipendentemente dal loro contesto, alla stregua di brillanti e seducenti simboli di moda. E’ una città che perde la sua complessità, e i molteplici valori degli elementi che la compongono, per donarsi sotto forma di tracce narrative private della loro specificità e determinatezza, ma che non cancella automaticamente ogni suo valore politico, culturale o esistenziale. Spazi architettonici che vanno dall’habitat domestico ai luoghi di villeggiatura, alle aree museali ed espositive, ed ambienti urbani, sono oggetto della rappresentazione pubblicitaria. Nella maggior parte dei casi si tratta di contesti comuni come le pareti domestiche di una cucina, di un bagno, di una camera da letto o di spazi urbani anonimi connotati però da specifici elementi di dettaglio architettonico (le colonne di un portico, i timpani di una finestra, il campanile di una chiesa ecc…). Ci sono poi location riconoscibili a livello di massa come quella urbana della città di New York, o di Parigi, o del quartiere periferico di Roma dell’EUR, per le quali l’identificabilità è il presupposto principe della campagna di comunicazione adottata. Una categoria a parte è inoltre rappresentata da tutti quegli spazi privi di qualunque valore di identità come le vie ferroviarie, autostradali, gli abitacoli dei mezzi di trasporto (aerei, treni, auto, bus) e/o relazionale come gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, le catene alberghiere, gli spazi commerciali, i cosiddetti spazi di transito, trasversali, interstiziali, che taluni hanno definito “architettura dell’istante” che si contrappone alla città storica. Per quanto riguarda la prima casistica, la genericità diventa specificità nel momento in cui si riconoscono le particolari connotazioni dei singoli elementi architettonici che sono oggetto di visione e rappresentazione. In questo caso l’immagine di un certo tipo d’edilizia (come quella economica popolare) o di un determinato tessuto urbano (piazza medievale, ponti, ecc..) è comunque un elemento in ogni caso riconducibile ad un determinato momento culturale e temporale.

Luoghi archetipici-pubblicitari: l’identità visiva atopica e atemporale dei contesti urbani e degli organismi architettonici nei visual / LA MANTIA, Mariella. - 5:(2013), pp. 123-128. (Intervento presentato al convegno Atopie tenutosi a Napoli nel 04-05-2012).

Luoghi archetipici-pubblicitari: l’identità visiva atopica e atemporale dei contesti urbani e degli organismi architettonici nei visual

LA MANTIA, MARIELLA
2013

Abstract

Strade, piazze, palazzi e infrastrutture compongono la città. La città pubblicitaria è offerta agli spettatori come un insieme di elementi pubblicitari, che sono manipolati tramite i mutevoli diversivi dello spettacolo, e utilizzati indipendentemente dal loro contesto, alla stregua di brillanti e seducenti simboli di moda. E’ una città che perde la sua complessità, e i molteplici valori degli elementi che la compongono, per donarsi sotto forma di tracce narrative private della loro specificità e determinatezza, ma che non cancella automaticamente ogni suo valore politico, culturale o esistenziale. Spazi architettonici che vanno dall’habitat domestico ai luoghi di villeggiatura, alle aree museali ed espositive, ed ambienti urbani, sono oggetto della rappresentazione pubblicitaria. Nella maggior parte dei casi si tratta di contesti comuni come le pareti domestiche di una cucina, di un bagno, di una camera da letto o di spazi urbani anonimi connotati però da specifici elementi di dettaglio architettonico (le colonne di un portico, i timpani di una finestra, il campanile di una chiesa ecc…). Ci sono poi location riconoscibili a livello di massa come quella urbana della città di New York, o di Parigi, o del quartiere periferico di Roma dell’EUR, per le quali l’identificabilità è il presupposto principe della campagna di comunicazione adottata. Una categoria a parte è inoltre rappresentata da tutti quegli spazi privi di qualunque valore di identità come le vie ferroviarie, autostradali, gli abitacoli dei mezzi di trasporto (aerei, treni, auto, bus) e/o relazionale come gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, le catene alberghiere, gli spazi commerciali, i cosiddetti spazi di transito, trasversali, interstiziali, che taluni hanno definito “architettura dell’istante” che si contrappone alla città storica. Per quanto riguarda la prima casistica, la genericità diventa specificità nel momento in cui si riconoscono le particolari connotazioni dei singoli elementi architettonici che sono oggetto di visione e rappresentazione. In questo caso l’immagine di un certo tipo d’edilizia (come quella economica popolare) o di un determinato tessuto urbano (piazza medievale, ponti, ecc..) è comunque un elemento in ogni caso riconducibile ad un determinato momento culturale e temporale.
2013
Atopie
Architettura; Pubblicità; Comunicazione; Atopie; Visual; Rappresentazione; Immagine
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Luoghi archetipici-pubblicitari: l’identità visiva atopica e atemporale dei contesti urbani e degli organismi architettonici nei visual / LA MANTIA, Mariella. - 5:(2013), pp. 123-128. (Intervento presentato al convegno Atopie tenutosi a Napoli nel 04-05-2012).
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