Il contributo si pone l’obiettivo di dare un apporto alla lettura del sistema dell’industria alimentare in quanto, questo, rispetto ad altri settori, ha delle peculiarità che possono emergere, soprattutto nel momento in cui si affronta il discorso sull’innovazione. È necessario chiarire quanto l’innovazione si ponga non solo come un fine, ma anche come un mezzo per l’ottimizzazione dell’organizzazione del lavoro e del processo produttivo del settore alimentare. L’innovazione è un concetto sociologico definito come l’“introduzione, adozione, applicazione diffusa e “normale” di una nuova tecnica di produzione, di controllo, di amministrazione, di organizzazione (…) in un qualsiasi settore della società” . L’innovazione è uno degli strumenti chiave che contribuiscono al successo competitivo di una qualsiasi azienda o settore. Un concetto di per sé generico e certamente meta-disciplinare, da declinare, come succede alla maggior parte dei concetti, in un ambito specifico, per dotarlo di senso compiuto rispetto al discorso che si vuole affrontare. Parlare di innovazione nel settore alimentare, e quindi individuarne le determinanti, vuol dire costruire una rappresentazione delle dinamiche, dei processi e dei contenuti, che di quello stesso settore fanno parte. Innovare significa “fare qualcosa in modo diverso”. Per un’azienda, questo si traduce in una risposta ai mutamenti dell’ambiente esterno, che permetta di mantenere o sviluppare un business, diversificare l’offerta, reagire a pressioni che vengono esercitate dall’esterno e procedere in linea con i mutamenti (Rothwell, Zegveld, 1982). I driver, ovvero gli ambiti in cui l’innovazione può essere rilevata, possono essere ricondotti a tre categorie: 1. Innovazione di processo: risiede nella capacità di utilizzare metodologie innovative nell’armonizzare i fattori della produzione al fine di ottenere processi produttivi migliori; 2. Innovazione di prodotto/mercato: ideazione di un nuovo prodotto o percepito come nuovo dal consumatore, oppure la penetrazione in un altro segmento del mercato; 3. Innovazione organizzativa: riguarda l’organizzazione, anche del lavoro, dell’impresa per ottimizzare i processi produttivi. Quando si mettono insieme concetti come “innovazione”, “organizzazione”, “lavoro”, “processo” e “produzione”, si deve essere consapevoli di muoversi in un terreno interdisciplinare, tra la sociologia e l’economia. Questo, oltre che da un’onestà “concettuale”, deriva dal fatto che l’analisi economica contemporanea, tanto quanto quella sociale, hanno entrambe a che fare con due aspetti interrelati: la scarsità di risorse e l’incertezza delle strategie. Ne deriva un allargamento di prospettive, che ha fatto sì che l’attenzione, tra gli economisti, si focalizzasse sulle scelte sociali e, tra i sociologi sulle scelte economiche. Cercando, quindi, di analizzare il livello socio-economico dell’innovazione nel settore alimentare, si possono fare delle riflessioni che partono proprio dai driver menzionati prima. I due concept che più risultano essere “impattanti” rispetto alle risorse umane sono quello della Ricerca e Sviluppo e dei Cambiamenti Organizzativi. È bene focalizzare l’attenzione su questi due aspetti per comprendere quanto l’innovazione possa essere tradotta e vissuta nelle aziende alimentari.
Le caratteristiche dell'innovazione di prodotto e di processo nell'industria alimentare / F., Farina; M., D'Alessio; D., Pantini; Chiappini, Patricia. - In: AE AGRICOLTURA ALIMENTAZIONE ECONOMIA ECOLOGIA. - ISSN 2036-9948. - STAMPA. - 9:1(2012), pp. 97-108.
Le caratteristiche dell'innovazione di prodotto e di processo nell'industria alimentare
CHIAPPINI, PATRICIA
2012
Abstract
Il contributo si pone l’obiettivo di dare un apporto alla lettura del sistema dell’industria alimentare in quanto, questo, rispetto ad altri settori, ha delle peculiarità che possono emergere, soprattutto nel momento in cui si affronta il discorso sull’innovazione. È necessario chiarire quanto l’innovazione si ponga non solo come un fine, ma anche come un mezzo per l’ottimizzazione dell’organizzazione del lavoro e del processo produttivo del settore alimentare. L’innovazione è un concetto sociologico definito come l’“introduzione, adozione, applicazione diffusa e “normale” di una nuova tecnica di produzione, di controllo, di amministrazione, di organizzazione (…) in un qualsiasi settore della società” . L’innovazione è uno degli strumenti chiave che contribuiscono al successo competitivo di una qualsiasi azienda o settore. Un concetto di per sé generico e certamente meta-disciplinare, da declinare, come succede alla maggior parte dei concetti, in un ambito specifico, per dotarlo di senso compiuto rispetto al discorso che si vuole affrontare. Parlare di innovazione nel settore alimentare, e quindi individuarne le determinanti, vuol dire costruire una rappresentazione delle dinamiche, dei processi e dei contenuti, che di quello stesso settore fanno parte. Innovare significa “fare qualcosa in modo diverso”. Per un’azienda, questo si traduce in una risposta ai mutamenti dell’ambiente esterno, che permetta di mantenere o sviluppare un business, diversificare l’offerta, reagire a pressioni che vengono esercitate dall’esterno e procedere in linea con i mutamenti (Rothwell, Zegveld, 1982). I driver, ovvero gli ambiti in cui l’innovazione può essere rilevata, possono essere ricondotti a tre categorie: 1. Innovazione di processo: risiede nella capacità di utilizzare metodologie innovative nell’armonizzare i fattori della produzione al fine di ottenere processi produttivi migliori; 2. Innovazione di prodotto/mercato: ideazione di un nuovo prodotto o percepito come nuovo dal consumatore, oppure la penetrazione in un altro segmento del mercato; 3. Innovazione organizzativa: riguarda l’organizzazione, anche del lavoro, dell’impresa per ottimizzare i processi produttivi. Quando si mettono insieme concetti come “innovazione”, “organizzazione”, “lavoro”, “processo” e “produzione”, si deve essere consapevoli di muoversi in un terreno interdisciplinare, tra la sociologia e l’economia. Questo, oltre che da un’onestà “concettuale”, deriva dal fatto che l’analisi economica contemporanea, tanto quanto quella sociale, hanno entrambe a che fare con due aspetti interrelati: la scarsità di risorse e l’incertezza delle strategie. Ne deriva un allargamento di prospettive, che ha fatto sì che l’attenzione, tra gli economisti, si focalizzasse sulle scelte sociali e, tra i sociologi sulle scelte economiche. Cercando, quindi, di analizzare il livello socio-economico dell’innovazione nel settore alimentare, si possono fare delle riflessioni che partono proprio dai driver menzionati prima. I due concept che più risultano essere “impattanti” rispetto alle risorse umane sono quello della Ricerca e Sviluppo e dei Cambiamenti Organizzativi. È bene focalizzare l’attenzione su questi due aspetti per comprendere quanto l’innovazione possa essere tradotta e vissuta nelle aziende alimentari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.