In questo articolo sono stati passati in rassegna i principali studi che hanno esaminato i meccanismi sui quali si basa la relazione che collega i disturbi affettivi e le malattie cardiovascolari, sia nei termini di una azione in grado di favorirne lo sviluppo, sia in quelli di una potenzialità a condizionarne il decorso. Relativamente a questi argomenti, in letteratura sono presenti tre linee di ricerca che riguardano rispettivamente: la ricerca degli indici di mortalità per cause cardiovascolari tra i pazienti psichiatrici; l’infl uenza della sintomatologia depressiva come fattore in grado di condizionare lo sviluppo della malattia coronarica nella popolazione generale; gli effetti della depressione come fattore in grado di condizionare il decorso e gli aggravamenti della sintomatologia in pazienti già affetti da malattia coronarica. Anche se al momento non esistono ancora certezze relativamente ai meccanismi mediante i quali la depressione potrebbe favorire lo sviluppo della malattia coronarica, è unanimemente condivisa la convinzione circa un suo ruolo come fattore di rischio primario, in grado cioè di facilitare lo sviluppo della malattia coronarica, indipendentemente dalla possibilità di favorire la presenza di altri fattori di rischio (es.: fumo, consumo di alcol, sedentarietà, eccedenza ponderale, ecc.). Per quanto riguarda il ruolo della sintomatologia depressiva, quando compare come complicazione aggiuntiva in soggetti già affetti da malattia coronarica, questa si è mostrata associata a esiti peggiori, inclusa una ridotta qualità di vita, defi cit funzionale, sintomi cardiaci persistenti e aumentata mortalità. Nel complesso, queste evidenze suggeriscono l’opportunità di monitorare costantemente le condizioni psicopatologiche dei soggetti affetti da malattia coronarica, al fi ne di individuare l’eventuale presenza di sintomi depressivi; un loro trattamento è difatti in grado di migliorare in modo signifi cativo non solo la qualità di vita, ma anche la ripresa funzionale e la prognosi quoad vitam.
Depressione e malattie cardiovascolari I: i meccanismi e la psicopatologia / Parmigiani, Giovanna; A., Bianchi; DELLE CHIAIE, Roberto. - In: MEDICINA PSICOSOMATICA. - ISSN 0025-7893. - STAMPA. - 53:4(2008), pp. 171-182.
Depressione e malattie cardiovascolari I: i meccanismi e la psicopatologia
PARMIGIANI, GIOVANNAPrimo
;DELLE CHIAIE, ROBERTOUltimo
2008
Abstract
In questo articolo sono stati passati in rassegna i principali studi che hanno esaminato i meccanismi sui quali si basa la relazione che collega i disturbi affettivi e le malattie cardiovascolari, sia nei termini di una azione in grado di favorirne lo sviluppo, sia in quelli di una potenzialità a condizionarne il decorso. Relativamente a questi argomenti, in letteratura sono presenti tre linee di ricerca che riguardano rispettivamente: la ricerca degli indici di mortalità per cause cardiovascolari tra i pazienti psichiatrici; l’infl uenza della sintomatologia depressiva come fattore in grado di condizionare lo sviluppo della malattia coronarica nella popolazione generale; gli effetti della depressione come fattore in grado di condizionare il decorso e gli aggravamenti della sintomatologia in pazienti già affetti da malattia coronarica. Anche se al momento non esistono ancora certezze relativamente ai meccanismi mediante i quali la depressione potrebbe favorire lo sviluppo della malattia coronarica, è unanimemente condivisa la convinzione circa un suo ruolo come fattore di rischio primario, in grado cioè di facilitare lo sviluppo della malattia coronarica, indipendentemente dalla possibilità di favorire la presenza di altri fattori di rischio (es.: fumo, consumo di alcol, sedentarietà, eccedenza ponderale, ecc.). Per quanto riguarda il ruolo della sintomatologia depressiva, quando compare come complicazione aggiuntiva in soggetti già affetti da malattia coronarica, questa si è mostrata associata a esiti peggiori, inclusa una ridotta qualità di vita, defi cit funzionale, sintomi cardiaci persistenti e aumentata mortalità. Nel complesso, queste evidenze suggeriscono l’opportunità di monitorare costantemente le condizioni psicopatologiche dei soggetti affetti da malattia coronarica, al fi ne di individuare l’eventuale presenza di sintomi depressivi; un loro trattamento è difatti in grado di migliorare in modo signifi cativo non solo la qualità di vita, ma anche la ripresa funzionale e la prognosi quoad vitam.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.