Background scientifico: Diversi studi hanno rilevato che l’epoca della diagnosi e le modalità d’intervento possono modulare la prognosi a lungo termine dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) sia per quanto riguarda l’entità del disturbo, sia, soprattutto per quanto concerne l’outcome psichico e sociale. Scopo: L’obiettivo di questa ricerca è quello di rintracciare ed analizzare nella storia personale dei ragazzi con DSA, quelle variabili che vengono ritenute predittive sia rispetto all’esito che all’evoluzione del disturbo. Metodologie e soggetti: è stato effettuato uno studio retrospettivo su un campione di ragazzi con DSA, età superiore ai 14 anni e follow-up di almeno 5 anni, seguiti presso il Servizio di Neuropsicologia del “Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile” dell’Università di Roma Sapienza. I dati riguardanti le diverse variabili relative al disturbo, alla situazione familiare ed al tipo di percorso terapeutico e riabilitativo intrapreso, sono stati raccolti dalle cartelle cliniche e dalle valutazioni eseguite negli anni da questi bambini. Il campione totale è costituito da 28 soggetti, 7 femmine e 21 maschi, di età attuale compresa tra i 15 e i 25 anni. Per alcuni soggetti la consultazione diagnostica precedeva la scolarizzazione ed era avvenuta per un Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL). Le variabili cliniche prese in esame riguardavano l'età di arrivo al Servizio (piccoli e grandi) ed il numero ed entità delle cadute presenti al momento della diagnosi (“lievi” e “gravi”). Il campione è stato poi valutato in base a 3 gruppi di variabili: il primo permette di inquadrare la situazione di partenza di ciascun soggetto, il secondo è teso ad individuare il tipo di percorso effettuato, mentre il terzo riguarda la definizione della situazione complessiva attuale. Risultati e discussioni: La presenza di una difficoltà di linguaggio costituisce un elemento di anticipazione dell’arrivo al Servizio. Sono risultati correlati positivamente rispetto all’età di diagnosi anche la durata del percorso riabilitativo e la durata dell’eventuale percorso psicoterapeutico. Nel nostro campione solo il 21% dei casi non presentava problematiche emotivo-comportamentali transitorie o persistenti. Per quanto riguarda la tipologia delle difficoltà emotivo comportamentali associate, la maggioranza dei piccoli presenta problemi internalizzanti, mentre i grandi presentano più spesso un disturbo emotivo-comportamentale misto. L’esito psicopatologico non sembra dipendere dall’età della diagnosi bensì dal tipo di percorso svolto. Complessivamente il 40% del campione affronta ancora il DSA con preoccupazione e solo una minoranza si dicono del tutto soddisfatti del suo andamento. L’età di diagnosi influenza positivamente quest’andamento, ovvero un sufficiente livello si soddisfazione nelle diagnosi tardive era associato ad un disturbo lieve, mentre per i soggetti giunti da piccoli tale soddisfazione era presente anche per i disturbi più gravi. La scelta della Scuola superiore è apparsa orientata prevalentemente verso gli Istituti Tecnici ed appare legata a variabili familiari piuttosto che alle variabili legate al disturbo. In conclusione il peso delle variabili prese in esame sull’evoluzione del disturbo appare variabile e variegato; complessivamente le modalità d’intervento si confermano essere un elemento prognostico significativo per la presenza ed entità dei disturbi psicopatologici associati.

Studio retrospettivo sull’outcome del disturbo specifico dell'apprendimento / M., Vigliante; C., Berardinelli; P., Rampoldi; C., D’Agostini Costa; Penge, Roberta. - STAMPA. - (2011), p. 161. (Intervento presentato al convegno La neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza: dalla ricerca alla clinica tenutosi a Pisa nel 11-14 maggio 2011).

Studio retrospettivo sull’outcome del disturbo specifico dell'apprendimento

PENGE, Roberta
2011

Abstract

Background scientifico: Diversi studi hanno rilevato che l’epoca della diagnosi e le modalità d’intervento possono modulare la prognosi a lungo termine dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) sia per quanto riguarda l’entità del disturbo, sia, soprattutto per quanto concerne l’outcome psichico e sociale. Scopo: L’obiettivo di questa ricerca è quello di rintracciare ed analizzare nella storia personale dei ragazzi con DSA, quelle variabili che vengono ritenute predittive sia rispetto all’esito che all’evoluzione del disturbo. Metodologie e soggetti: è stato effettuato uno studio retrospettivo su un campione di ragazzi con DSA, età superiore ai 14 anni e follow-up di almeno 5 anni, seguiti presso il Servizio di Neuropsicologia del “Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile” dell’Università di Roma Sapienza. I dati riguardanti le diverse variabili relative al disturbo, alla situazione familiare ed al tipo di percorso terapeutico e riabilitativo intrapreso, sono stati raccolti dalle cartelle cliniche e dalle valutazioni eseguite negli anni da questi bambini. Il campione totale è costituito da 28 soggetti, 7 femmine e 21 maschi, di età attuale compresa tra i 15 e i 25 anni. Per alcuni soggetti la consultazione diagnostica precedeva la scolarizzazione ed era avvenuta per un Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL). Le variabili cliniche prese in esame riguardavano l'età di arrivo al Servizio (piccoli e grandi) ed il numero ed entità delle cadute presenti al momento della diagnosi (“lievi” e “gravi”). Il campione è stato poi valutato in base a 3 gruppi di variabili: il primo permette di inquadrare la situazione di partenza di ciascun soggetto, il secondo è teso ad individuare il tipo di percorso effettuato, mentre il terzo riguarda la definizione della situazione complessiva attuale. Risultati e discussioni: La presenza di una difficoltà di linguaggio costituisce un elemento di anticipazione dell’arrivo al Servizio. Sono risultati correlati positivamente rispetto all’età di diagnosi anche la durata del percorso riabilitativo e la durata dell’eventuale percorso psicoterapeutico. Nel nostro campione solo il 21% dei casi non presentava problematiche emotivo-comportamentali transitorie o persistenti. Per quanto riguarda la tipologia delle difficoltà emotivo comportamentali associate, la maggioranza dei piccoli presenta problemi internalizzanti, mentre i grandi presentano più spesso un disturbo emotivo-comportamentale misto. L’esito psicopatologico non sembra dipendere dall’età della diagnosi bensì dal tipo di percorso svolto. Complessivamente il 40% del campione affronta ancora il DSA con preoccupazione e solo una minoranza si dicono del tutto soddisfatti del suo andamento. L’età di diagnosi influenza positivamente quest’andamento, ovvero un sufficiente livello si soddisfazione nelle diagnosi tardive era associato ad un disturbo lieve, mentre per i soggetti giunti da piccoli tale soddisfazione era presente anche per i disturbi più gravi. La scelta della Scuola superiore è apparsa orientata prevalentemente verso gli Istituti Tecnici ed appare legata a variabili familiari piuttosto che alle variabili legate al disturbo. In conclusione il peso delle variabili prese in esame sull’evoluzione del disturbo appare variabile e variegato; complessivamente le modalità d’intervento si confermano essere un elemento prognostico significativo per la presenza ed entità dei disturbi psicopatologici associati.
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