L’utilizzo di erbe mediche nel mondo rappresenta una lunga storia dell’interazione umana con l’ambiente. Le piante usate per la medicina tradizionale contengono una grande varietà di sostanze che possono essere usate per trattare differenti malattie infettive. Gli oli essenziali rappresentano uno dei gruppi più importanti dei composti di origine naturale per il loro elevato potere antimicrobico riconosciuto fin dall’antichità. Posseggono un largo spettro di attività antimicrobica attribuibile nella maggior parte dei casi all’alto contenuto di terpeni. Da un punto di vista chimico gli oli essenziali sono miscele complesse di svariate sostanze organiche che possono contenere da 20 a 60 componenti, in quantità assai differenti. Di solito sono caratterizzate da 2 o 3 componenti principali, presenti in alta concentrazione (dal 20 al 70%), e generalmente responsabili dell’azione biologica, e da un numero variabile di altri costituenti, spesso presenti solo in tracce. È bene tenere presente che i componenti dell’olio essenziale possono variare in funzione del clima, della composizione del suolo, dell’età della pianta, del periodo di raccolta e dai tempi di estrazione. Lo studio di molecole naturali ha acquisito un forte interesse a causa dello sviluppo sempre più diffuso di microrganismi resistenti ai farmaci utilizzati nelle terapie antinfettive. In un progetto per la valorizzazione del patrimonio di piante che nascono spontaneamente nei boschi di Tarquinia, sono state raccolte ed identificate alcune piante, ed ottenuti diversi oli essenziali che sono stati caratterizzati attraverso l’analisi chimica e microbiologica. Tra i diversi microrganismi in grado di produrre ceppi farmaco-resistenti i funghi rappresentano un problema piuttosto rilevante per la difficoltà a reperire nuovi farmaci antimicotici. Sulla base di queste evidenze, sono stati eseguiti studi sia su lieviti che su funghi filamentosi. Tra le diverse attività biologiche attribuite alle sostanze naturali, una particolare importanza è rivestita dalle proprietà, antivirali. Alcune sostanze mostrano la capacità di inibire virus diversi per struttura e strategie replicative. In questo contesto, è stata studiata l’attività antivirale nei confronti dell’Herpes simplex, le cui lesioni si manifestano a livello del derma. Ed infine poiché gli oli essenziali risultano una valida alternativa aglantibiotici, il loro utilizzo potrebbe essere impiegato in agricoltura per contrastare le infezioni delle piante
CARATTERIZZAZIONE CHIMICA ED ATTIVITà ANTIMICROBICA DEGLI OLI ESSENZIALI / Angiolella, Letizia. - STAMPA. - (2012), pp. 33-33. ( IX Congresso Nazionale della Società Italiana di Microbiologia Farmaceutica Ferrara 11/12 ottobre 2012).
CARATTERIZZAZIONE CHIMICA ED ATTIVITà ANTIMICROBICA DEGLI OLI ESSENZIALI
2012
Abstract
L’utilizzo di erbe mediche nel mondo rappresenta una lunga storia dell’interazione umana con l’ambiente. Le piante usate per la medicina tradizionale contengono una grande varietà di sostanze che possono essere usate per trattare differenti malattie infettive. Gli oli essenziali rappresentano uno dei gruppi più importanti dei composti di origine naturale per il loro elevato potere antimicrobico riconosciuto fin dall’antichità. Posseggono un largo spettro di attività antimicrobica attribuibile nella maggior parte dei casi all’alto contenuto di terpeni. Da un punto di vista chimico gli oli essenziali sono miscele complesse di svariate sostanze organiche che possono contenere da 20 a 60 componenti, in quantità assai differenti. Di solito sono caratterizzate da 2 o 3 componenti principali, presenti in alta concentrazione (dal 20 al 70%), e generalmente responsabili dell’azione biologica, e da un numero variabile di altri costituenti, spesso presenti solo in tracce. È bene tenere presente che i componenti dell’olio essenziale possono variare in funzione del clima, della composizione del suolo, dell’età della pianta, del periodo di raccolta e dai tempi di estrazione. Lo studio di molecole naturali ha acquisito un forte interesse a causa dello sviluppo sempre più diffuso di microrganismi resistenti ai farmaci utilizzati nelle terapie antinfettive. In un progetto per la valorizzazione del patrimonio di piante che nascono spontaneamente nei boschi di Tarquinia, sono state raccolte ed identificate alcune piante, ed ottenuti diversi oli essenziali che sono stati caratterizzati attraverso l’analisi chimica e microbiologica. Tra i diversi microrganismi in grado di produrre ceppi farmaco-resistenti i funghi rappresentano un problema piuttosto rilevante per la difficoltà a reperire nuovi farmaci antimicotici. Sulla base di queste evidenze, sono stati eseguiti studi sia su lieviti che su funghi filamentosi. Tra le diverse attività biologiche attribuite alle sostanze naturali, una particolare importanza è rivestita dalle proprietà, antivirali. Alcune sostanze mostrano la capacità di inibire virus diversi per struttura e strategie replicative. In questo contesto, è stata studiata l’attività antivirale nei confronti dell’Herpes simplex, le cui lesioni si manifestano a livello del derma. Ed infine poiché gli oli essenziali risultano una valida alternativa aglantibiotici, il loro utilizzo potrebbe essere impiegato in agricoltura per contrastare le infezioni delle pianteI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


