Il saggio analizza l’attivita’ progettuale di Orazio Torriani nel quadro storico-culturale della Roma dell’inizio del Seicento, attraverso lo studio di alcune opere romane, che consente di riguardare la sua architettura da un’inedita prospettiva. Nelle prime realizzazioni in San Lorenzo de’ Speziali in Miranda (1602-1666) e nei Santi Cosma e Damiano (1626-1632), Torriani rielaborando le preesistenze di eta’ antica, tardo-antica e di periodi successivi, progetta una planimetria di tipo gesuita a navata unica con cappelle laterali e presbiterio leggermente approfondito. In entrambi i casi, l’architetto, in rapporto con le compagini costruttive del passato, utilizza un repertorio linguistico finalizzato al recupero del lessico cinquecentesco che non va al di la’ della combinazione meccanica di frammenti della tipologia manierista e che non supera la semplicita’ del modello consolidato della chiesa congregazionale, al di fuori dal dibattito che, su questo tema, si svolgeva tra Roma e Milano. Pur cogliendo nelle tendenze culturali del tempo, la rinnovata importanza per la conservazione delle memorie cristiane, attribuita al presbiterio; concepito nelle due chiese come sacello a sé stante, rialzato dal piano della navata per accentuare la focalizzazione prospettica verso l’altare. Dopo la meta’ del XVII secolo, nella basilica di San Marco (1654-1657), Torriani, lasciando inalterate le dimensioni planimetriche ed altimetriche dell’impianto a tre navate e dell’area presbiteriale della chiesa precedente, e non modificando la struttura in elevato e di copertura, rienterpreta in maniera piu’ creativa la realta’ architettonica esistente, sperimentando inconsuete cadenze per movimentare le superfici murarie laterali e per articolare lo spazio in un’alternata varieta’ tra preesistenza (le nicchie quattrocentesche) e il suo inserto progettuale (le otto cappelle rettangolari); a cui aggiunge la ricca decorazione interna. Scelte di progetto che, pur adattando la basilica marciana agli orientamenti di funzione e di stile del periodo, attestano il superamento degli schemi cinquecenteschi verso nuove modulazioni della parete, che accomuna Orazio Torriani agli architetti contemporanei che lavorano a Roma tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento.
Orazio Torriani e l'intervento sulle preesistenze in alcune chiese romane / DAL MAS, Roberta Maria. - In: QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA. - ISSN 0485-4152. - STAMPA. - Fascicoli 55/56:Nuova Serie(2012), pp. 121-132.
Orazio Torriani e l'intervento sulle preesistenze in alcune chiese romane
DAL MAS, Roberta Maria
2012
Abstract
Il saggio analizza l’attivita’ progettuale di Orazio Torriani nel quadro storico-culturale della Roma dell’inizio del Seicento, attraverso lo studio di alcune opere romane, che consente di riguardare la sua architettura da un’inedita prospettiva. Nelle prime realizzazioni in San Lorenzo de’ Speziali in Miranda (1602-1666) e nei Santi Cosma e Damiano (1626-1632), Torriani rielaborando le preesistenze di eta’ antica, tardo-antica e di periodi successivi, progetta una planimetria di tipo gesuita a navata unica con cappelle laterali e presbiterio leggermente approfondito. In entrambi i casi, l’architetto, in rapporto con le compagini costruttive del passato, utilizza un repertorio linguistico finalizzato al recupero del lessico cinquecentesco che non va al di la’ della combinazione meccanica di frammenti della tipologia manierista e che non supera la semplicita’ del modello consolidato della chiesa congregazionale, al di fuori dal dibattito che, su questo tema, si svolgeva tra Roma e Milano. Pur cogliendo nelle tendenze culturali del tempo, la rinnovata importanza per la conservazione delle memorie cristiane, attribuita al presbiterio; concepito nelle due chiese come sacello a sé stante, rialzato dal piano della navata per accentuare la focalizzazione prospettica verso l’altare. Dopo la meta’ del XVII secolo, nella basilica di San Marco (1654-1657), Torriani, lasciando inalterate le dimensioni planimetriche ed altimetriche dell’impianto a tre navate e dell’area presbiteriale della chiesa precedente, e non modificando la struttura in elevato e di copertura, rienterpreta in maniera piu’ creativa la realta’ architettonica esistente, sperimentando inconsuete cadenze per movimentare le superfici murarie laterali e per articolare lo spazio in un’alternata varieta’ tra preesistenza (le nicchie quattrocentesche) e il suo inserto progettuale (le otto cappelle rettangolari); a cui aggiunge la ricca decorazione interna. Scelte di progetto che, pur adattando la basilica marciana agli orientamenti di funzione e di stile del periodo, attestano il superamento degli schemi cinquecenteschi verso nuove modulazioni della parete, che accomuna Orazio Torriani agli architetti contemporanei che lavorano a Roma tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.