L'articolo riguarda la rivisitazione della Mostra “Contemporanea 1973-1955”. L'interesse di tale contributo sta nell’attualità dell’operazione culturale condotta da Achille Bonito Oliva insieme a Graziella Lonardi Buontempo che ha segnato il passaggio da un’arte destinata ad interni deputati, allo sconfinamento della molteplicità dei linguaggi in spazi concepiti per altre funzioni. Il luogo che accolse la rappresentazione delle modalità interdipendenti della “Contemporaneità” - arti visive, musica, danza, architettura, design, fotografia, letteratura, cinema, teatro -è il Parcheggio di Villa Borghese finito di costruire pochi mesi prima. Uno spazio enorme, straordinariamente adatto come sfondo alla contemporanea rappresentazione delle diverse espressioni artistiche in cui si prefigura quella tendenza all’ibridazione poi sviluppatasi nei decenni successivi. Il significato di “Contemporanea” è riassunto nello stesso titolo. E’ il raccoglimento delle trasformazioni artistiche dal 1973 al 1955 ed è quindi l’istantanea delle loro differenze e interferenze concentrate in un unico luogo. Un elemento innovativo, insieme al carattere alternativo e interdisciplinare dell’impostazione curatoriale, è il ribaltamento cronologico della messa in scena della “Contemporaneità” che parte dal presente per guardare al passato. Al visitatore veniva fornita una doppia chiave di lettura: il coinvolgimento relativo alle opere esposte era messo in relazione con la ricerca a ritroso dei modelli storici. Il gesto laterale e creativo del critico, che ABO teorizza in quegli anni, riposiziona i linguaggi nei meccanismi in cui essi si attuano restituendo un’idea dell’arte quale spettro del reale che lo riflette modificato di segno. Pochi anni più tardi Bonito Oliva scriverà “L’ideologia del traditore”, un saggio fondamentale la cui struttura ne rispecchia temi e teorie. L’autore capta nel Manierismo modalità dell’arte contemporanea individuando nello spostamento eccentrico della visione dell’artista e nel gusto della citazione e della memoria gli elementi fondativi della sensibilità moderna. In questo senso, la scelta del parcheggio è coerente con la posizione “obliqua e laterale” del critico che con un’incursione segna il “territorio”. Fuori dagli schemi gli spazi “inadeguati” sovraesposti dalla complessità del fantastico e dei linguaggi assumono significati inusitati e nuovi valori. ABO è stato l’avanguardista di tali incursioni che nel tempo hanno occupato suoli, palazzi, istituzioni, infrastrutture; riuscendo ogni volta a far “rinominare” i siti e l’architettura. Il contributo a seguire – “I tracciati percettivi di Piero Sartogo”- si incentra su un intervista all'architetto Piero Sartogo e in particolare riguarda i progetti realizzati negli anni '70 per le tre Mostre - Amore mio, Vitalità del negativo e Contemporanea, curate da Achille Bonito Oliva. I progetti di Sartogo furono impostati come “operazioni visuali” in perfetta sintonia con le intenzioni critiche del curatore. Comune ai diversi progetti è il tema dei tracciati che danno luogo ad atmosfere ambivalenti: in “Vitalità del negativo” dove Sartogo ha lavorato sulla dualità positivo/negativo manipolando luci e ombre e in “Contemporanea” dove ha creato l’illusione di “aria solida” sovrapponendo una serie di reti metalliche. I riferimenti cui si può ricondurre l’idea di utilizzare dispositivi capaci di produrre effetti virtuali nasce dagli studi di Sartogo delle teorie di Rudolf Arnheim dove si sostiene che il percetto è soggetto. Non solo nelle mostre, ma in tutta la sua ricerca, l'architetto romano ha impostato il suo lavoro progettuale sull'idea che lo spazio percepito visivamente è diverso da quello antropometrico della misura.
Contemporanea 1973-1955. Incursioni dell'arte nel tessuto urbano. I tracciati percettivi di Piero Sartogo / DAL FALCO, Federica. - In: DIID. DISEGNO INDUSTRIALE INDUSTRIAL DESIGN. - ISSN 1594-8528. - STAMPA. - 44:(2010), pp. 1-15.
Contemporanea 1973-1955. Incursioni dell'arte nel tessuto urbano. I tracciati percettivi di Piero Sartogo
DAL FALCO, Federica
2010
Abstract
L'articolo riguarda la rivisitazione della Mostra “Contemporanea 1973-1955”. L'interesse di tale contributo sta nell’attualità dell’operazione culturale condotta da Achille Bonito Oliva insieme a Graziella Lonardi Buontempo che ha segnato il passaggio da un’arte destinata ad interni deputati, allo sconfinamento della molteplicità dei linguaggi in spazi concepiti per altre funzioni. Il luogo che accolse la rappresentazione delle modalità interdipendenti della “Contemporaneità” - arti visive, musica, danza, architettura, design, fotografia, letteratura, cinema, teatro -è il Parcheggio di Villa Borghese finito di costruire pochi mesi prima. Uno spazio enorme, straordinariamente adatto come sfondo alla contemporanea rappresentazione delle diverse espressioni artistiche in cui si prefigura quella tendenza all’ibridazione poi sviluppatasi nei decenni successivi. Il significato di “Contemporanea” è riassunto nello stesso titolo. E’ il raccoglimento delle trasformazioni artistiche dal 1973 al 1955 ed è quindi l’istantanea delle loro differenze e interferenze concentrate in un unico luogo. Un elemento innovativo, insieme al carattere alternativo e interdisciplinare dell’impostazione curatoriale, è il ribaltamento cronologico della messa in scena della “Contemporaneità” che parte dal presente per guardare al passato. Al visitatore veniva fornita una doppia chiave di lettura: il coinvolgimento relativo alle opere esposte era messo in relazione con la ricerca a ritroso dei modelli storici. Il gesto laterale e creativo del critico, che ABO teorizza in quegli anni, riposiziona i linguaggi nei meccanismi in cui essi si attuano restituendo un’idea dell’arte quale spettro del reale che lo riflette modificato di segno. Pochi anni più tardi Bonito Oliva scriverà “L’ideologia del traditore”, un saggio fondamentale la cui struttura ne rispecchia temi e teorie. L’autore capta nel Manierismo modalità dell’arte contemporanea individuando nello spostamento eccentrico della visione dell’artista e nel gusto della citazione e della memoria gli elementi fondativi della sensibilità moderna. In questo senso, la scelta del parcheggio è coerente con la posizione “obliqua e laterale” del critico che con un’incursione segna il “territorio”. Fuori dagli schemi gli spazi “inadeguati” sovraesposti dalla complessità del fantastico e dei linguaggi assumono significati inusitati e nuovi valori. ABO è stato l’avanguardista di tali incursioni che nel tempo hanno occupato suoli, palazzi, istituzioni, infrastrutture; riuscendo ogni volta a far “rinominare” i siti e l’architettura. Il contributo a seguire – “I tracciati percettivi di Piero Sartogo”- si incentra su un intervista all'architetto Piero Sartogo e in particolare riguarda i progetti realizzati negli anni '70 per le tre Mostre - Amore mio, Vitalità del negativo e Contemporanea, curate da Achille Bonito Oliva. I progetti di Sartogo furono impostati come “operazioni visuali” in perfetta sintonia con le intenzioni critiche del curatore. Comune ai diversi progetti è il tema dei tracciati che danno luogo ad atmosfere ambivalenti: in “Vitalità del negativo” dove Sartogo ha lavorato sulla dualità positivo/negativo manipolando luci e ombre e in “Contemporanea” dove ha creato l’illusione di “aria solida” sovrapponendo una serie di reti metalliche. I riferimenti cui si può ricondurre l’idea di utilizzare dispositivi capaci di produrre effetti virtuali nasce dagli studi di Sartogo delle teorie di Rudolf Arnheim dove si sostiene che il percetto è soggetto. Non solo nelle mostre, ma in tutta la sua ricerca, l'architetto romano ha impostato il suo lavoro progettuale sull'idea che lo spazio percepito visivamente è diverso da quello antropometrico della misura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.