“Perché mi piace” è la sconcertante risposta che il maestro scozzese rifilava a quanti incautamente gli chiedessero i veri motivi della sua predilezione per il verde, quel verde acceso imposto sui pavimenti della NeueStaatGalerie a Stoccarda sotto forma di gommosa superficie con bolle in rilievo; quel verde che dona una nota magica ed emozionante all’atrio quando un raggio di sole sfugge alle teutoniche nubi. In effetti il suo rapporto col colore appare viscerale più che razionale: ne sono una prova le camicie e i calzini con cui si presentava al pubblico, così come i suoi disegni di architettura, che mostrano una singolare attenzione al colore sin dai tempi dell’università, come messo in luce dalla recente mostra monografica curata da Vidler. Eppure l’uso consapevolmente emozionale del colore giunge solo con la maturità. Nelle prime opere con Gowan, Stirling è soprattutto attento a differenziare struttura da tamponamenti e ad esprimere i materiali in modo sincero. Nelle tre grandi architetture universitarie degli anni ’60-70, a Leicester, Cambridge e Oxford, il colore rosso delle piastrelle che ricoprono superfici e strutture, esprime invece il carattere radicale ed eversivo di un’architettura di ispirazione costruttivista. Gradualmente il suo parco cromatico si amplia, e non solo per combattere la luce grigia delle sue latitudini. I colori art decò che compaiono nelle tavole di progetto giungono sempre più spesso al momento realizzativo. Il suo atteggiamento critico nei confronti del linguaggio modernista, volutamente non-rappresentativo, si esplicita nel tentativo di abbracciarlo in un più vasto orizzonte storico, da una parte, e avanguardista, dall’altra. In questa sorta di congenita attitudine all’inclusione, proprio l’esuberanza cromatica, prima ancora di quella formale, diventa l’evidenza dominante della sua architettura negli anni Settanta e Ottanta, quando Stirling si spinge ad affiancare al bianco purificatore modernista e alla Kahniana sincerità dei materiali, un uso emancipato e ludico dei colori. Così a Stoccarda, il rivestimento lapideo in travertino e arenaria e i volumi intonacati convivono con le tinte sature e artificiali di tubolari, infissi, pensiline ed ascensore. Questi congegni meccanici esibiscono la loro natura di bricolage composti da frammenti di colore diverso: disposti nei punti chiave della promenade architecturale segnano i momenti fondamentali del percorso umano e suggeriscono l’idea di una rovina colonizzata e riabitata da uomini di un’epoca differente. Mentre i colori saturi sembrano parlare soprattutto agli occhi per orientare il corpo, il ruolo di interfaccia con quest’ultimo sembra che resti affidato al materiale naturale per eccellenza, a quel legno che ritroviamo sotto i polpastrelli tutte le volte che afferriamo un corrimano, ci appoggiamo ad un bancone o ci prepariamo a sederci sulle panche.

“Because I like it”. Note sul colore nell’architettura di James Stirling / Colonnese, Fabio. - STAMPA. - VIII A:(2012), pp. 323-330. (Intervento presentato al convegno VIII Conferenza del Colore tenutosi a Bologna nel 13-14 settembre 2012).

“Because I like it”. Note sul colore nell’architettura di James Stirling

COLONNESE, Fabio
2012

Abstract

“Perché mi piace” è la sconcertante risposta che il maestro scozzese rifilava a quanti incautamente gli chiedessero i veri motivi della sua predilezione per il verde, quel verde acceso imposto sui pavimenti della NeueStaatGalerie a Stoccarda sotto forma di gommosa superficie con bolle in rilievo; quel verde che dona una nota magica ed emozionante all’atrio quando un raggio di sole sfugge alle teutoniche nubi. In effetti il suo rapporto col colore appare viscerale più che razionale: ne sono una prova le camicie e i calzini con cui si presentava al pubblico, così come i suoi disegni di architettura, che mostrano una singolare attenzione al colore sin dai tempi dell’università, come messo in luce dalla recente mostra monografica curata da Vidler. Eppure l’uso consapevolmente emozionale del colore giunge solo con la maturità. Nelle prime opere con Gowan, Stirling è soprattutto attento a differenziare struttura da tamponamenti e ad esprimere i materiali in modo sincero. Nelle tre grandi architetture universitarie degli anni ’60-70, a Leicester, Cambridge e Oxford, il colore rosso delle piastrelle che ricoprono superfici e strutture, esprime invece il carattere radicale ed eversivo di un’architettura di ispirazione costruttivista. Gradualmente il suo parco cromatico si amplia, e non solo per combattere la luce grigia delle sue latitudini. I colori art decò che compaiono nelle tavole di progetto giungono sempre più spesso al momento realizzativo. Il suo atteggiamento critico nei confronti del linguaggio modernista, volutamente non-rappresentativo, si esplicita nel tentativo di abbracciarlo in un più vasto orizzonte storico, da una parte, e avanguardista, dall’altra. In questa sorta di congenita attitudine all’inclusione, proprio l’esuberanza cromatica, prima ancora di quella formale, diventa l’evidenza dominante della sua architettura negli anni Settanta e Ottanta, quando Stirling si spinge ad affiancare al bianco purificatore modernista e alla Kahniana sincerità dei materiali, un uso emancipato e ludico dei colori. Così a Stoccarda, il rivestimento lapideo in travertino e arenaria e i volumi intonacati convivono con le tinte sature e artificiali di tubolari, infissi, pensiline ed ascensore. Questi congegni meccanici esibiscono la loro natura di bricolage composti da frammenti di colore diverso: disposti nei punti chiave della promenade architecturale segnano i momenti fondamentali del percorso umano e suggeriscono l’idea di una rovina colonizzata e riabitata da uomini di un’epoca differente. Mentre i colori saturi sembrano parlare soprattutto agli occhi per orientare il corpo, il ruolo di interfaccia con quest’ultimo sembra che resti affidato al materiale naturale per eccellenza, a quel legno che ritroviamo sotto i polpastrelli tutte le volte che afferriamo un corrimano, ci appoggiamo ad un bancone o ci prepariamo a sederci sulle panche.
2012
VIII Conferenza del Colore
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
“Because I like it”. Note sul colore nell’architettura di James Stirling / Colonnese, Fabio. - STAMPA. - VIII A:(2012), pp. 323-330. (Intervento presentato al convegno VIII Conferenza del Colore tenutosi a Bologna nel 13-14 settembre 2012).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/498813
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