Il “disegno e grafica a rilievo”, rivolto all'Universal Design, ha come ambito d'interesse quello dei sistemi di segnaletica o “wayfinding”, volti all'orientamento spaziale dei visitatori di un determinato luogo. È un campo d'indagine di recente sviluppo, in cui converge l'interesse dell'architetto, esperto nella rappresentazione e discretizzazione della forma dello spazio, del tiflologo, quale esperto delle modalità percettive dei disabili visivi, e del grafico, nell'ideazione di simboli e caratteri tipografici riconoscibili anche mediante percezione aptica. La discretizzazione della forma della realtà consente l'individuazione degli elementi salienti che costituiscono uno spazio interno od esterno (inteso, ad esempio, come gli elementi e le superfici che caratterizzano il perimetro di un edificio), per consentirne una riconoscibilità visiva in termini iconici. Lo spazio è semplificato con forme geometriche elementari, che possono essere riconosciute sia visivamente che apticamente. È in questo secondo aspetto che interviene il tiflologo, fornendo indicazioni sulle modalità recettive della percezione aptica, sulle forme geometriche più facilmente individuabili e riconoscibili dai polpastrelli delle dita e su ciò che può essere confortevole o pericoloso e causare tagli o ferite sulle dita stesse. Indicazioni possono essere anche fornite in merito ai materiali che sono più facilmente percepibili e su quelli che risultano fastidiosi “al tatto”, creando un “rumore” di fondo che rende l'informazione più difficile da percepire. Il perfezionamento e la trasformazione in informazioni comprensibili per il disabile visivo, è possibile grazie al lavoro del grafico, che crea e rende contemporaneamente riconoscibili dal canale visivo e dal canale aptico “simboli” e “caratteri tipografici”, pensati sia in “nero”, o “large print”, che in “braille”. Questa forma di rappresentazione esce dal piano bidimensionale per assumere un carattere a “rilievo”, è una rappresentazione da “visualizzare” ed “esplorare”, contemporaneamente mediante la vista ed il senso tattile “aptico”. In questa forma di rappresentazione, come in quella del “disegno a rilievo”, vanno rispettati alcuni criteri imprescindibili. Bisogna tenere conto che il tatto ha una capacità di discriminazione incomparabilmente minore di quella della vista: linee o punti al di sotto di una certa dimensione non risultano percepibili. Vi sono soglie di spessore, di larghezza, di distanza fra segni grafici che bisogna conoscere e non superare: per esempio due linee situate l'una accanto all'altra a meno di due millimetri vengono percepite normalmente dai polpastrelli delle dita come una linea sola. Quindi bisogna semplificare il disegno, mantenendo fra le linee, i punti e le superfici distanze che rispettino quel criterio o altri analoghi.
Disegno a rilievo e Universal Design / Empler, Tommaso. - In: TSPORT. - ISSN 1121-6913. - STAMPA. - 288:(2012), pp. 97-102.
Disegno a rilievo e Universal Design
EMPLER, TOMMASO
2012
Abstract
Il “disegno e grafica a rilievo”, rivolto all'Universal Design, ha come ambito d'interesse quello dei sistemi di segnaletica o “wayfinding”, volti all'orientamento spaziale dei visitatori di un determinato luogo. È un campo d'indagine di recente sviluppo, in cui converge l'interesse dell'architetto, esperto nella rappresentazione e discretizzazione della forma dello spazio, del tiflologo, quale esperto delle modalità percettive dei disabili visivi, e del grafico, nell'ideazione di simboli e caratteri tipografici riconoscibili anche mediante percezione aptica. La discretizzazione della forma della realtà consente l'individuazione degli elementi salienti che costituiscono uno spazio interno od esterno (inteso, ad esempio, come gli elementi e le superfici che caratterizzano il perimetro di un edificio), per consentirne una riconoscibilità visiva in termini iconici. Lo spazio è semplificato con forme geometriche elementari, che possono essere riconosciute sia visivamente che apticamente. È in questo secondo aspetto che interviene il tiflologo, fornendo indicazioni sulle modalità recettive della percezione aptica, sulle forme geometriche più facilmente individuabili e riconoscibili dai polpastrelli delle dita e su ciò che può essere confortevole o pericoloso e causare tagli o ferite sulle dita stesse. Indicazioni possono essere anche fornite in merito ai materiali che sono più facilmente percepibili e su quelli che risultano fastidiosi “al tatto”, creando un “rumore” di fondo che rende l'informazione più difficile da percepire. Il perfezionamento e la trasformazione in informazioni comprensibili per il disabile visivo, è possibile grazie al lavoro del grafico, che crea e rende contemporaneamente riconoscibili dal canale visivo e dal canale aptico “simboli” e “caratteri tipografici”, pensati sia in “nero”, o “large print”, che in “braille”. Questa forma di rappresentazione esce dal piano bidimensionale per assumere un carattere a “rilievo”, è una rappresentazione da “visualizzare” ed “esplorare”, contemporaneamente mediante la vista ed il senso tattile “aptico”. In questa forma di rappresentazione, come in quella del “disegno a rilievo”, vanno rispettati alcuni criteri imprescindibili. Bisogna tenere conto che il tatto ha una capacità di discriminazione incomparabilmente minore di quella della vista: linee o punti al di sotto di una certa dimensione non risultano percepibili. Vi sono soglie di spessore, di larghezza, di distanza fra segni grafici che bisogna conoscere e non superare: per esempio due linee situate l'una accanto all'altra a meno di due millimetri vengono percepite normalmente dai polpastrelli delle dita come una linea sola. Quindi bisogna semplificare il disegno, mantenendo fra le linee, i punti e le superfici distanze che rispettino quel criterio o altri analoghi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.