Era il 1965 quando a Tilburg, piccola cittadina della regione del Noord-Brabant olandese, Koenraad van der Gaast realizzava un’architettura che avrebbe segnato un punto di svolta nella concezione delle stazioni passanti olandesi, rimettendo al centro del progetto il tema della copertura quale potente espressione iconica dell’idea di stazione. A distanza di quasi cinquant’anni un altro progetto olandese sembra affrontare il tema con lo stesso piglio e la stessa attenzione al valore della copertura quale elemento emblematico dell’organismo stazione, la Bijlmer ArenA station di Amsterdam. (…) la stazione serve il quadrante sud est della città lungo la linea che collega Amsterdam con Utrecht (…) è stata pensata come nodo d’interscambio tra la rete dei trasporti ferroviari nazionali, la linea metropolitana della città e la rete dei bus e dei taxi urbani, senza dimenticare l’ulteriore carico antropico generato dall’essere luogo di ritrovo per le ingenti masse che vi si riversano in occasione degli eventi sportivi svolti nel vicino stadio. (…) Tutto il progetto ruota intorno al tema della trasformazione dell’immaginario collettivo legato al viadotto ferroviario, quasi sempre considerato come mero elemento infrastrutturale che genera spazi di risulta ed emarginazione e che qui si vuole invece interpretare come corpo plastico che organizza e gerarchizza lo spazio individuando un sopra, deputato all’interfaccia utenti-treno ed un sotto che aspira a diventare una sorta di piazza urbana, luogo di passaggio e mediazione tra il fluire delle dinamiche urbane ed il sistema lineare della rete ferroviaria. La chiave attraverso la quale tradurre questa volontà di qualità spaziale nell’ambito del disegno dello spazio inferiore è stata quella della luce naturale, da sempre materiale fenomenico che produce sensazioni positive nell’uomo. I quattro viadotti che attraversano il sedime della stazione che, se fossero stati uniti avrebbero generato un tunnel buio di 100 m. di lunghezza, vengono separati consentendo alla luce naturale di scendere liberamente sino al piano inferiore. Si genera così uno spazio estremamente fluido e permeabile agli sguardi anche secondo traguardi visivi in diagonale che ne esaltano le caratteristiche di luogo trasparente, sia in termini letterali che metaforici, infondendo negli utenti una piacevole sensazione di sicurezza.

La stazione ferroviaria di Amsterdam, Bijlmer ArenA, di Grimshaw Architects e Arcadis Architecten / Grimaldi, Andrea. - In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - STAMPA. - 425(2012), pp. 44-51.

La stazione ferroviaria di Amsterdam, Bijlmer ArenA, di Grimshaw Architects e Arcadis Architecten.

GRIMALDI, ANDREA
2012

Abstract

Era il 1965 quando a Tilburg, piccola cittadina della regione del Noord-Brabant olandese, Koenraad van der Gaast realizzava un’architettura che avrebbe segnato un punto di svolta nella concezione delle stazioni passanti olandesi, rimettendo al centro del progetto il tema della copertura quale potente espressione iconica dell’idea di stazione. A distanza di quasi cinquant’anni un altro progetto olandese sembra affrontare il tema con lo stesso piglio e la stessa attenzione al valore della copertura quale elemento emblematico dell’organismo stazione, la Bijlmer ArenA station di Amsterdam. (…) la stazione serve il quadrante sud est della città lungo la linea che collega Amsterdam con Utrecht (…) è stata pensata come nodo d’interscambio tra la rete dei trasporti ferroviari nazionali, la linea metropolitana della città e la rete dei bus e dei taxi urbani, senza dimenticare l’ulteriore carico antropico generato dall’essere luogo di ritrovo per le ingenti masse che vi si riversano in occasione degli eventi sportivi svolti nel vicino stadio. (…) Tutto il progetto ruota intorno al tema della trasformazione dell’immaginario collettivo legato al viadotto ferroviario, quasi sempre considerato come mero elemento infrastrutturale che genera spazi di risulta ed emarginazione e che qui si vuole invece interpretare come corpo plastico che organizza e gerarchizza lo spazio individuando un sopra, deputato all’interfaccia utenti-treno ed un sotto che aspira a diventare una sorta di piazza urbana, luogo di passaggio e mediazione tra il fluire delle dinamiche urbane ed il sistema lineare della rete ferroviaria. La chiave attraverso la quale tradurre questa volontà di qualità spaziale nell’ambito del disegno dello spazio inferiore è stata quella della luce naturale, da sempre materiale fenomenico che produce sensazioni positive nell’uomo. I quattro viadotti che attraversano il sedime della stazione che, se fossero stati uniti avrebbero generato un tunnel buio di 100 m. di lunghezza, vengono separati consentendo alla luce naturale di scendere liberamente sino al piano inferiore. Si genera così uno spazio estremamente fluido e permeabile agli sguardi anche secondo traguardi visivi in diagonale che ne esaltano le caratteristiche di luogo trasparente, sia in termini letterali che metaforici, infondendo negli utenti una piacevole sensazione di sicurezza.
2012
stazioni ferroviarie; nodi intermodali; spazi pubblici
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La stazione ferroviaria di Amsterdam, Bijlmer ArenA, di Grimshaw Architects e Arcadis Architecten / Grimaldi, Andrea. - In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - STAMPA. - 425(2012), pp. 44-51.
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