E opinione comune che la perdita di alcuni gradi di extrarotazione, dopo un intervento chirurgico di stabilizzazione in spalle con instabilità anteriore, sia il sacrificio indispensabile per ottenere una soddisfacente stabilità articolare (DePalma, 1950; Watson-Jones, 1955), E altresi diffusa l’idea che la riduzione post-chirurgica di alcuni gradi di extrarotazione sia generalmente ben tollerata o addirittura sconosciuta a coloro che non svolgono attività lavorative o sportive che richiedano un elevato impegno degli arti superiori (Hovelius et al., 1979). Studi retrospettivi (Hawkins e Angelo, 1990; Lusardi et al., 1993) hanno tuttavia dimostrato che una capsulorrafia serrata, responsabile, da una parte, di una soddisfacente stabilizzazione, ma dall'altra, di una riduzione dell’extrarotazione, causa alterazioni degenerative articolari a distanza. Ciononostante, ancora oggi vi sono pareri contrastanti sui gradi della riduzione dell'extrarotazione conseguente ad interventi chirurgici di stabilizzazione e sulla percentuale di pazienti che hanno tale limitazione articolare post-chirurgica. Moseley (1961) e Helium et al. (1973), ad esempio, ritengono che la capsulorrafia secondo la tecnica originate di Bankart comporti mediamente una perdita di 20° dell'extrarotazione; per Gill et al. (1997), invece, la riduzione media e di 12°. In tre studi retrospettivi, Werner e Reimers (1972), Rowe et al. (1978) e Hovelius et al. (1979) hanno osservato, rispettivamente, che il 4.7%, 25% e 69% dei pazienti sottoposti a stabilizzazione secondo Bankart conservano una motilità articolare completa. Altre incongruenze emergono dalle analisi condotte su pazienti sottoposti a tecniche chirurgiche a cielo aperto concettualmente diverse da quella di Bankart. In due studi retrospettivi, su pazienti sottoposti ad intervento di stabilizzazione secondo Putti-Platt, la perdita media dell'extrarotazione e stata di 17° (Leach et al., 1982) e 30° (Quigley e Freedman, 1974). Da altri studi e emerso che la riduzione dopo la tecnica di Magnuson-Stack e compresa tra 10° (Karadimas et a)., 1980) e 30° (Ahmadain, 1987), tra 12° (Carol et al,, 1985) e 20° (Hovelius et al., 1983) dopo la procedura di Bristow-Lalarjet, e tra 5° (Werner e Reimers, 1972) e 10° (Paavolainen et al., 1984) dopo Tintervento di Hybbinette. In molti degli studi retrospettivi, non e descritto il metodo utilizzato per la misurazione dell'extrarotazione residua, e, dei pazienti esaminati, viene usualmente indicato soltanto il sesso e I'eta media. Studi epidemiologici hanno invece dimostrato che il grado di motilità della spalla dipende anche da altre caratteristiche dell'esaminato quale: I'eta, razza, occupazione, stato culturale e sociale e posizione del soggetto durante la misurazione (Ahlberg et al., 1988; Gunal et al., 1996). Recentemente e stata rilevata anche una differenza significativa del’extrarotazione attiva tra i due lati che ha reso non perfettamente sovrapponibile la misurazione del gradi residui di un lato mediante il confronto con I'arto controlaterale (Gunal et al., 1996). Nel nostro studio abbiamo valutato clinicamente la funzionalità della spalla in gruppi di pazienti che per un'instabilità anteriore di spalla sono stati .sottoposti a diverse tecniche chirurgiche di stabilizzazione e abbiamo correlato la motilità della spalla alle caratteristiche anagrafiche del paziente, al suo stato sociale e culturale. Alcuni dei pazienti di ciascun gruppo sono stati sottoposti a valutazione della forza mediante dinamometro isocinetico mettendo a confronto i valori del lato operato con quelli del controlaterale.

Studio multicentrico sulla nuova normalità della spalla instabile operata. Valutazione clinica ed isocinetica / Postacchini, Franco; Gumina, Stefano; Cinotti, Gianluca; Ferretti, Andrea; DE CARLI, Angelo; Castagna, A.; SCHIAVONE PANNI, A.; Gambrioli, P. L.; Cerciello, G.; Rossetti, D.; Conti, M.; Melegatti, G.. - In: GIORNALE ITALIANO DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA. - ISSN 0390-0134. - STAMPA. - 24:(1998), pp. 283-290.

Studio multicentrico sulla nuova normalità della spalla instabile operata. Valutazione clinica ed isocinetica

POSTACCHINI, Franco;GUMINA, STEFANO;CINOTTI, Gianluca;FERRETTI, Andrea;DE CARLI, ANGELO;
1998

Abstract

E opinione comune che la perdita di alcuni gradi di extrarotazione, dopo un intervento chirurgico di stabilizzazione in spalle con instabilità anteriore, sia il sacrificio indispensabile per ottenere una soddisfacente stabilità articolare (DePalma, 1950; Watson-Jones, 1955), E altresi diffusa l’idea che la riduzione post-chirurgica di alcuni gradi di extrarotazione sia generalmente ben tollerata o addirittura sconosciuta a coloro che non svolgono attività lavorative o sportive che richiedano un elevato impegno degli arti superiori (Hovelius et al., 1979). Studi retrospettivi (Hawkins e Angelo, 1990; Lusardi et al., 1993) hanno tuttavia dimostrato che una capsulorrafia serrata, responsabile, da una parte, di una soddisfacente stabilizzazione, ma dall'altra, di una riduzione dell’extrarotazione, causa alterazioni degenerative articolari a distanza. Ciononostante, ancora oggi vi sono pareri contrastanti sui gradi della riduzione dell'extrarotazione conseguente ad interventi chirurgici di stabilizzazione e sulla percentuale di pazienti che hanno tale limitazione articolare post-chirurgica. Moseley (1961) e Helium et al. (1973), ad esempio, ritengono che la capsulorrafia secondo la tecnica originate di Bankart comporti mediamente una perdita di 20° dell'extrarotazione; per Gill et al. (1997), invece, la riduzione media e di 12°. In tre studi retrospettivi, Werner e Reimers (1972), Rowe et al. (1978) e Hovelius et al. (1979) hanno osservato, rispettivamente, che il 4.7%, 25% e 69% dei pazienti sottoposti a stabilizzazione secondo Bankart conservano una motilità articolare completa. Altre incongruenze emergono dalle analisi condotte su pazienti sottoposti a tecniche chirurgiche a cielo aperto concettualmente diverse da quella di Bankart. In due studi retrospettivi, su pazienti sottoposti ad intervento di stabilizzazione secondo Putti-Platt, la perdita media dell'extrarotazione e stata di 17° (Leach et al., 1982) e 30° (Quigley e Freedman, 1974). Da altri studi e emerso che la riduzione dopo la tecnica di Magnuson-Stack e compresa tra 10° (Karadimas et a)., 1980) e 30° (Ahmadain, 1987), tra 12° (Carol et al,, 1985) e 20° (Hovelius et al., 1983) dopo la procedura di Bristow-Lalarjet, e tra 5° (Werner e Reimers, 1972) e 10° (Paavolainen et al., 1984) dopo Tintervento di Hybbinette. In molti degli studi retrospettivi, non e descritto il metodo utilizzato per la misurazione dell'extrarotazione residua, e, dei pazienti esaminati, viene usualmente indicato soltanto il sesso e I'eta media. Studi epidemiologici hanno invece dimostrato che il grado di motilità della spalla dipende anche da altre caratteristiche dell'esaminato quale: I'eta, razza, occupazione, stato culturale e sociale e posizione del soggetto durante la misurazione (Ahlberg et al., 1988; Gunal et al., 1996). Recentemente e stata rilevata anche una differenza significativa del’extrarotazione attiva tra i due lati che ha reso non perfettamente sovrapponibile la misurazione del gradi residui di un lato mediante il confronto con I'arto controlaterale (Gunal et al., 1996). Nel nostro studio abbiamo valutato clinicamente la funzionalità della spalla in gruppi di pazienti che per un'instabilità anteriore di spalla sono stati .sottoposti a diverse tecniche chirurgiche di stabilizzazione e abbiamo correlato la motilità della spalla alle caratteristiche anagrafiche del paziente, al suo stato sociale e culturale. Alcuni dei pazienti di ciascun gruppo sono stati sottoposti a valutazione della forza mediante dinamometro isocinetico mettendo a confronto i valori del lato operato con quelli del controlaterale.
1998
spalla; instabilità; valutazione isocinetica spalla
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Studio multicentrico sulla nuova normalità della spalla instabile operata. Valutazione clinica ed isocinetica / Postacchini, Franco; Gumina, Stefano; Cinotti, Gianluca; Ferretti, Andrea; DE CARLI, Angelo; Castagna, A.; SCHIAVONE PANNI, A.; Gambrioli, P. L.; Cerciello, G.; Rossetti, D.; Conti, M.; Melegatti, G.. - In: GIORNALE ITALIANO DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA. - ISSN 0390-0134. - STAMPA. - 24:(1998), pp. 283-290.
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