La sempre più diffusa consapevolezza del contributo terapeutico della progettazione di spazi ed ambienti “sicuri” con i quali interagiscono persone affette da patologie in qualche modo disabilitanti come quelle mentali, supporta un approccio alla progettazione che pone come punto di partenza una approfondita rilevazione delle esigenze specifiche degli utenti e delle conseguenti prestazioni che gli ambienti devono garantire ai fini della sicurezza. Tale consapevolezza acquisisce maggiore significatività quando le utenze interessate sono affette dalla patologia dell’autismo e quindi presentano modelli di comportamento non affatto codificabili, prevedibili e, molto spesso, poco conosciuti; risultano inoltre poco indagati soprattutto gli effetti psico-fisici che le diverse forme di interazione ambientale possono provocare su di essi. E’ utile quindi delineare le maggiori criticità che tale patologia determina e che necessitano di una risposta a livello progettuale. Per realizzare edifici fruibili e sicuri anche per questa tipologia di utenti, è necessario che gli operatori della progettazione siano informati su che cos’è l’autismo, quali disturbi provoca, che origini ha, quali sintomatologie presenta, quali sono i diversi modi di interazione degli autistici con i familiari e gli estranei, a quali distorsioni sensoriali sono più soggetti e di quali condizioni di sicurezza necessitano. Questo per realizzare una piattaforma conoscitiva sulla base della quale impostare corrette strategie di intervento sia sull’ambiente di vita che sugli edifici destinati ad accogliere bambini autistici, al fine di garantire una adeguata qualità della vita. E’ necessario chiarire che non esiste un’unica forma di autismo, ma esistono diversi “autismi” che differenziano un individuo da un altro e di conseguenza, qualsiasi percorso metodologico che si candida ad indirizzare l’azione progettuale, non può non assumere come principi guida connotanti la flessibilità e l’adattabilità ed essere rispettoso delle esigenze espresse o implicite degli utenti, anche in relazione alle fasce di età.

E' possibile progettare la sicurezza per le persone con disabilità mentale? / Villani, Teresa. - In: ANTINCENDIO. - ISSN 0393-7089. - ELETTRONICO. - (2012), pp. 23-27. (Intervento presentato al convegno La progettazione della sicurezza ampliata tenutosi a Perugia nel 8 maggio 2012).

E' possibile progettare la sicurezza per le persone con disabilità mentale?

VILLANI, TERESA
2012

Abstract

La sempre più diffusa consapevolezza del contributo terapeutico della progettazione di spazi ed ambienti “sicuri” con i quali interagiscono persone affette da patologie in qualche modo disabilitanti come quelle mentali, supporta un approccio alla progettazione che pone come punto di partenza una approfondita rilevazione delle esigenze specifiche degli utenti e delle conseguenti prestazioni che gli ambienti devono garantire ai fini della sicurezza. Tale consapevolezza acquisisce maggiore significatività quando le utenze interessate sono affette dalla patologia dell’autismo e quindi presentano modelli di comportamento non affatto codificabili, prevedibili e, molto spesso, poco conosciuti; risultano inoltre poco indagati soprattutto gli effetti psico-fisici che le diverse forme di interazione ambientale possono provocare su di essi. E’ utile quindi delineare le maggiori criticità che tale patologia determina e che necessitano di una risposta a livello progettuale. Per realizzare edifici fruibili e sicuri anche per questa tipologia di utenti, è necessario che gli operatori della progettazione siano informati su che cos’è l’autismo, quali disturbi provoca, che origini ha, quali sintomatologie presenta, quali sono i diversi modi di interazione degli autistici con i familiari e gli estranei, a quali distorsioni sensoriali sono più soggetti e di quali condizioni di sicurezza necessitano. Questo per realizzare una piattaforma conoscitiva sulla base della quale impostare corrette strategie di intervento sia sull’ambiente di vita che sugli edifici destinati ad accogliere bambini autistici, al fine di garantire una adeguata qualità della vita. E’ necessario chiarire che non esiste un’unica forma di autismo, ma esistono diversi “autismi” che differenziano un individuo da un altro e di conseguenza, qualsiasi percorso metodologico che si candida ad indirizzare l’azione progettuale, non può non assumere come principi guida connotanti la flessibilità e l’adattabilità ed essere rispettoso delle esigenze espresse o implicite degli utenti, anche in relazione alle fasce di età.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/493482
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