La prevenzione dei danni alla salute derivanti dall’esposizione attiva e passiva al fumo di tabacco costituisce un obiettivo prioritario della politica sanitaria del nostro Paese e dell’UE. Nel mondo muoiono per patologie correlate al fumo 5 milioni di persone l’anno (85.000-90.000 in Italia), che diventeranno 10 milioni nel 2020, se si mantiene l’attuale tendenza. In Italia 11 milioni di adulti sono fumatori, il 21% dell’intera popolazione, nonostante l’introduzione della legge nel gennaio 2005 che ha vietato il fumo nei luoghi pubblici. Il fumo del tabacco ha un ruolo determinante nelle quattro cause più comuni di morte negli Stati Uniti: malattie coronariche, tumori, patologie cerebro-vascolari e broncopatia cronica ostruttiva (BPCO). La nicotina è inclusa nel DSM IV tra le sostanze d'abuso e la dipendenza da nicotina è considerata una "malattia cronica recidivante". Poiché molte patologie correlate con il fumo del tabacco migliorano in seguito alla cessazione, sono state messe a punto linee guida al fine di promuovere la cessazione del fumo. Le linee guida raccomandano l’uso: i) della terapia farmacologica (terapia sostitutiva nicotinica, bupropione, vareniclina) e ii) della terapia di counseling cognitivo-comportamentale individuale o di gruppo. L’associazione della terapia farmacologica con il counseling di gruppo ha consentito di ottenere maggiori percentuali di astinenza dopo un anno dalla cessazione (odds ratio: 4.3, 95% CI=2.1-8.9). Tuttavia ancora scarsa attenzione è rivolta a questo argomento nei corsi di laurea in Medicina, in Farmacia e nelle lauree inerenti le professioni sanitarie. Ne consegue che in Italia: i) i medici non consigliano ai fumatori di smettere, né prescrivono la relativa terapia farmacologica, ii) i farmacisti ed il personale sanitario non ricevono un’adeguata formazione in questo campo, che consentirebbe l’attuazione nelle farmacie di validi interventi brevi di counseling utili alla prevenzione, all’assistenza e all’informazione dei pazienti nella cessazione/riduzione del fumo. E’ stato dimostrato, infatti, che ricevere un consiglio dal personale sanitario aumenta le percentuali di sospensione del fumo. Recenti studi hanno anche analizzato il ruolo delle Facoltà di Medicina nell’impartire agli studenti le conoscenze di base sulla dipendenza da nicotina, la terapia e l’assistenza dei pazienti fumatori e hanno sottolineato come la dipendenza da nicotina ed i problemi relativi al fumo di tabacco debbano far parte del core curriculum degli studenti, tali studi potrebbero essere estesi alle Facoltà di Farmacia.

Dipendenza da fumo di tabacco: il ruolo del farmacista / Grassi, Maria Caterina. - STAMPA. - (2012), pp. 35-35. (Intervento presentato al convegno XXX Congresso Internazionale della Società Farmaceutica del Mediterraneo Latino tenutosi a Roma nel 19-22 settembre 2012).

Dipendenza da fumo di tabacco: il ruolo del farmacista

GRASSI, Maria Caterina
2012

Abstract

La prevenzione dei danni alla salute derivanti dall’esposizione attiva e passiva al fumo di tabacco costituisce un obiettivo prioritario della politica sanitaria del nostro Paese e dell’UE. Nel mondo muoiono per patologie correlate al fumo 5 milioni di persone l’anno (85.000-90.000 in Italia), che diventeranno 10 milioni nel 2020, se si mantiene l’attuale tendenza. In Italia 11 milioni di adulti sono fumatori, il 21% dell’intera popolazione, nonostante l’introduzione della legge nel gennaio 2005 che ha vietato il fumo nei luoghi pubblici. Il fumo del tabacco ha un ruolo determinante nelle quattro cause più comuni di morte negli Stati Uniti: malattie coronariche, tumori, patologie cerebro-vascolari e broncopatia cronica ostruttiva (BPCO). La nicotina è inclusa nel DSM IV tra le sostanze d'abuso e la dipendenza da nicotina è considerata una "malattia cronica recidivante". Poiché molte patologie correlate con il fumo del tabacco migliorano in seguito alla cessazione, sono state messe a punto linee guida al fine di promuovere la cessazione del fumo. Le linee guida raccomandano l’uso: i) della terapia farmacologica (terapia sostitutiva nicotinica, bupropione, vareniclina) e ii) della terapia di counseling cognitivo-comportamentale individuale o di gruppo. L’associazione della terapia farmacologica con il counseling di gruppo ha consentito di ottenere maggiori percentuali di astinenza dopo un anno dalla cessazione (odds ratio: 4.3, 95% CI=2.1-8.9). Tuttavia ancora scarsa attenzione è rivolta a questo argomento nei corsi di laurea in Medicina, in Farmacia e nelle lauree inerenti le professioni sanitarie. Ne consegue che in Italia: i) i medici non consigliano ai fumatori di smettere, né prescrivono la relativa terapia farmacologica, ii) i farmacisti ed il personale sanitario non ricevono un’adeguata formazione in questo campo, che consentirebbe l’attuazione nelle farmacie di validi interventi brevi di counseling utili alla prevenzione, all’assistenza e all’informazione dei pazienti nella cessazione/riduzione del fumo. E’ stato dimostrato, infatti, che ricevere un consiglio dal personale sanitario aumenta le percentuali di sospensione del fumo. Recenti studi hanno anche analizzato il ruolo delle Facoltà di Medicina nell’impartire agli studenti le conoscenze di base sulla dipendenza da nicotina, la terapia e l’assistenza dei pazienti fumatori e hanno sottolineato come la dipendenza da nicotina ed i problemi relativi al fumo di tabacco debbano far parte del core curriculum degli studenti, tali studi potrebbero essere estesi alle Facoltà di Farmacia.
2012
XXX Congresso Internazionale della Società Farmaceutica del Mediterraneo Latino
Tobacco; Counseling; Smoking cessation; nicotine dependence
04 Pubblicazione in atti di convegno::04c Atto di convegno in rivista
Dipendenza da fumo di tabacco: il ruolo del farmacista / Grassi, Maria Caterina. - STAMPA. - (2012), pp. 35-35. (Intervento presentato al convegno XXX Congresso Internazionale della Società Farmaceutica del Mediterraneo Latino tenutosi a Roma nel 19-22 settembre 2012).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/492479
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