Il contributo prova ad offrire una descrizione del paesaggio marchigiano che partecipa della comune percezione quale grande giardino, paesaggio “naturalmente” dolce, sereno, patetico, privo di punte, da riferirsi ad un modello ideale manifestatosi, dal XVI secolo in avanti, attraverso la sua rappresentazione, che ha agito come modello persuasivo ed etico di comportamenti sociali. Il meccanismo comunicativo di queste rappresentazioni e’ quello dei parerga, dove lo sfondo, nel suo rapporto con il primo piano, suggerisce all’osservatore l’interpretazione: il paesaggio e’ utilizzato come figura retorica della persuasione. Nelle tavole dei pittori urbinati, insieme alle promiscuita’ multiformi e multicolore dei seminativi, delle vigne e degli ulivi, nel conciliare l’infinitamente lontano con il molto vicino, appare cosi’ la “scena”, che in una particolare stanza, ovvero nella piazza ideale, esplicita una delle principali metafore della citta’ storica. Tale carattere di idealita’, culturalmente determinato dall’arte, ha sovrainteso nel tempo all’invenzione, oltre che del paesaggio rurale marchigiano, all’invenzione dei suoi luoghi urbani eccellenti. Tra le piazze “idealizzate” delle Marche un posto particolare spetta a Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno, “piazza in forma di palazzo” in cui il valore risiede principalmente nel complesso dei suoi elementi, in una qualita’ antologica che si esprime attraverso un gusto d’ornare un materiale d’eccezione, il travertino, lavorato incessantemente, ma senza colore che si stacchi, con un fondo grigio che unifica tutti gli stili. Da qui emerge l’altro carattere, la materialita’, testimone di un continuo trasferimento di conoscenze dal quotidiano del campo al quotidiano della citta’. Un’artigianalita’ efficace e sottile, una incessante fabbrilita’ contadina, che ha partecipato della costruzione di una citta’ materiale la cui prima immagine che viene percepita e’ quella di una citta’ solida e compatta. Invece Ascoli e’ una citta’ il cui valore urbano si coglie nel vuoto, piuttosto che nel pieno, un vuoto posto tra pubblico e privato che entra fin dentro le case. L’apparente compattezza della citta’ e’ continuamente interrotta dalla possibilita’ di penetrarvi e di attraversarla in tutte le direzioni, attraverso i suoi chiostri, cortili, orti, androni, ecc., ovvero altre piccole stanze, ancora espressione del carattere antologico della citta’, il cui valore e’ d’insieme e nell’insieme.

Letture di paesaggio: tra idealita’ e materialita’. Ascoli Piceno tra urbanita’ e ruralita’ / Ippoliti, Elena. - In: ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO. - ISSN 1125-0259. - STAMPA. - 22:(2010), pp. 1-18. (Intervento presentato al convegno XIV Convegno Nazionale Interdisciplinare “Il backstage del mosaico paesistico-culturale: invisibile, inaccessibile, insistente” tenutosi a Gorizia nel 24 -25 Settembre 2009).

Letture di paesaggio: tra idealita’ e materialita’. Ascoli Piceno tra urbanita’ e ruralita’

IPPOLITI, ELENA
2010

Abstract

Il contributo prova ad offrire una descrizione del paesaggio marchigiano che partecipa della comune percezione quale grande giardino, paesaggio “naturalmente” dolce, sereno, patetico, privo di punte, da riferirsi ad un modello ideale manifestatosi, dal XVI secolo in avanti, attraverso la sua rappresentazione, che ha agito come modello persuasivo ed etico di comportamenti sociali. Il meccanismo comunicativo di queste rappresentazioni e’ quello dei parerga, dove lo sfondo, nel suo rapporto con il primo piano, suggerisce all’osservatore l’interpretazione: il paesaggio e’ utilizzato come figura retorica della persuasione. Nelle tavole dei pittori urbinati, insieme alle promiscuita’ multiformi e multicolore dei seminativi, delle vigne e degli ulivi, nel conciliare l’infinitamente lontano con il molto vicino, appare cosi’ la “scena”, che in una particolare stanza, ovvero nella piazza ideale, esplicita una delle principali metafore della citta’ storica. Tale carattere di idealita’, culturalmente determinato dall’arte, ha sovrainteso nel tempo all’invenzione, oltre che del paesaggio rurale marchigiano, all’invenzione dei suoi luoghi urbani eccellenti. Tra le piazze “idealizzate” delle Marche un posto particolare spetta a Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno, “piazza in forma di palazzo” in cui il valore risiede principalmente nel complesso dei suoi elementi, in una qualita’ antologica che si esprime attraverso un gusto d’ornare un materiale d’eccezione, il travertino, lavorato incessantemente, ma senza colore che si stacchi, con un fondo grigio che unifica tutti gli stili. Da qui emerge l’altro carattere, la materialita’, testimone di un continuo trasferimento di conoscenze dal quotidiano del campo al quotidiano della citta’. Un’artigianalita’ efficace e sottile, una incessante fabbrilita’ contadina, che ha partecipato della costruzione di una citta’ materiale la cui prima immagine che viene percepita e’ quella di una citta’ solida e compatta. Invece Ascoli e’ una citta’ il cui valore urbano si coglie nel vuoto, piuttosto che nel pieno, un vuoto posto tra pubblico e privato che entra fin dentro le case. L’apparente compattezza della citta’ e’ continuamente interrotta dalla possibilita’ di penetrarvi e di attraversarla in tutte le direzioni, attraverso i suoi chiostri, cortili, orti, androni, ecc., ovvero altre piccole stanze, ancora espressione del carattere antologico della citta’, il cui valore e’ d’insieme e nell’insieme.
2010
XIV Convegno Nazionale Interdisciplinare “Il backstage del mosaico paesistico-culturale: invisibile, inaccessibile, insistente”
Paesaggio marchigiano; disegno del paesaggio; cartografia storica
04 Pubblicazione in atti di convegno::04c Atto di convegno in rivista
Letture di paesaggio: tra idealita’ e materialita’. Ascoli Piceno tra urbanita’ e ruralita’ / Ippoliti, Elena. - In: ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO. - ISSN 1125-0259. - STAMPA. - 22:(2010), pp. 1-18. (Intervento presentato al convegno XIV Convegno Nazionale Interdisciplinare “Il backstage del mosaico paesistico-culturale: invisibile, inaccessibile, insistente” tenutosi a Gorizia nel 24 -25 Settembre 2009).
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