Il tema dei modelli in relazione al martirio e soprattutto alla letteratura martiriale è stato forse uno fra i più dibattuti negli ultimi cento anni. L’A. dopo aver ripercorso rapidamente lo status quaestionis, propone di considerare il problema a partire da diverso punto di vista. L’esame del contesto storico-culturale in cui furono originariamente elaborati i concetti di martire e martirio, consente infatti di costatare, da un lato, che il II secolo fu contrassegnato da una diffusa riflessione sul tema delle cosiddette “nobili morti” (in ambito cristiano, giudaico e “pagano”), dall’altro che solo i cristiani ricorsero, e a partire da uno specifico momento, alla semantica della testimonianza. Ella ipotizza dunque, che sulla lettura di quelle morti in termini di “martirio/testimonianza” influirono alcune ragioni contingenti interne al cristianesimo (singolarmente richiamate), ma al tempo stesso che la riflessione connessa si sia materiata di tutta la lunga elaborazione che gli ambienti culturali di provenienza avevano sviluppato sul tema delle morti eroiche, della sofferenza del giusto, del sacrificio espiatorio ecc. Ciò avrebbe fornito sia i materiali di “costruzione” per la concettualizzazione del martirio, sia gli exempla utilizzati, secondo l’uso retorico del tempo, nella descrizione dei suoi protagonisti. Tuttavia si deve notare che i concetti di “martire” e “martirio”, proprio in quanto elaborazioni funzionali dettate dalle urgenze del momento, erano destinati naturalmente a mutare con il mutare delle circostanze, perché chiamati di volta in volta ad incarnare realtà nuove in continui processi di attualizzazione e revisione dei modelli.
Modelli-Martirio-Santità: un rapporto multidirezionale, / Zocca, Elena. - In: ADAMANTIUS. - ISSN 1126-6244. - 14 (2008):(2008), pp. 378-394.
Modelli-Martirio-Santità: un rapporto multidirezionale,
ZOCCA, Elena
2008
Abstract
Il tema dei modelli in relazione al martirio e soprattutto alla letteratura martiriale è stato forse uno fra i più dibattuti negli ultimi cento anni. L’A. dopo aver ripercorso rapidamente lo status quaestionis, propone di considerare il problema a partire da diverso punto di vista. L’esame del contesto storico-culturale in cui furono originariamente elaborati i concetti di martire e martirio, consente infatti di costatare, da un lato, che il II secolo fu contrassegnato da una diffusa riflessione sul tema delle cosiddette “nobili morti” (in ambito cristiano, giudaico e “pagano”), dall’altro che solo i cristiani ricorsero, e a partire da uno specifico momento, alla semantica della testimonianza. Ella ipotizza dunque, che sulla lettura di quelle morti in termini di “martirio/testimonianza” influirono alcune ragioni contingenti interne al cristianesimo (singolarmente richiamate), ma al tempo stesso che la riflessione connessa si sia materiata di tutta la lunga elaborazione che gli ambienti culturali di provenienza avevano sviluppato sul tema delle morti eroiche, della sofferenza del giusto, del sacrificio espiatorio ecc. Ciò avrebbe fornito sia i materiali di “costruzione” per la concettualizzazione del martirio, sia gli exempla utilizzati, secondo l’uso retorico del tempo, nella descrizione dei suoi protagonisti. Tuttavia si deve notare che i concetti di “martire” e “martirio”, proprio in quanto elaborazioni funzionali dettate dalle urgenze del momento, erano destinati naturalmente a mutare con il mutare delle circostanze, perché chiamati di volta in volta ad incarnare realtà nuove in continui processi di attualizzazione e revisione dei modelli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.