Il museo di Arte Islamica (MIA) a Doha nella penisola del Qatar nel Golfo Persico progettato da I.M. Pei consiste in un complesso contemporaneo anch’esso basato sull’interpretazione della cultura dei luoghi, quindi sul Regionalismo critico. Esso rappresenta una pietra angolare nel processo di trasformazione della capitale dello Stato del Qatar in un centro vitale della cultura islamica. Si tratta di un’opera che incorpora significati, geometrie e modi di sentire lo spazio architettonico appartenenti a una cultura molto diversa tanto da quella cinese, nativa per l’architetto (Canton, 1917), quanto da quella di New York dove Pei vive e lavora. La sfida di progettare un museo di arte islamica ubicato sul 25° parallelo, un’istituzione che sta diventando uno dei simboli internazionali dell’Islam del terzo millennio e che incorpora nei suoi volumi alcuni intimi caratteri di quella cultura, appare in tutta la sua complessità se pensiamo che I.M. Pei è un architetto totalmente contemporaneo appartenente alla corrente del late-modern. Il museo, anche centro informativo e luogo di ricerca, sorge su un’isola artificiale collegata alla costa della città di Doha tramite due passerelle pedonali e un ponte carrabile. L’edificio si compone di un volume principale contenente un atrio di 60 metri di altezza sul quale si affacciano cinque livelli, di una corte e di un’ala per le attività di formazione e ricerca. La forte massa geometrica del volume principale è caratterizzata da gradoni angolati che scendono progressivamente da una torre posta al centro della composizione verso il basamento quadrato. La torre nasconde quasi totalmente alla vista una cupola visibile solo da un’asola a forma di palpebra che, come in un occhio, ne lascia intravedere dall’esterno solo una minima parte. Al suo interno la cupola è rivestita in pannelli di acciaio inossidabile e presenta un oculo ubicato in sommità. Ciò crea l’effetto caleidoscopico del diaframma di una macchina fotografica, con la luce che si scompone nei riflessi delle varie sfaccettature dei pannelli che cambiano geometria passando dall’oculo circolare al tamburo ottagonale, quest’ultimo sostenuto da quattro colonne a forma di vela che terminano a terra su altrettanti giunti in acciaio inox.
Museum of Islamic Art, Doha, by I. M. Pei / Lenci, Ruggero. - In: COMPASSES. - ISSN 2409-3823. - STAMPA. - 4:(2008), pp. 36-43.
Museum of Islamic Art, Doha, by I. M. Pei
LENCI, Ruggero
2008
Abstract
Il museo di Arte Islamica (MIA) a Doha nella penisola del Qatar nel Golfo Persico progettato da I.M. Pei consiste in un complesso contemporaneo anch’esso basato sull’interpretazione della cultura dei luoghi, quindi sul Regionalismo critico. Esso rappresenta una pietra angolare nel processo di trasformazione della capitale dello Stato del Qatar in un centro vitale della cultura islamica. Si tratta di un’opera che incorpora significati, geometrie e modi di sentire lo spazio architettonico appartenenti a una cultura molto diversa tanto da quella cinese, nativa per l’architetto (Canton, 1917), quanto da quella di New York dove Pei vive e lavora. La sfida di progettare un museo di arte islamica ubicato sul 25° parallelo, un’istituzione che sta diventando uno dei simboli internazionali dell’Islam del terzo millennio e che incorpora nei suoi volumi alcuni intimi caratteri di quella cultura, appare in tutta la sua complessità se pensiamo che I.M. Pei è un architetto totalmente contemporaneo appartenente alla corrente del late-modern. Il museo, anche centro informativo e luogo di ricerca, sorge su un’isola artificiale collegata alla costa della città di Doha tramite due passerelle pedonali e un ponte carrabile. L’edificio si compone di un volume principale contenente un atrio di 60 metri di altezza sul quale si affacciano cinque livelli, di una corte e di un’ala per le attività di formazione e ricerca. La forte massa geometrica del volume principale è caratterizzata da gradoni angolati che scendono progressivamente da una torre posta al centro della composizione verso il basamento quadrato. La torre nasconde quasi totalmente alla vista una cupola visibile solo da un’asola a forma di palpebra che, come in un occhio, ne lascia intravedere dall’esterno solo una minima parte. Al suo interno la cupola è rivestita in pannelli di acciaio inossidabile e presenta un oculo ubicato in sommità. Ciò crea l’effetto caleidoscopico del diaframma di una macchina fotografica, con la luce che si scompone nei riflessi delle varie sfaccettature dei pannelli che cambiano geometria passando dall’oculo circolare al tamburo ottagonale, quest’ultimo sostenuto da quattro colonne a forma di vela che terminano a terra su altrettanti giunti in acciaio inox.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


