È noto che non tutte le rotture della cuffia dei rotatori necessitano del trattamento chirurgico. Ciò è desumibile dai risultati soddisfacenti ottenuti dopo trattamento conservativo o debridement- decompressione artroscopico e dalla constatazione che rotture residue, dopo trattamento chirurgico, possono essere asintomatiche. Emerge, quindi, che la rottura si considerata come entità isolata, può non essere responsabile di dolore e che quest'ultimo è da attribuire ad altre cause concomitanti di origine meccanica (attrito sottoacromiale, instabilita dei margini di rottura) o biologica (SLAP, tendinite del clb, corpi liberi, capsuliti). Studi fluoroscopici triplanari hanno dimostrato che è più importante la localizzazione che la dimensione della rottura. Infatti, quest'ultima può essere addirittura asintomatica se non altera la coppia di forze sul piano coronale (cuffia antero-superiore e deltoide) e trasversale (sottoscapolarc e sottospinoso/piccolo rotondo) e non mina la stabilita del fulcro gleno- omerale. Generalmente tali rotture/disinserzioni corrispondono a quelle isolate del sovraspinoso o del sovraspinoso associate ad una porzione poco estesa del sottospinoso. L'analisi di questi dati suggerisce che la riparazione chirurgica è da proscrivere per quelle rotture isolate asintomatiche comunemente definite "biomeccanicamente intatte" o "funzionali"; mentre e indicata per quelle, anche piccole, ma con margini instabili e responsabili di uno squilibrio funzionale tra cuffia anteriore e posteriore. Il debridement artroscopico e indicato in pazienti anziani con rotture ampie difficilmente riparabili e restie al trattamento conservativo (protratto per almeno 4 mesi), con mobilita in flessione di almeno 100°, con conservata forza in extrarotazione e con sottoscapolare integro. Questi ultimi due criteri sottintendono un bilanciamento funzionale tra cuffia anteriore e posteriore. La decompressione è da riservare a quelle spalle con reale attrito sottoacromiale documentabile pre- operatoriamente o intraoperatoriamente. A tal proposito l’attendibilità della diagnosi di attrito basata sulla visione diretta dal monitor o sull’impiego di strumenti in grado di misurare lo spazio acromio-omerale attraverso i comuni portali, è stata posta recentemente in discussione.
Rottura della cuffia dei rotatori: principi della riparazione / Gumina, Stefano. - STAMPA. - 1:(2003), pp. 11-13. (Intervento presentato al convegno Riabilitazione della spalla. Metodiche a confronto. tenutosi a Rome, Italy nel 19-20 Settembre, 2003).
Rottura della cuffia dei rotatori: principi della riparazione
GUMINA, STEFANO
2003
Abstract
È noto che non tutte le rotture della cuffia dei rotatori necessitano del trattamento chirurgico. Ciò è desumibile dai risultati soddisfacenti ottenuti dopo trattamento conservativo o debridement- decompressione artroscopico e dalla constatazione che rotture residue, dopo trattamento chirurgico, possono essere asintomatiche. Emerge, quindi, che la rottura si considerata come entità isolata, può non essere responsabile di dolore e che quest'ultimo è da attribuire ad altre cause concomitanti di origine meccanica (attrito sottoacromiale, instabilita dei margini di rottura) o biologica (SLAP, tendinite del clb, corpi liberi, capsuliti). Studi fluoroscopici triplanari hanno dimostrato che è più importante la localizzazione che la dimensione della rottura. Infatti, quest'ultima può essere addirittura asintomatica se non altera la coppia di forze sul piano coronale (cuffia antero-superiore e deltoide) e trasversale (sottoscapolarc e sottospinoso/piccolo rotondo) e non mina la stabilita del fulcro gleno- omerale. Generalmente tali rotture/disinserzioni corrispondono a quelle isolate del sovraspinoso o del sovraspinoso associate ad una porzione poco estesa del sottospinoso. L'analisi di questi dati suggerisce che la riparazione chirurgica è da proscrivere per quelle rotture isolate asintomatiche comunemente definite "biomeccanicamente intatte" o "funzionali"; mentre e indicata per quelle, anche piccole, ma con margini instabili e responsabili di uno squilibrio funzionale tra cuffia anteriore e posteriore. Il debridement artroscopico e indicato in pazienti anziani con rotture ampie difficilmente riparabili e restie al trattamento conservativo (protratto per almeno 4 mesi), con mobilita in flessione di almeno 100°, con conservata forza in extrarotazione e con sottoscapolare integro. Questi ultimi due criteri sottintendono un bilanciamento funzionale tra cuffia anteriore e posteriore. La decompressione è da riservare a quelle spalle con reale attrito sottoacromiale documentabile pre- operatoriamente o intraoperatoriamente. A tal proposito l’attendibilità della diagnosi di attrito basata sulla visione diretta dal monitor o sull’impiego di strumenti in grado di misurare lo spazio acromio-omerale attraverso i comuni portali, è stata posta recentemente in discussione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.