Il documento longobardo datato all'anno 748 (una "cartula testamenti" scritta da un vescovo) e il testo longobardo attribuito a un periodo anteriore al 769 ("breve de moniminas": un elenco), entrambi originali provenienti da Pisa, sono stati oggetto di ricorrenti studi nell'arco di più di un secolo, di edizioni critiche e commentari paleografici (rispettivamente come Codice diplomatico longobardo 93 /ChLA 803 e Codice diplomatico longobardo 295 / ChLA 808), nonché oggetto di divergenti datazioni e interpretazioni ad opera di storici, paleografi e diplomatisti (fra i quali, Luigi Schiaparelli, Armando Petrucci, Jan-Olof Tjäder per citarne alcuni). Con questo studio composto di due parti (I. Due vescovi per un testamento, pp. 2-38, II. Il breve de moniminas per Ghittia, pp. 38-69) l'Autrice presenta ulteriori argomentazioni storiche, paleografiche e diplomatistiche per offrire una interpretazione nuova dei due testi (e una nuova edizione critica, nel caso del il breve de moniminas), che non costituiscono soltanto testimonianze eccezionali per la storia di Pisa longobarda: perché possono a ragione essere considerate esemplari e significative per lo studio in generale della tradizione documentaria dei Longobardi, e della loro cultura scritta.
Su due famosi documenti pisani dell'VIII secolo / Ghignoli, Antonella. - In: BULLETTINO DELL'ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO. - ISSN 1127-6096. - STAMPA. - 106/2:(2004), pp. 1-69.
Su due famosi documenti pisani dell'VIII secolo
GHIGNOLI, ANTONELLA
2004
Abstract
Il documento longobardo datato all'anno 748 (una "cartula testamenti" scritta da un vescovo) e il testo longobardo attribuito a un periodo anteriore al 769 ("breve de moniminas": un elenco), entrambi originali provenienti da Pisa, sono stati oggetto di ricorrenti studi nell'arco di più di un secolo, di edizioni critiche e commentari paleografici (rispettivamente come Codice diplomatico longobardo 93 /ChLA 803 e Codice diplomatico longobardo 295 / ChLA 808), nonché oggetto di divergenti datazioni e interpretazioni ad opera di storici, paleografi e diplomatisti (fra i quali, Luigi Schiaparelli, Armando Petrucci, Jan-Olof Tjäder per citarne alcuni). Con questo studio composto di due parti (I. Due vescovi per un testamento, pp. 2-38, II. Il breve de moniminas per Ghittia, pp. 38-69) l'Autrice presenta ulteriori argomentazioni storiche, paleografiche e diplomatistiche per offrire una interpretazione nuova dei due testi (e una nuova edizione critica, nel caso del il breve de moniminas), che non costituiscono soltanto testimonianze eccezionali per la storia di Pisa longobarda: perché possono a ragione essere considerate esemplari e significative per lo studio in generale della tradizione documentaria dei Longobardi, e della loro cultura scritta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.