L'oggetto principale di questo studio è la pratica documentaria messa in atto dai notai a Pisa nel secolo XI. Viene in ogni caso esaminata in partenza la tradizione documentaria di matrice notarile conservata negli archivi della città per i secoli VIII-XI: si valutano consistenza e tipologie delle chartae sia sotto l'aspetto diplomatistico e formale, sia sotto l'aspetto storico ed esegetico, con particolare riguardo al loro valore di fonti per la storia economica e sociale (§1). Il lavoro si concentra quindi sui tipi che caratterizzano questa tradizione: le chartae venditionis per il secolo X (§ 2), e le charte promissionis - che i notai della città denominano repromissionis paginae - per il secolo XI (§ 4). Viene indagata la storia delle loro forme e stabilita la struttura dei loro testi, individuando e spiegando formule finora mai considerate dalla storiografia: per le carte di vendita, in particoalre la formula "cum portione seu exemplar" (§ 3); per le carte di promessa, "eidem omini qui unc promissio pre manibus abuerit" (§ 5). Delle chartae in questione viene discusso anche il tipo di tradizione: in particolare per le vendite del secolo X, conservate in gran parte in copia notarile coeva o dei secoli XI-XII (§ 3), si scopre e si dimostra che fare la copia (exemplar) coeva di certi documenti era pratica specifica per documentare la circolazione delle quote di partecipazione alle proprietà terriere consortili.
Il lavoro si concentra quindi su gruppi di carte di vendita e di carte di promessa scritte insieme, dallo stesso notaio, in cui stesse persone sono a turno autori e destinatari e che sono formalmente datate nello stesso giorno, in realtà però non realizzate contemporaneamente: si tratta del fenomeno più appariscente della tradizione documentaria pisana del secolo XI. A partire da esso, viene dimostrata l'esistenza di un sistema messo a punto da notai e giudici per documentare e rendere sicure in ogni loro fase - che poteva durare anni - le operazioni di credito e la circolazione di denaro chiesto e dato in prestito su garanzia fondiaria, trattenuto o restituito nel momento finale; un sistema fondato su interrelazione e mobilità di tipi diversi di chartae autonome, di cui la repromissionis pagina - che rappresenta la relativa novità sull'orizzonte documentario di Pisa - può dirsi la chiave di volta (§ 5). Due sono gli elementi notevoli della pratica indagata: un testo, denominato tenore, che i notai pisani redigevano sulla stessa pergamena della charta venditionis formalmente al di fuori della struttura della charta (di seguito alla loro completio) pur essendo intrinsecamente legato ad essa, in quanto unica condizione per la realizzazione del negozio documentato dalla stessa carta, testo che qui viene letto in modo molto diverso rispetto alla critica storiografica precedente (§ 6); un altro microtesto - questo del tutto ignorato finora dalla critica -, che dalla seconda metà del secolo XI compare scritto dal notaio dopo lo stesso tenore, e che rappresenta l''abbreviazione' di una repromissionis pagina ancora da scrivere (§§7-8).

Repromissionis pagina. Pratiche di redazione della charta a Pisa nel secolo XI / Ghignoli, Antonella. - In: SCRINEUM. - ISSN 1128-5656. - ELETTRONICO. - 4:(2007), pp. 37-107.

Repromissionis pagina. Pratiche di redazione della charta a Pisa nel secolo XI

GHIGNOLI, ANTONELLA
2007

Abstract

L'oggetto principale di questo studio è la pratica documentaria messa in atto dai notai a Pisa nel secolo XI. Viene in ogni caso esaminata in partenza la tradizione documentaria di matrice notarile conservata negli archivi della città per i secoli VIII-XI: si valutano consistenza e tipologie delle chartae sia sotto l'aspetto diplomatistico e formale, sia sotto l'aspetto storico ed esegetico, con particolare riguardo al loro valore di fonti per la storia economica e sociale (§1). Il lavoro si concentra quindi sui tipi che caratterizzano questa tradizione: le chartae venditionis per il secolo X (§ 2), e le charte promissionis - che i notai della città denominano repromissionis paginae - per il secolo XI (§ 4). Viene indagata la storia delle loro forme e stabilita la struttura dei loro testi, individuando e spiegando formule finora mai considerate dalla storiografia: per le carte di vendita, in particoalre la formula "cum portione seu exemplar" (§ 3); per le carte di promessa, "eidem omini qui unc promissio pre manibus abuerit" (§ 5). Delle chartae in questione viene discusso anche il tipo di tradizione: in particolare per le vendite del secolo X, conservate in gran parte in copia notarile coeva o dei secoli XI-XII (§ 3), si scopre e si dimostra che fare la copia (exemplar) coeva di certi documenti era pratica specifica per documentare la circolazione delle quote di partecipazione alle proprietà terriere consortili.
Il lavoro si concentra quindi su gruppi di carte di vendita e di carte di promessa scritte insieme, dallo stesso notaio, in cui stesse persone sono a turno autori e destinatari e che sono formalmente datate nello stesso giorno, in realtà però non realizzate contemporaneamente: si tratta del fenomeno più appariscente della tradizione documentaria pisana del secolo XI. A partire da esso, viene dimostrata l'esistenza di un sistema messo a punto da notai e giudici per documentare e rendere sicure in ogni loro fase - che poteva durare anni - le operazioni di credito e la circolazione di denaro chiesto e dato in prestito su garanzia fondiaria, trattenuto o restituito nel momento finale; un sistema fondato su interrelazione e mobilità di tipi diversi di chartae autonome, di cui la repromissionis pagina - che rappresenta la relativa novità sull'orizzonte documentario di Pisa - può dirsi la chiave di volta (§ 5). Due sono gli elementi notevoli della pratica indagata: un testo, denominato tenore, che i notai pisani redigevano sulla stessa pergamena della charta venditionis formalmente al di fuori della struttura della charta (di seguito alla loro completio) pur essendo intrinsecamente legato ad essa, in quanto unica condizione per la realizzazione del negozio documentato dalla stessa carta, testo che qui viene letto in modo molto diverso rispetto alla critica storiografica precedente (§ 6); un altro microtesto - questo del tutto ignorato finora dalla critica -, che dalla seconda metà del secolo XI compare scritto dal notaio dopo lo stesso tenore, e che rappresenta l''abbreviazione' di una repromissionis pagina ancora da scrivere (§§7-8).
2007
documenti medievali; Pisa
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Repromissionis pagina. Pratiche di redazione della charta a Pisa nel secolo XI / Ghignoli, Antonella. - In: SCRINEUM. - ISSN 1128-5656. - ELETTRONICO. - 4:(2007), pp. 37-107.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/487613
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