In the work that made her famous, 'The Origins of Totalitarianism', Hannah Arendt illustrated already in the 50s the theory that the total domination, the purpose of all totalitarian movements, it is more easily accessible in terms of war and mobilization continuous and that, once consolidated its power, the party is forced to deal with the social forces that begin to regroup against the state apparatus. The level of self-organization of society is therefore a threat to any totalitarian regime as well as an effective indicator of the degree of "de-totalitarizzazione" in place. In other words, a totalitarian society begins to undergo a transformation as the greater the number, the frequency, scope and intensity of the forms of social relations that constitute an alternative public sphere: a variety of public spaces are in fact the sine qua not of an independent civil society and vigorous, vital component of any culture democratica.L 'contemporary experience of the post-totalitarian society in Central and Eastern Europe seems to confirm the undisputed importance of the reconstruction of civil society and associational life for the success of democracy. Particularly in line with this awareness is the recent book by Gloria Pirzio Ammassari, Marina D'Amato and Arianna Montanari, 'Nationalism and collective identities. The paths of transition in Romania and the Republic of Moldova '(Napoli, Liguori, 2001), which analyzes the transition from communist to the capitalist system in the light of historical events and cultural specificities of the two countries, which share the same language and same traditions, which combine the collective memory of a fabulous Roman origin along with the terror of a national history marked by invasions and destructions. Presented in a highly accessible language, the theses of the authors are supported throughout the treatment by reference to statistical data, and accompanied, in the appendix, the methodological tools used in the course of the research. This further enhances a work full of food for thought, especially in the indication valuable methodology that underlies it: the inability to study the paths of transition in the countries of Central and Eastern Europe apart from the wider historical and social processes that characterize the respective contexts. Beyond the establishment of the mechanisms of the market economy and respect for the electoral process and democratic transition to a modern society is first of all - this is the message of the book - a cultural process, which is based on the reconstruction of an identity, a fabric civic spaces of social communication.

Nell’opera che la rese famosa, 'Le origini del totalitarismo', Hannah Arendt illustrava già negli anni ’50 la teoria secondo cui il dominio totale, lo scopo di tutti i movimenti totalitari, è più agevolmente raggiungibile in condizioni di guerra e di mobilitazione continua e che, una volta consolidato il proprio potere, il Partito è costretto a fare i conti con le forze sociali che iniziano a riorganizzarsi contro l’apparato statale. Il livello di auto-organizzazione della società costituisce pertanto una minaccia per qualsiasi regime totalitario così come un efficace indicatore del grado di “de-totalitarizzazione” in atto. In altri termini, una società totalitaria inizia a subire una trasformazione quanto più cresce il numero, la frequenza, la portata e l’intensità delle forme di relazione sociale che costituiscono una sfera pubblica alternativa: una molteplicità di spazi pubblici sono infatti la conditio sine qua non di una società civile indipendente e vigorosa, componente indispensabile di qualsiasi cultura democratica. L’esperienza contemporanea delle società post-totalitarie nell’Europa centro-orientale sembra confermare l’indiscussa rilevanza della ricostruzione della società civile e della vita associativa per il successo della democrazia. Particolarmente in linea con questa consapevolezza appare il recente volume di Gloria Pirzio Ammassari, Marina D’Amato e Arianna Montanari, 'Nazionalismo e identità collettive. I percorsi della transizione in Romania e nella Repubblica di Moldova' (Napoli, Liguori, 2001), che analizza la transizione dal sistema comunista a quello capitalista alla luce degli eventi storici e delle specificità culturali dei due paesi, accomunati da una stessa lingua e da medesime tradizioni, in cui si fondono la memoria collettiva di una favolosa origine romana insieme al terrore di una storia nazionale caratterizzata da invasioni e distruzioni. Esposte in un linguaggio estremamente accessibile, le tesi delle autrici sono supportate nel corso dell’intera trattazione dal riferimento a dati statistici e corredate, in appendice, dagli strumenti metodologici utilizzati nel corso delle ricerche. Ciò valorizza ulteriormente un lavoro ricco di spunti di riflessione, prezioso soprattutto nell’indicazione metodologica che ne è alla base: l’impossibilità di studiare i percorsi della transizione nei paesi dell’Europa centro-orientale prescindendo dai più ampi processi storico-sociali che ne caratterizzano i rispettivi contesti. Al di là dell’instaurazione dei meccanismi dell’economia di mercato e del rispetto dei processi elettorali o democratici, la transizione verso una società moderna è prima di tutto – questo è il messaggio del libro – un processo culturale, che si fonda sulla ricostruzione di un’identità, di un tessuto civico, di spazi della comunicazione sociale.

Nazionalismo e identità collettive. I percorsi della transizione in Romania e nella Repubblica di Moldova / Antonini, Erica. - In: SOCIOLOGIA. - ISSN 0038-0156. - STAMPA. - XXXV, 2:(2001), pp. 150-153.

Nazionalismo e identità collettive. I percorsi della transizione in Romania e nella Repubblica di Moldova

ANTONINI, Erica
2001

Abstract

In the work that made her famous, 'The Origins of Totalitarianism', Hannah Arendt illustrated already in the 50s the theory that the total domination, the purpose of all totalitarian movements, it is more easily accessible in terms of war and mobilization continuous and that, once consolidated its power, the party is forced to deal with the social forces that begin to regroup against the state apparatus. The level of self-organization of society is therefore a threat to any totalitarian regime as well as an effective indicator of the degree of "de-totalitarizzazione" in place. In other words, a totalitarian society begins to undergo a transformation as the greater the number, the frequency, scope and intensity of the forms of social relations that constitute an alternative public sphere: a variety of public spaces are in fact the sine qua not of an independent civil society and vigorous, vital component of any culture democratica.L 'contemporary experience of the post-totalitarian society in Central and Eastern Europe seems to confirm the undisputed importance of the reconstruction of civil society and associational life for the success of democracy. Particularly in line with this awareness is the recent book by Gloria Pirzio Ammassari, Marina D'Amato and Arianna Montanari, 'Nationalism and collective identities. The paths of transition in Romania and the Republic of Moldova '(Napoli, Liguori, 2001), which analyzes the transition from communist to the capitalist system in the light of historical events and cultural specificities of the two countries, which share the same language and same traditions, which combine the collective memory of a fabulous Roman origin along with the terror of a national history marked by invasions and destructions. Presented in a highly accessible language, the theses of the authors are supported throughout the treatment by reference to statistical data, and accompanied, in the appendix, the methodological tools used in the course of the research. This further enhances a work full of food for thought, especially in the indication valuable methodology that underlies it: the inability to study the paths of transition in the countries of Central and Eastern Europe apart from the wider historical and social processes that characterize the respective contexts. Beyond the establishment of the mechanisms of the market economy and respect for the electoral process and democratic transition to a modern society is first of all - this is the message of the book - a cultural process, which is based on the reconstruction of an identity, a fabric civic spaces of social communication.
2001
Nell’opera che la rese famosa, 'Le origini del totalitarismo', Hannah Arendt illustrava già negli anni ’50 la teoria secondo cui il dominio totale, lo scopo di tutti i movimenti totalitari, è più agevolmente raggiungibile in condizioni di guerra e di mobilitazione continua e che, una volta consolidato il proprio potere, il Partito è costretto a fare i conti con le forze sociali che iniziano a riorganizzarsi contro l’apparato statale. Il livello di auto-organizzazione della società costituisce pertanto una minaccia per qualsiasi regime totalitario così come un efficace indicatore del grado di “de-totalitarizzazione” in atto. In altri termini, una società totalitaria inizia a subire una trasformazione quanto più cresce il numero, la frequenza, la portata e l’intensità delle forme di relazione sociale che costituiscono una sfera pubblica alternativa: una molteplicità di spazi pubblici sono infatti la conditio sine qua non di una società civile indipendente e vigorosa, componente indispensabile di qualsiasi cultura democratica. L’esperienza contemporanea delle società post-totalitarie nell’Europa centro-orientale sembra confermare l’indiscussa rilevanza della ricostruzione della società civile e della vita associativa per il successo della democrazia. Particolarmente in linea con questa consapevolezza appare il recente volume di Gloria Pirzio Ammassari, Marina D’Amato e Arianna Montanari, 'Nazionalismo e identità collettive. I percorsi della transizione in Romania e nella Repubblica di Moldova' (Napoli, Liguori, 2001), che analizza la transizione dal sistema comunista a quello capitalista alla luce degli eventi storici e delle specificità culturali dei due paesi, accomunati da una stessa lingua e da medesime tradizioni, in cui si fondono la memoria collettiva di una favolosa origine romana insieme al terrore di una storia nazionale caratterizzata da invasioni e distruzioni. Esposte in un linguaggio estremamente accessibile, le tesi delle autrici sono supportate nel corso dell’intera trattazione dal riferimento a dati statistici e corredate, in appendice, dagli strumenti metodologici utilizzati nel corso delle ricerche. Ciò valorizza ulteriormente un lavoro ricco di spunti di riflessione, prezioso soprattutto nell’indicazione metodologica che ne è alla base: l’impossibilità di studiare i percorsi della transizione nei paesi dell’Europa centro-orientale prescindendo dai più ampi processi storico-sociali che ne caratterizzano i rispettivi contesti. Al di là dell’instaurazione dei meccanismi dell’economia di mercato e del rispetto dei processi elettorali o democratici, la transizione verso una società moderna è prima di tutto – questo è il messaggio del libro – un processo culturale, che si fonda sulla ricostruzione di un’identità, di un tessuto civico, di spazi della comunicazione sociale.
Nazionalismi; Europa orientale; Transizioni
01 Pubblicazione su rivista::01d Recensione
Nazionalismo e identità collettive. I percorsi della transizione in Romania e nella Repubblica di Moldova / Antonini, Erica. - In: SOCIOLOGIA. - ISSN 0038-0156. - STAMPA. - XXXV, 2:(2001), pp. 150-153.
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