Quando, nell’Aprile del 2002, il grattacielo Pirelli fu colpito e gravemente danneggiato da un velivolo a motore, parve affiorare un complesso problema di restauro senza elementi di confronto - e di conforto - che guidassero le scelte da praticarsi in un caso d’intervento tanto strano e ‘nuovo’. Verificata la stabilità strutturale dell’edificio, l’attenzione si spostò subito sulla riparazione dei danni subiti dai curtain wall in alluminio anodizzato e vetro che avvolgono l’edificio. Già dalle prime indagini emergeva, infatti, che né in Italia né all’estero si contavano interventi di ‘vera’ conservazione o di restauro su sistemi costruttivi analoghi. Mancavano, dunque, sia un riferimento storico-critico utile a formulare un giudizio di valore coerente col carattere modernissimo dell’edificio sia un apparato tecnico-scientifico già sperimentato su cui appoggiare l’intervento di recupero delle facciate. Si decise, quindi, di costituire una commissione tecnica che guidasse il processo sotto il profilo teoretico e metodologico per giungere alla corretta definizione di un’ipotesi d’intervento fondata su dati scientifici (Fig. 1). Furono così imbastite una serie d’indagini - studi storici, ricerche d’archivio, rilievi dal vero e calcoli tecnici - che consentivano finalmente, e innanzitutto, di definire il valore di un’opera di grande pregio e assolutamente italiana, dalla concezione urbanistica alla forma architettonica, dalla definizione tecnologica a quella costruttiva, e non una versione ‘nostrana’ di International Style realizzata con sistemi edilizi mutuati da processi produttivi nord-americani. Si affrontavano poi la stima dell’entità dei danni procurati alle facciate e la valutazione dell’effettiva possibilità di riuscita delle diverse ipotesi d’intervento emerse per risolvere la questione. Come in ogni vero restauro, il processo critico e scientifico consentiva di operare un puntuale riconoscimento di valore e di individuare gli elementi di maggior pregio, quelli secondari e le parti ormai irrecuperabili; soltanto in seguito sarebbe stato possibile affrontare le questioni tecniche e applicative relative alla conservazione di materiali ed elementi costruttivi moderni, oltre che ‘inediti’ nel mondo del restauro, quali l’alluminio, il vetro e le materie plastiche. Dalle indagini emergeva, infatti, che il valore storico-tecnologico, costruttivo, estetico e prettamente ‘materiale’ si addensava nell’intelaiatura metallica realizzata con profilati di alluminio anodizzato, mentre i cristalli passavano in secondo piano pur essendo importanti nella poetica architettonica dell’autore e pur considerato il carattere ‘storico’ insito nell’uso innovativo di tali vetrocamere. Calcoli specifici dimostravano che, se s’intendeva salvare l’intelaiatura metallica nel suo complesso, era necessario migliorare le prestazioni termo-acustiche della facciata, in questo caso sostituendo le vetrate originarie con altre più efficienti. Ciò che inizialmente era apparso un caso di ‘restauro impossibile’ trovava, in tal modo, una corretta e risolutiva impostazione nell’alveo della metodologia classica del restauro ‘all’italiana’, criticamente fondato e scientificamente articolato. Nonostante la dolorosa perdita delle vetrate storiche, sostituite con altre nuove, d’aspetto del tutto simile alle originarie, l’edificio ha così potuto riguadagnare quell’aspetto di ‘architettura come cristallo’ perseguito ed ottenuto da Gio Ponti.

Il destino delle vetrate nel restauro del grattacielo Pirelli di Milano: ubi maior minor cessat / Salvo, Simona Maria Carmela. - STAMPA. - (2011), pp. 418-443. (Intervento presentato al convegno Il vetro nell’architettura del XX secolo: conservazione e restauro tenutosi a Mendrisio, Svizzera nel novembre 2010).

Il destino delle vetrate nel restauro del grattacielo Pirelli di Milano: ubi maior minor cessat

SALVO, Simona Maria Carmela
2011

Abstract

Quando, nell’Aprile del 2002, il grattacielo Pirelli fu colpito e gravemente danneggiato da un velivolo a motore, parve affiorare un complesso problema di restauro senza elementi di confronto - e di conforto - che guidassero le scelte da praticarsi in un caso d’intervento tanto strano e ‘nuovo’. Verificata la stabilità strutturale dell’edificio, l’attenzione si spostò subito sulla riparazione dei danni subiti dai curtain wall in alluminio anodizzato e vetro che avvolgono l’edificio. Già dalle prime indagini emergeva, infatti, che né in Italia né all’estero si contavano interventi di ‘vera’ conservazione o di restauro su sistemi costruttivi analoghi. Mancavano, dunque, sia un riferimento storico-critico utile a formulare un giudizio di valore coerente col carattere modernissimo dell’edificio sia un apparato tecnico-scientifico già sperimentato su cui appoggiare l’intervento di recupero delle facciate. Si decise, quindi, di costituire una commissione tecnica che guidasse il processo sotto il profilo teoretico e metodologico per giungere alla corretta definizione di un’ipotesi d’intervento fondata su dati scientifici (Fig. 1). Furono così imbastite una serie d’indagini - studi storici, ricerche d’archivio, rilievi dal vero e calcoli tecnici - che consentivano finalmente, e innanzitutto, di definire il valore di un’opera di grande pregio e assolutamente italiana, dalla concezione urbanistica alla forma architettonica, dalla definizione tecnologica a quella costruttiva, e non una versione ‘nostrana’ di International Style realizzata con sistemi edilizi mutuati da processi produttivi nord-americani. Si affrontavano poi la stima dell’entità dei danni procurati alle facciate e la valutazione dell’effettiva possibilità di riuscita delle diverse ipotesi d’intervento emerse per risolvere la questione. Come in ogni vero restauro, il processo critico e scientifico consentiva di operare un puntuale riconoscimento di valore e di individuare gli elementi di maggior pregio, quelli secondari e le parti ormai irrecuperabili; soltanto in seguito sarebbe stato possibile affrontare le questioni tecniche e applicative relative alla conservazione di materiali ed elementi costruttivi moderni, oltre che ‘inediti’ nel mondo del restauro, quali l’alluminio, il vetro e le materie plastiche. Dalle indagini emergeva, infatti, che il valore storico-tecnologico, costruttivo, estetico e prettamente ‘materiale’ si addensava nell’intelaiatura metallica realizzata con profilati di alluminio anodizzato, mentre i cristalli passavano in secondo piano pur essendo importanti nella poetica architettonica dell’autore e pur considerato il carattere ‘storico’ insito nell’uso innovativo di tali vetrocamere. Calcoli specifici dimostravano che, se s’intendeva salvare l’intelaiatura metallica nel suo complesso, era necessario migliorare le prestazioni termo-acustiche della facciata, in questo caso sostituendo le vetrate originarie con altre più efficienti. Ciò che inizialmente era apparso un caso di ‘restauro impossibile’ trovava, in tal modo, una corretta e risolutiva impostazione nell’alveo della metodologia classica del restauro ‘all’italiana’, criticamente fondato e scientificamente articolato. Nonostante la dolorosa perdita delle vetrate storiche, sostituite con altre nuove, d’aspetto del tutto simile alle originarie, l’edificio ha così potuto riguadagnare quell’aspetto di ‘architettura come cristallo’ perseguito ed ottenuto da Gio Ponti.
2011
Il vetro nell’architettura del XX secolo: conservazione e restauro
curtain wall; Alluminio; conservazione; Materiali e caratteri costruttivi architettura del '900; restauro del contemporaneo
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Il destino delle vetrate nel restauro del grattacielo Pirelli di Milano: ubi maior minor cessat / Salvo, Simona Maria Carmela. - STAMPA. - (2011), pp. 418-443. (Intervento presentato al convegno Il vetro nell’architettura del XX secolo: conservazione e restauro tenutosi a Mendrisio, Svizzera nel novembre 2010).
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/486890
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact