La profilassi antibiotica, le cure preoperatorie rivolte alle patologie dismetaboliche, urinarie o cutanee da cui può essere affetto il paziente con coxartrosi, l'impiego di flussi laminari o di UV nelle sale operatorie adibite alia chirurgia protesica, hanno ridotto sensibilmente L'incidenza delle infezioni periprotesiche. Ciò nonostante, esse rappresentano ancora una delle complicazioni più temibili della chirurgia protesica ortopedica e tra le cause più frequenti di reintervento (Garvin e Hanssen, 1995). E noto che i ceppi batterici comunemente isolati da impianti infetti aderisco- no sulla superficie protesica vincendo la repulsione elettrica data dalla negati- vita della membrana batterica e del substrato protesico, per l'azione di forze di Van der Waals, di interazioni idrofobiche e per la presenza di recettori batterici per alcune glicoproteine costituenti lo stesso substrato (Gristina, 1987). E noto, inoltre, che i batteri aderiti crescono all'interno di un biofilm, costituito da frammenti di cellule procariotiche e da una matrice formata da polisaccaridi escreti dai batteri stessi, la quale trattiene sostanze nutritive, previene l'allontanamento cellulare dalla protesi ed impedisce al sistema immunitario ed agli antibiotici di espletare l'azione battericida (Buchholz et al., 1981; Christensen et al., 1982; Eftekhar, 1979; Govan e Fyfe, 1978; Gristina e Costerton, 1984 {a, b), 1985; Gristina et al., 1980 e 1981; Stinchfield et al., 1980). Tuttavia, non e chiaro: 1) se un ceppo batterico possa avere una differente proprietà adesiva verso superfici protesiche costituite dal medesimo (metallo. lega metallica o materiale osteoconduttivo), ma con morfologia di versa (superficie liscia o porosa); 2) se esiste un dissimile tropismo batterio-miateriale protesico e quindi se la capacita adesiva sullo stesso materiale sia diversa tra i vari ceppi batterici; 3) se materiali protesici diversi favoriscono in misura differente la produzione di biofilm o l'attecchimento del substrato superficiale glicoproteico contenente i siti specifici per i recettori batterici. Per rispondere a tali quesiti abbiamo studiato, in vitro, il comportamento di tre ceppi batterici frequente isolamento da protesi infette (Staphylococcus aureus. Staphylococcus epidermidis e Pseudomonas aeruginosa) messi a contatto con alcuni materiali impiegati per la costruzione di protesi, quali acciaio inossidabile. titanio con superficie liscia, lega di titanio con superficie in titanio porosa (plasma spray), titanio rivestito da idrossiapatite sintetica e titanio rivestito da biovetro (plasma spray).
Risposta all’infezione delle superfici e rivestimenti delle protesi d’anca / Postacchini, Franco; Gumina, Stefano; R., Nicosia; R., Pustorino; P., Simeone; L., Biondo; Cinotti, Gianluca. - In: GIORNALE ITALIANO DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA. - ISSN 0390-0134. - STAMPA. - XXII suppl:(1996), pp. 1095-1102.
Risposta all’infezione delle superfici e rivestimenti delle protesi d’anca.
POSTACCHINI, Franco;GUMINA, STEFANO;CINOTTI, Gianluca
1996
Abstract
La profilassi antibiotica, le cure preoperatorie rivolte alle patologie dismetaboliche, urinarie o cutanee da cui può essere affetto il paziente con coxartrosi, l'impiego di flussi laminari o di UV nelle sale operatorie adibite alia chirurgia protesica, hanno ridotto sensibilmente L'incidenza delle infezioni periprotesiche. Ciò nonostante, esse rappresentano ancora una delle complicazioni più temibili della chirurgia protesica ortopedica e tra le cause più frequenti di reintervento (Garvin e Hanssen, 1995). E noto che i ceppi batterici comunemente isolati da impianti infetti aderisco- no sulla superficie protesica vincendo la repulsione elettrica data dalla negati- vita della membrana batterica e del substrato protesico, per l'azione di forze di Van der Waals, di interazioni idrofobiche e per la presenza di recettori batterici per alcune glicoproteine costituenti lo stesso substrato (Gristina, 1987). E noto, inoltre, che i batteri aderiti crescono all'interno di un biofilm, costituito da frammenti di cellule procariotiche e da una matrice formata da polisaccaridi escreti dai batteri stessi, la quale trattiene sostanze nutritive, previene l'allontanamento cellulare dalla protesi ed impedisce al sistema immunitario ed agli antibiotici di espletare l'azione battericida (Buchholz et al., 1981; Christensen et al., 1982; Eftekhar, 1979; Govan e Fyfe, 1978; Gristina e Costerton, 1984 {a, b), 1985; Gristina et al., 1980 e 1981; Stinchfield et al., 1980). Tuttavia, non e chiaro: 1) se un ceppo batterico possa avere una differente proprietà adesiva verso superfici protesiche costituite dal medesimo (metallo. lega metallica o materiale osteoconduttivo), ma con morfologia di versa (superficie liscia o porosa); 2) se esiste un dissimile tropismo batterio-miateriale protesico e quindi se la capacita adesiva sullo stesso materiale sia diversa tra i vari ceppi batterici; 3) se materiali protesici diversi favoriscono in misura differente la produzione di biofilm o l'attecchimento del substrato superficiale glicoproteico contenente i siti specifici per i recettori batterici. Per rispondere a tali quesiti abbiamo studiato, in vitro, il comportamento di tre ceppi batterici frequente isolamento da protesi infette (Staphylococcus aureus. Staphylococcus epidermidis e Pseudomonas aeruginosa) messi a contatto con alcuni materiali impiegati per la costruzione di protesi, quali acciaio inossidabile. titanio con superficie liscia, lega di titanio con superficie in titanio porosa (plasma spray), titanio rivestito da idrossiapatite sintetica e titanio rivestito da biovetro (plasma spray).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.