Le conoscenze riguardo il processo della riparazione delle fratture nell’ uomo sono molto progredite negli ultimi anni, soprattutto grazie al miglioramento delle tecniche di indagine. Sebbene infatti la morfologia delle varie fasi della ricostruzione ossea post-fratturativa sia da tempo ben conosciuta (Aho, 1966; Bier, 1918; Brighton, 1991; Einhorn, 1998; Gumbel, 1906; Ham, 1972; Henricson, 1987; McLean, 1955 e 1968; McKibbin, 1978; Postacchini, 1991 e 1995; Probst, 1997; Tang, 1982; Urist, 1943 e 1951), i meccanismi che ne guidano l'evoluzione sono lungi dall'essere del tutto compresi. Infalti, mentre dal punto di vista teleologico alle varie fasi e attribuibile un chiaro significato, i segnali che ne determinano l'avvicendarsi globale e focale, sono talmente complessi che necessitano ulteriori studi. Per altro l’aumento della durata della vita media accompagnato alia maggiore sopravvivenza dei soggetti con malattia neoplastica, che hanno aumentato il tasso di fratture patologiche da una parte, e le tecniche di allungamento per distrazione, sempre più in uso, sia per patologie congenite che acquisite, hanno reso sempre più necessario capire i fini meccanismi della regolazione della produzione del callo di riparazione, al fine di poter incidere su di esso e poterne modulare l'efficienza a tini terapeutici più generalmente intesi. Scopo di questa relazione 6 quello di puntualizzare lo stato attuale delle conoscenze sulla biologia dei callo osseo, in base a quanto fin'ora presente in letteratura, non disgiunto dalla personale esperienza degli autori.
Biologia del callo osseo / DELLA ROCCA, Carlo; Gumina, Stefano; Postacchini, Franco. - In: GIORNALE ITALIANO DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA. - ISSN 0390-0134. - STAMPA. - 25 Suppl:(1999), pp. 11-19.
Biologia del callo osseo
DELLA ROCCA, Carlo;GUMINA, STEFANO;POSTACCHINI, Franco
1999
Abstract
Le conoscenze riguardo il processo della riparazione delle fratture nell’ uomo sono molto progredite negli ultimi anni, soprattutto grazie al miglioramento delle tecniche di indagine. Sebbene infatti la morfologia delle varie fasi della ricostruzione ossea post-fratturativa sia da tempo ben conosciuta (Aho, 1966; Bier, 1918; Brighton, 1991; Einhorn, 1998; Gumbel, 1906; Ham, 1972; Henricson, 1987; McLean, 1955 e 1968; McKibbin, 1978; Postacchini, 1991 e 1995; Probst, 1997; Tang, 1982; Urist, 1943 e 1951), i meccanismi che ne guidano l'evoluzione sono lungi dall'essere del tutto compresi. Infalti, mentre dal punto di vista teleologico alle varie fasi e attribuibile un chiaro significato, i segnali che ne determinano l'avvicendarsi globale e focale, sono talmente complessi che necessitano ulteriori studi. Per altro l’aumento della durata della vita media accompagnato alia maggiore sopravvivenza dei soggetti con malattia neoplastica, che hanno aumentato il tasso di fratture patologiche da una parte, e le tecniche di allungamento per distrazione, sempre più in uso, sia per patologie congenite che acquisite, hanno reso sempre più necessario capire i fini meccanismi della regolazione della produzione del callo di riparazione, al fine di poter incidere su di esso e poterne modulare l'efficienza a tini terapeutici più generalmente intesi. Scopo di questa relazione 6 quello di puntualizzare lo stato attuale delle conoscenze sulla biologia dei callo osseo, in base a quanto fin'ora presente in letteratura, non disgiunto dalla personale esperienza degli autori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.