Nell’ultimo decennio, a causa dei processi e dei cambiamenti in atto nel settore delle attività produttive, con particolare riferimento ai paesi più avanzati dell’occidente (Europa e Stati Uniti), si è verificato un progressivo abbandono delle attività industriali primarie (siderurgia, chimica, attività estrattive, ecc.), che tendono a trasferirsi nei paesi in via di sviluppo. Questo processo ha reso disponibili vaste aree, non più utilizzate per ospitare gli impianti di produzione dismessi, spesso localizzati in aree di valore strategico per lo sviluppo delle città. Il recupero di tali aree costituisce oggi un problema di rilevante interesse ed importanza, per le evidenti ricadute di carattere economico e sociale, rappresentando opportunità ineludibili ai fini dello sviluppo urbano sostenibile. La sua soluzione [1] richiede lo sviluppo e l’applicazione di specifiche metodiche e tecniche operative, in un quadro di compatibilità ambientale e di reinserimento di altre funzioni/attività/utenti nelle aree abbandonate. La soluzione ottimale del problema richiede non solo di interpretare a livello architettonico lo sviluppo delle ex aree industriali, ma prima ancora necessita di valutare i problemi urbanistici correlati e quelli, non meno importanti, dell’eventuale decontaminazione dell’ambiente [2]. Scopo di questa comunicazione è quello di presentare i primi risultati di una ricerca in corso nell’ambito del dottorato in “Riqualificazione e Recupero insediativo” dell’Università di Roma Sapienza volta allo sviluppo di linee guida, necessariamente interdisciplinari, per la riqualificazione di questi ampi spazi e il recupero degli edifici di archeologia industriale che su di essi insistono. Dopo una breve disamina dello stato dell’arte viene proposta una metodologia di studio e di supporto alla progettazione, la cui efficacia viene valutata mediante la sua applicazione ad un importante caso di studio nazionale.
Considerazioni critiche sulle metodologie e gli strumenti per la riqualificazione delle aree industriali dismesse / Arbizzani, Eugenio; Materazzi, Giulia. - STAMPA. - 1:(2013), pp. 457-466. (Intervento presentato al convegno AID MONUMENTS - CONOSCERE, PROGETTARE, RICOSTRUIRE tenutosi a Perugia).
Considerazioni critiche sulle metodologie e gli strumenti per la riqualificazione delle aree industriali dismesse
ARBIZZANI, Eugenio;MATERAZZI, GIULIA
2013
Abstract
Nell’ultimo decennio, a causa dei processi e dei cambiamenti in atto nel settore delle attività produttive, con particolare riferimento ai paesi più avanzati dell’occidente (Europa e Stati Uniti), si è verificato un progressivo abbandono delle attività industriali primarie (siderurgia, chimica, attività estrattive, ecc.), che tendono a trasferirsi nei paesi in via di sviluppo. Questo processo ha reso disponibili vaste aree, non più utilizzate per ospitare gli impianti di produzione dismessi, spesso localizzati in aree di valore strategico per lo sviluppo delle città. Il recupero di tali aree costituisce oggi un problema di rilevante interesse ed importanza, per le evidenti ricadute di carattere economico e sociale, rappresentando opportunità ineludibili ai fini dello sviluppo urbano sostenibile. La sua soluzione [1] richiede lo sviluppo e l’applicazione di specifiche metodiche e tecniche operative, in un quadro di compatibilità ambientale e di reinserimento di altre funzioni/attività/utenti nelle aree abbandonate. La soluzione ottimale del problema richiede non solo di interpretare a livello architettonico lo sviluppo delle ex aree industriali, ma prima ancora necessita di valutare i problemi urbanistici correlati e quelli, non meno importanti, dell’eventuale decontaminazione dell’ambiente [2]. Scopo di questa comunicazione è quello di presentare i primi risultati di una ricerca in corso nell’ambito del dottorato in “Riqualificazione e Recupero insediativo” dell’Università di Roma Sapienza volta allo sviluppo di linee guida, necessariamente interdisciplinari, per la riqualificazione di questi ampi spazi e il recupero degli edifici di archeologia industriale che su di essi insistono. Dopo una breve disamina dello stato dell’arte viene proposta una metodologia di studio e di supporto alla progettazione, la cui efficacia viene valutata mediante la sua applicazione ad un importante caso di studio nazionale.File | Dimensione | Formato | |
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