Lo scritto propone una riformulazione del quesito che da il titolo al convegno. All’alternativa troppo rigida tra utopia o regressione sostituisce quella tra azzardo e prudenza, più adeguata ad un’epoca in cui si dibatte di fine della storia, crisi del moderno, caduta delle ideologie, progettualità limitata e via dicendo. Considerare colpevole di comportamento regressivo chi semplicemente non pretende più di incidere direttamente attraverso l’arte sulla realtà economica politica e sociale vorrebbe dire non tener conto di una conquista fondamentale di quella modernità che si vorrebbe far coincidere sic et simpliciter con l’utopia: l’autonomia della ricerca artistica. Il riferimento al pensiero di Benedetto Croce non ha nulla a che vedere con un qualche improbabile recupero del Neoidealismo, vuol solo ricordare come il filosofo napoletano attraverso il cosiddetto “circolo dei distinti” aveva già a suo tempo istituito un modello relazionale che non consentiva per definizione di attribuire all’arte gli scopi che sono invece dell’etica, della scienza o dell'economia. In una realtà in cui sempre più va affermandosi l’idea che l’arte sia il luogo di elaborazione di tutti i codici del visivo un modello strutturale ricavato per omologia da quello difeso dal Croce potrebbe essere un modo per dar conto delle trasformazioni del linguaggio artistico senza dover passare sotto il giogo dell’ambigua categoria di “progresso” tecnologico-scientifico.
Utopia come autonomia, ovvero: perché non possiamo non dirci crociani / Balmas, Paolo. - STAMPA. - (1992), pp. 121-123. (Intervento presentato al convegno Arte: utopia o regressione? tenutosi a San Marino nel 7 - 8 - 9 giugno 1991).
Utopia come autonomia, ovvero: perché non possiamo non dirci crociani
BALMAS, Paolo
1992
Abstract
Lo scritto propone una riformulazione del quesito che da il titolo al convegno. All’alternativa troppo rigida tra utopia o regressione sostituisce quella tra azzardo e prudenza, più adeguata ad un’epoca in cui si dibatte di fine della storia, crisi del moderno, caduta delle ideologie, progettualità limitata e via dicendo. Considerare colpevole di comportamento regressivo chi semplicemente non pretende più di incidere direttamente attraverso l’arte sulla realtà economica politica e sociale vorrebbe dire non tener conto di una conquista fondamentale di quella modernità che si vorrebbe far coincidere sic et simpliciter con l’utopia: l’autonomia della ricerca artistica. Il riferimento al pensiero di Benedetto Croce non ha nulla a che vedere con un qualche improbabile recupero del Neoidealismo, vuol solo ricordare come il filosofo napoletano attraverso il cosiddetto “circolo dei distinti” aveva già a suo tempo istituito un modello relazionale che non consentiva per definizione di attribuire all’arte gli scopi che sono invece dell’etica, della scienza o dell'economia. In una realtà in cui sempre più va affermandosi l’idea che l’arte sia il luogo di elaborazione di tutti i codici del visivo un modello strutturale ricavato per omologia da quello difeso dal Croce potrebbe essere un modo per dar conto delle trasformazioni del linguaggio artistico senza dover passare sotto il giogo dell’ambigua categoria di “progresso” tecnologico-scientifico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.