Il morbo di Alzheimer procede per tappe e, a poco a poco, distrugge la memoria, la ragione, il giudizio, il linguaggio e, infine, la possibilità di effettuare anche il più semplice dei compiti. In un quadro patologico in cui gli effetti della malattia possono variare notevolmente da un individuo all’altro, così come da un giorno all’altro, l'obiettivo delle abitazioni specializzate è quello di ottimizzare le attività dei residenti con Alzheimer, in modo da consentirgli una vita quanto più autonoma in un ambiente dignitoso e familiare, perché proprio il mantenerli attivi costituisce a oggi la più efficace forma di contrasto e terapia. Per cominciare a concepire l’architettura come un sistema terapeutico attivo a tutti gli effetti, in grado di aiutare il malato e sorreggerne la memoria e l’equilibrio, c’è ancora molto da capire sull’impairment cognitivo ovvero su come funziona la percezione del malato, il suo processo cognitivo e di orientamento. Il primo passo consiste nel concepire l’intero ambiente, in tutte le sue più banali componenti, alla luce dei principi del wayfinding, di un orientamento spaziale basato su criteri percettivi scientifici e applicato alle sue difficili condizioni fisiologiche, soprattutto in virtù del fenomeno del wandering, il vagabondaggio senza meta dei malati di Alzheimer, che va ripensato come una risorsa, da incentivare e rendere sicura.
Architettura terapeutica. Wayfinding e percorsi per i malati di Alzheimer / Colonnese, Fabio. - In: A & A. - ISSN 2533-0713. - STAMPA. - 24:(2011), pp. 9-14.
Architettura terapeutica. Wayfinding e percorsi per i malati di Alzheimer
COLONNESE, Fabio
2011
Abstract
Il morbo di Alzheimer procede per tappe e, a poco a poco, distrugge la memoria, la ragione, il giudizio, il linguaggio e, infine, la possibilità di effettuare anche il più semplice dei compiti. In un quadro patologico in cui gli effetti della malattia possono variare notevolmente da un individuo all’altro, così come da un giorno all’altro, l'obiettivo delle abitazioni specializzate è quello di ottimizzare le attività dei residenti con Alzheimer, in modo da consentirgli una vita quanto più autonoma in un ambiente dignitoso e familiare, perché proprio il mantenerli attivi costituisce a oggi la più efficace forma di contrasto e terapia. Per cominciare a concepire l’architettura come un sistema terapeutico attivo a tutti gli effetti, in grado di aiutare il malato e sorreggerne la memoria e l’equilibrio, c’è ancora molto da capire sull’impairment cognitivo ovvero su come funziona la percezione del malato, il suo processo cognitivo e di orientamento. Il primo passo consiste nel concepire l’intero ambiente, in tutte le sue più banali componenti, alla luce dei principi del wayfinding, di un orientamento spaziale basato su criteri percettivi scientifici e applicato alle sue difficili condizioni fisiologiche, soprattutto in virtù del fenomeno del wandering, il vagabondaggio senza meta dei malati di Alzheimer, che va ripensato come una risorsa, da incentivare e rendere sicura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.