Il problema più grande per il mondo antico era legato alla conservazione del cibo. A differenza di noi, cittadini moderni di società avanzate, gli antichi potevano contare su poche specie di produzione strettamente locali, con la sola eccezione delle spezie, rigorosamente stagionali, e per di più esposte ai capricci del tempo e agli attacchi dei parassiti. Se la disponibilità di cibo significava gettare le basi per lo sviluppo della propria comunità, conservare il cibo significava assicurarne la sopravvivenza e la ricchezza: non stupisce pertanto la grande cura con cui venivano progettati i luoghi di conservazione. Sorprende, invece, la continuità con cui dall’età romana alla modernità questi luoghi siano stati impiegati, come testimoniano il De re rustica di Columella e La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi. Attraverso una metodologia interdisciplinare il volume analizza dunque i luoghi di conservazione del cibo, una parte assai trascurata, ma fondamentale, della cultura materiale, considerandone aspetti costruttivi e funzionali espressi nei diversi periodi storici.
"Conservare il cibo da Columella ad Artusi. I luoghi della conservazione" / Annamaria, Ciarallo; Ernesto De, Carolis; Chiara, Guarnieri; Massimo, Montanari; Franco, Persiani; Leonardo, Seccia; Curuni, Spiridione Alessandro; Santopuoli, Nicola; Emilio Roberto Barbara, Vernia; Giovanni, Felice. - (2010). (Intervento presentato al convegno "Conservare il cibo da Columella ad Artusi. I luoghi della conservazione". tenutosi a Cusercoli (FC) nel dal 3/10/2009 al 6/01/2010).
"Conservare il cibo da Columella ad Artusi. I luoghi della conservazione".
CURUNI, Spiridione Alessandro;SANTOPUOLI, NICOLA;
2010
Abstract
Il problema più grande per il mondo antico era legato alla conservazione del cibo. A differenza di noi, cittadini moderni di società avanzate, gli antichi potevano contare su poche specie di produzione strettamente locali, con la sola eccezione delle spezie, rigorosamente stagionali, e per di più esposte ai capricci del tempo e agli attacchi dei parassiti. Se la disponibilità di cibo significava gettare le basi per lo sviluppo della propria comunità, conservare il cibo significava assicurarne la sopravvivenza e la ricchezza: non stupisce pertanto la grande cura con cui venivano progettati i luoghi di conservazione. Sorprende, invece, la continuità con cui dall’età romana alla modernità questi luoghi siano stati impiegati, come testimoniano il De re rustica di Columella e La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi. Attraverso una metodologia interdisciplinare il volume analizza dunque i luoghi di conservazione del cibo, una parte assai trascurata, ma fondamentale, della cultura materiale, considerandone aspetti costruttivi e funzionali espressi nei diversi periodi storici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.